Pubblicato il 01/10/2008 16:36:49
Leggendo Heine
Giocava con i fiori e le cicale la mia piccola dea tra i sassi e le colonne delle rovine del tempio.
Poi fu Fata Turchina (ma gli occhi aveva bianchi e molli come cera) smarrita tra la folla alla stazione davanti ai cancelli della fabbrica dietro al bancone del supermercato nei viali spogli di periferia.
Adesso è una strega, una megera appollaiata in cima al campanile coperta d’escrementi irrisa dagli insetti e dai colombi.
Come una vecchia poiana allunga l’ali ad afferrare i refoli di vento: miseri, fugaci refrigeri.
E non c’è clemenza di Tempo pietà di Morte per una dea immortale.
Visioni
Angeli, le bianche ali spiegate Volano radenti i tetti dei palazzi Angeli fermi ai crocicchi delle vie Sorvegliano pazienti Bisbigliano agli orecchi Sordi e distratti dei passanti Custodi dei sogni Chi li ha veduti giura Che hanno riccioli d’oro Occhi azzurri, grandi Come balconi spalancati sul cielo Alcuni portano la spada Altri la tromba Altri ancora il giglio (cercano una donna) Hanno corpi freddi e lisci Come cristalli d’acqua Caldi e spumeggianti Come colonne di vapore Chi li ha toccati in questo non concorda Riparano di notte Nei casolari semidirocati Nei dormitori pubblici Negli appartamenti illuminati Dalla fioca luce dei televisori Nei chiostri silenziosi dei conventi Nei vasti androni dei ricchi palazzi Flatulenti d’arrosti e torte alla vaniglia Angeli di Dio, vi prego Non mi lasciate! Portatemi con voi pur se dovessi morire questa notte.
Canzone per un letto vuoto
Ti corteggiava il vento Lascivamente sfiorando le ginocchia. Ti ha sedotta la notte Lasciandoti sul letto Con il ghiaccio nel cuore.
Ti lusingava il tempo Facendoti fiorire Per tradirti con gli anni.
Ti hanno plasmato le mie mani Sotto le vesti candide cercando Le tue natiche forti I tuoi seni maturi.
Io, cattivo poeta Ti ho sognata, adorata Cantata con i miei versi inutili Condannati al silenzio.
Ed ora ti ritrovo Al fondo di un cassetto Tra le mie vecchie carte: Creatura diafana di parole morte
Ipocondria I
Non sfasciare la sveglia per cercare il gallo che ti sveglia ogni mattina urlando a squarciagola Non t'angosciare se non sai cosa si muove dietro lo schermo del televisore, come galoppa l'inflazione sui banchi del mercato e come funghi crescano la recessione, la stagnazione la disoccupazione. Si dice che ci fu un grande botto: in fondo allo spazio-tempo s'è rotto un equilibrio, e tutto s'è messo a correre impazzito e i galli a cantare dentro gli orologi e le scatole di plastica a parlare. Pure i tuoi giorni hanno preso un treno rapidissimo, che non sai dove porti e che non puoi fermare.
Ipocondria II
Non c'è rimedio il fegato s'è farcito di colesterolo l'ecografia non mostra alcun miglioramento. Il tempo è solo medico di sé stesso il tuo armadio d'antiquariato un esercito di termiti perfora minandone fin le fondamenta e tu con lui ti sfarini tu pure entrato nel catalogo triste della roba vecchia eppure hai gli occhi vivi eppure giovani hai i sensi e il cuore.... Je suis l'Empire à la fin deladécadence, qui regarde passer les grands Barbares blancs ( Verlaine)
Meditazione a due voci
Ho aperto un libro sotto casa è tutto un brulicare d’automobili Parla di sogni sulla rotatoria suonano isterici clacson Sono pochi versi il vigile respira piombo e proteste E' descritta una vita una nube d'idrocarburi pesa sull'asfalto La vita come nuvola lunghe file di macchine come serpenti Pagina dopo pagina uomini affannati, venditori, compratori Nuvola che corre in cieli puliti uomini d'affari ingrigiti di ceneri Vita come passione la strada è un formicaio d'esseri operosi Una vita immobile di uomini che hanno inventato lo stress Una vita ad ascoltare che hanno inventato i supermercati I passi leggeri del tempo.
Ipocondria III
Non c'è dolore a rimirare i propri fallimenti non c'è dolcezza. E' come rannicchiarsi dentro un grembo vuoto senza calore quando la mamma è morta.
Viaggio per mare
Ti parlerò stasera delle navi Ai moli addormentate a luci spente Ti parlerò dei fari, dei gabbiani Dai grandi occhi di vetro. Ti parlerò del canto a notte fonda Rauco delle sirene, Delle boe sonnacchiose Di te che parti sul mare buio Di me che parto ma rimango Sui rocciosi pendii fioriti di ginestre Sotto il cielo d’Aprile Sotto il sole E le azzurre tempeste. Ecco, nell’ora che il cielo Ha lo stesso colore dell’abisso S’allontanano i lumi della terra Stringi la mia mano forte, viaggiamo. Ci guidi quella stella per le eterne Celesti geometrie. Stiamo uniti noi due, non c’è data Certezza alcuna al mondo In questo notturno vagabondare
Capodanno
L’anno s’è spento senza neve In un azzurro terso di ghiaccio Dove astri risplendono mai Così vicini e vivi. Ridono i botti ma pochi Sono davvero senza rancore. La prima ora ci coglie Più vecchi e tristi Quasi consumati Prigionieri di larvali ore Non ancora defunte Che annidiate resistono Nei liquidi meandri dei pensieri
Canzone per una rosa
In quale balcone fiorita Sei rosa Profumi ogni cosa che sfiori Con le tue magiche dita Sei figlia del bacco peloso Del pettirosso canoro Sei rosa L’autunno piovoso ti sfoglia I petali d’oro, ti ruba Fragranze soavi Soffiando la tuba del vento Sei spoglia Vertigini susciti e verdi Tremori di foglia, conduci Il gelido inverno per mano
Messaggio affidato ad una bottiglia
Tu sei partita, tu non ci sei Di te notizie incerte attraversano il mare Mi hai lasciato solo e affamato Come un polipo triste abbarbicato Alla nera scogliera Lambita dai marosi E non oso strisciare Fino al ristorante più vicino E’ il frigorifero Un’Antartide vuoto e desolato. Se non avrai le mie spoglie Troverai le mie lacrime raccolte Nell’ultima tazzina di caffé Avanzata in cucina. Conservale vicino all’olio santo E al pane benedetto di Natale
Canzonetta in cinque sillabe
Corre la vela Gonfia di vento Mammella tesa Nel mar turchino Bianca nutrice Sfiorando il tremulo Oro dell’onda Là dove il velo Cade dei cieli Già si dissolve Con lenta grazia Mio caro amore Ritorna a riva Voglio baciarti All’infinito
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