Scrittura al femminile?
La scrittura, poetica o no, così come altre pratiche di espressione comunicazione, sono luoghi di rappresentazione dialettica delle istanze del sé, quelle autentiche e quelle spurie, palestre del confronto e dell’ autoconoscenza, luoghi di libertà.
Perciò fu impedito alle donne di accedervi, indicando l’incapacità presunta come costitutiva.
Sono convinta che il poeta anche quando scrive sotto l’ispirazione di un tema molto sentito e vissuto, sia in qualche modo “parlato” dalla sua cultura fondamentale, dalla semantica profonda, piuttosto inconsapevole, quasi subisca certe concatenazioni verbali, sia controllato, a propria distrazione o insaputa, dai suoi bioritmi, dalle sue predilezioni sonore ancestrali nelle scelte lessicali. Forse questo vale non in assoluto, ma per me, sì.
Il mondo come è stato e così com’è ancora, costruisce il ventaglio di possibilità entro cui si fondano le psicologie individuali, imponendo alle risorse vitali individuali delle vere e proprie torsioni. E’ noto e assodato che il genere femmina ha subito la massima e millenaria pressione e che la casuale eccezione – trasgressione tollerata – ha a più riprese fatto emergere il disagio.
Insisto sul problema delle torsioni alle psicologie individuali. Sono tali da rendere irrilevante anche la reciprocità delle relazioni amorose, tali da scaldare e rinsaldare il senso del dominio di un individuo sull’altro, spingendo la complementarità reciproca alla condizione di perenne dominio/subordinazione del femminile sotto il maschile, come prosecuzione di una mitica condizione “di natura”. Quindi un’apparenza fenomenica culturalmente prodotta è presa come dato assoluto; ciò che esclude persino la possibilità di concepire dinamismi e trasformazioni , mentre imbriglia tensioni e giustifica repressioni..
L’emersione del disagio e la presa di coscienza del femminile sotto la pressione esercitata da tale sistema è iniziata, come si sa, collateralmente ad altre trasformazioni: basti guardare all’Illuminismo e ai temi giuridico/politici e sociali coinvolti e agitati nel clima rivoluzionario del tardo settecento; e ancora continua passando per il corpo femminile vivente, scosso e spesso dilacerato tra ubbidiente sacralità e profanità trasgressiva, tra ritegno e oscenità, come se il vivere la propria intimità fosse un dover corrispondere a istanze concepite in misteriosi altrove viepiù discutibili e discussi. Si fa strada, lunga strada, l’esigenza che ogni donna si pensi criticamente, non solo in relazione a vecchi e nuovi modelli di genere, per i quali le urge mettere del proprio, ma si viva e si concepisca come soggettività in progressiva autonomia, e decida sul campo, tanto in quello delle relazioni pubbliche quanto in quello delle private, i suoi ruoli e le sue opzioni, pagandone i costi e sapendo di farlo.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Bianca Mannu, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.