Guido Brunetti
Esiste il libero arbitrio?
L’espressione “libero arbitrio” indica la capacità della volontà di realizzare libere scelte. Ogni individuo pertanto ha il potere di decidere gli scopi delle sue azioni. Già Platone e Aristotele sostenevano che il fondamento della responsabilità umana è la libera volontà. Hobbes invece nega il libero arbitrio poiché ciascun fenomeno è provocato da una precedente causa. A sua volta Kant distingue il mondo fenomenico, regolato da leggi deterministiche dal mondo “noumenico”, in cui è possibile il libero arbitrio.
Popper prende posizione contro il determinismo genetico, il neodarwinismo e la biologia e afferma l’autonomia della mente nei confronti del cervello e delle sue componenti genetiche.
In realtà, da sempre, filosofi e scienziati si domandano attraverso riflessioni che riguardano la conoscenza, la realtà, la morale, le religioni, il diritto, la politica se il nostro comportamento sia libero o meno. Sono state soprattutto le neuroscienze in questi ultimi anni a far luce sul problema del libero arbitrio, mostrando con sempre più convinzione la correlazione del comportamento con l’ attività neurale.
Le nostre azioni sono in realtà create dal nostro cervello (Wagner) e da una lunga catena di condizionamenti. Ogni evento ha una causa antecedente. I nostri comportamenti sono “determinati- afferma Robert Sapolskky- dal nostro cervello, dalle sue passate relazioni con l’ambiente e con gli altri e dalla storia evolutiva. Non abbiamo pertanto “alcun controllo” sulle nostre vicende biologiche e ambientali. Ne deriva che nessuno può essere considerato “responsabile” delle proprie azioni. I concetti di colpa, responsabilità e meriti vengono annullati, “estirpati”.
Siamo determinati da condizioni biologiche, storiche e ambientali che non dipendono da noi. La convinzione di essere liberi deriva, secondo Cashmore, dal fatto che siamo coscienti delle nostre azioni e quindi riteniamo di esserne autori. La nostra mente, aggiunge, obbedisce alle leggi della fisica e della chimica. Se quindi pensate di aver preso una decisione autonoma vi sbagliate. Il libero arbitrio, per Sapolsky, è “una illusione”. Chi sostiene l’esistenza del libero arbitrio evoca “un’entità magica sospesa nel nulla”.
Il libro “Il gene egoista” di Richard Dawkins pone al centro del comportamento umano e animale il gene come responsabile dell’evoluzione dell’altruismo, della violenza, dell’educazione, dell’inganno e del conflitto sessuale. Molti autori hanno interpretato questa visione come uno scritto concepito per “cancellare” il libero arbitrio, per giustificare azioni umane abominevoli, facendo appello alla nostra biologia.
Possiamo dire che neurologi e biologi sono arrivati alla conclusione che il libero arbitrio è una “illusione”. Sta di fatto che autorevoli neuroscienziati ritengono che gli esseri umani possiedono il libero arbitrio. Secondo T.H. Hukley molti dei nostri attributi buoni e cattivi sono doni “dell’evoluzione”, ma la nostra capacità di combattere il male e favorire il bene attraverso un sistema etico è in gran parte “una creazione umana”.
La questione non è così semplice e le controversie sono molteplici. Trovare una spiegazione univoca al problema del libero arbitrio si rivela una impresa impossibile. Le teorie risultano contrastanti anche perché non si basano su una definizione unitaria, che non esiste. In particolare, la complessità della questione è legata ai seguenti motivi: i meccanismi del cervello responsabili della coscienza sono sconosciuti; la coscienza sembra essere un “epifenomeno illusorio”, poiché l’attività del cervello è preceduta da altra attività cerebrale inconscia, che costituirebbe la vera causa delle nostre azioni; il mondo infine sembra seguire “leggi deterministiche”, in modo inevitabile.
Esistono infine prove sperimentali in materia che dimostrano come in alcuni casi la consapevolezza di un’azione avvenga in ritardo rispetto all’evento stesso.
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