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Pedanterie da fine cartucce

di Adielle
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Pubblicato il 08/04/2016 12:28:00

Non è stato tempo sprecato il profuso sfumato randagio

dei miei versi balilla a spada di Damocle sul reggimento comunista

della sua intransigenza da dama di vetro soffiato.

Non lo è stato, almeno quanto la quantità di sangue versato

a rifare il pavimento della camera

sedotto dalle voci di comando, commissionate da quella parte di me

dove non esisto in coscienza come dato di fatto, che mi volevano le vene

come pennelli coloranti.

Non dico tanto il tempo di essere amato, che mi voltò le spalle 

quando persi i capelli prima che mi crescesse la barba di adesso

che mi determina come un pensatore greco a mezzo busto

agnostico e alla moda da cui sarei volentieri fuori

come un vero malato di mente quando tutti fingono la necessità

di esorcismi sociali d'indagine apparente, subito dopo

che ebbe capito che avevo il cazzo troppo corto

per toccarle l'anima dal buco del culo

mentre la lingua arrivava dappertutto

e poca voglia di lavorare per il cantiere di famiglia

ma quanto

quando torna quello di amare un'altra senza vergogna, piuttosto

a capofitto nella Rumba scheggia denti a vanagloria?

Le mie credenziali le porto tatuate sulla pelle

i polsi strappati da manette troppo strette per non portarsi via i tendini

se scassinate di forza con le zanne.

Mi pavoneggio come sanno fare i perdenti figli di puttana

della notte buia, per transumanza di aggettivi dal verde al sempreverde

ma poi basta guardare una foto ricordo per capire che sono innocuo

quando dormo e faccio il morto a galla

vero tonto nella veglia, sfigato, coatto di montagna

villeggiante da latrina.

L'invettiva mi si addice se lo scempio è solo il mio

per il resto faccio bruma dei segnali di fumo e vita

in asfissia da refusi -che palle questo con la profana storia dei vinti-.

Quasi quasi mi circoncido l'anima per dare retta alle sfumature di grigio

che stanno al bianco e nero come le collane ai guinsagli.

Ma mi confondevano i suoi occhi e le parole che sapeva far rimbalzare

sulle lenzuola come pietre piatte da lago artificiale.

Per questo non so negarla anche se mi nega la sua fortuna

prigioniero di un corpo di cartone animato

sempre più di quanto non lo sia l'erba dell'asfalto

in una provincia cementificata da quelli che fanno sul serio.

Posso prendere il largo anche con una catena al collo

tanto non so nuotare che per sbaglio.


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