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Alessandro Ghignoli
- 08/04/2011 10:21:00
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davvero un ottimo lavoro. i miei complimenti.
un abbraccio
Guglielmo Peralta
- 06/04/2011 16:33:00
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Una bella lezione di linguistica, una semanalisi, ovvero, un’interpretazione di testi di segno linguistico diverso nell’alveo delle ricerche semiotiche contemporanee che, per quanto riguarda la letteratura (la poesia) e la pittura, rispondono ai nomi di Barthes, Jakobson, Eco, Lotman, Torop, Uspenskij…Un’interpretazione, che mette a confronto il poema di Lermontov, “Il Demone”, e la sua traduzione pittorica ad opera di Vrubel’, che è una transcodifica o trasposizione da un sistema di segni linguistici discreti al linguaggio iconico continuo. L’analisi di Marzia Dati tiene conto dei cambiamenti (aggiunta, amplificazione, conservazione, modifica, riduzione, soppressione) operati da Vrubel’, per cui il poema di Lermontov risulta risemantizzato. Il Pittore non si limita, infatti, a cogliere nell’opera del Poeta il suo significato comunicativo, ma vi aggiunge e fa prevalere il significato che egli le dà, o che l’opera stessa assume nella trasmutazione. L’idea generatrice de “Il Demone” lermontoviano diviene in Vrubel’ un punto di vista sempre differente, una ‘percezione visiva’ tradotta in immagini, in cui il Demone muta sempre aspetto. Ciò perché l’opera d’arte, in nome di una propria autonomia, non può identificarsi né con la coscienza individuale del suo autore, né, a maggior ragione, con quella del suo fruitore, in questo caso, del suo illustratore. Anche se il segno si riferisce sempre a «qualcosa» di determinato, tuttavia, in quanto il segno è autonomo, questo «qualcosa» rimane non univocamente identificato e il segno è, pertanto, diversamente compreso o interpretato. Nella traduzione intersemiotica di Vrubel’, il Demone è più volte abbozzato e rappresentato in pose e aspetti diversi: sono perciò tanti i demoni che lo raffigurano (“Il Demone seduto”, “Il Demone in volo”, i due Demoni caduti), a differenza che nel poema, dove quello spirito resta unico nelle molteplici sfaccettature del linguaggio verbale che lo caratterizzano. Rispetto al linguaggio iconico, che non consente di racchiudere ed esprimere in una sola figura i diversi stati d’animo del Personaggio, i segni linguistici offrono un ampio ventaglio di espressioni. Come afferma Shapiro, “molte volte i racconti verbali possono essere costellati di elementi di descrizione fisica e psicologica che non si ritrovano nelle immagini, quindi il linguaggio verbale a volte può sembrare intraducibile non tanto per gli impliciti, ma perché dice troppo”. Tuttavia, nonostante tale difficoltà di traduzione, “Vrubel’ sceglie un tipo di strategia traduttiva che mira alla riproduzione ancora abbastanza fedele degli elementi poetici”. E questa fedeltà è data dalla scomposizione dell’opera nelle diverse illustrazioni, che però non tradiscono il testo originale, sì che la traduzione intersemiotica mantiene la sua coerenza e coesione nel testo tradotto.
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