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alfonso lentini
- 25/01/2012 16:12:00
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Grazie a Maria Musik, che è riuscita ad esprimere, attraverso un linguaggio di forte impatto, le sensazioni che ha provato leggendo questi miei tentativi di scrittura poetica non convenzionale...
Maria Musik
- 25/01/2012 11:40:00
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Non mi fermo a leggere i commenti, concedendomi il lusso di sbagliare e straparlare, di non misurarmi con la professionalità e lesperienza di nomi conosciuti e riconosciuti. Di getto, sporco questo monitor troppo piccolo, con le emozioni che schizzano ovunque, fuoriuscendo da mille diversi orifizi, ferite, sorgenti che questa lettura ha aperto (e sembra unallucinazione) non nella mente ma nel corpo. Me ne sto qui, come un bambino al planetario, col viso rivolto verso lalto, e vedo vorticare intorno le parole, che si fanno immagini, oggetti, pezzi di corpo dopo una una dissezione e si ricompongono, a volte ogni pezzo al suo posto, a volte come nel più pazzo dei quadri di Picasso. E il vortice mi prende e mi porta sulle cime di Lavaredo, nel desertico altopiano delle tentazioni, nel ghetto, nella mia stanza, nel mercato allangolo sempre più vicino oriente. Si può stramazzare a terra, per il capogiro, prima di riuscire a dire: "Che bello!".
alfonso lentini
- 24/01/2012 09:38:00
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Grazie anche a Leopoldo Attolico!
leopoldo attolico
- 22/01/2012 22:03:00
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Il lettore di questi testi di Lentini resterà in primo luogo sorpreso dalla ricchezza della sua ispirazione e dalla riconoscibilità del suo linguaggio di "utente" appassionato della vita e dellAltro . Parole , le sue , che obbediscono a un comandamento di "classicità" intesa come chiarezza di significati e quindi generosamente ( e sapientemente )sodali con il rischio e lazzardo del loro luminoso inverarsi .
alfonso lentini
- 20/01/2012 10:36:00
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Vorrei ringraziare una per una le persone che hanno commentato questo mio e-book che ho pubblicato con gli amici della Recherche anche per sperimentare questa nuova forma editoriale alternativa al cartaceo, destinata in futuro a evolversi attraverso chissà quali imprevedibili percorsi. "Il morso delle cose" è un testo "difficile", destinato per sua natura a una circolazione ristretta a quei pochi che mantengono dimestichezza e interesse verso una scrittura poetica che accetta la sfida della deriva asemantica. Per questo ho apprezzato ancor di più i commenti di LILIANA UGOLINI, DONATO DI POCE (che ringrazio anche per avermi con piacere autorizzato a riprodurre una sua foto nella copertina), LOREDANA SAVELLI, MICHELE PASSALACQUA, GIO FERRI, METH SAMBIASE, MARIELLA BETTARINI, FRANCA ALAIMO, SALVATORE FITTIPALDI, ANTONIO DE MARCHI GHERINI. Le loro riflessioni amichevoli e generose, penetrando spesso nel profondo del testo, dimostrano una lettura attenta e partecipe: il meglio che potessi aspettarmi dopo il forte impegno compositivo. Ringrazio anche coloro che mi hanno manifestato in privato o via facebook il loro apprezzamento e in particolare Giorgio Bonacini, peraltro autore della nota critica, Flavio Ermini, Tiziana Colusso, Marco Valentino, Serena Dal Borgo, Nelly Scala, Laura Bianchini, Francesco Grasso, Diego Conticello… Ringrazio infine Roberto Maggiani senza la cui sollecitazione questa iniziativa non avrebbe preso forma. Alfonso Lentini Belluno, 20 gennaio 2012
Antonio De Marchi-Gherini
- 17/01/2012 17:44:00
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Scrittura nitida, senza sbavature, Emozioni e letture mentali controllate. Il testo, meglio le varie stanze che compongono la raccolta, si possono leggere con un approccio essoterico e un altro esoterico. Linveramento dello Spirito nelle cose e le cose che attraversano lo Spirito. Questo dialogo con lUniverso,come già segnala Gio ferri, ci dicono della profondità di Lentini, ma nello stesso tempo lasciano aperte molte porte interpretative. Scansato il richio di fare poesia cimiteriale come spesso è quella pubblicata da Anterem che seguo dal 1976, anno di fondazione.
Salvatore Fittipaldi
- 14/01/2012 09:56:00
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Su una poesia come quella di Alfonso, imperniata e così tenacemente organizzata intorno all’immagine e alla prassi della propria perentorietà linguistica, può sembrare addirittura irriverente sollevare questioni di senso o di contenuto. Da parte mia solo tanti complimenti
Franca Alaimo
- 13/01/2012 18:58:00
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E un libro sorprendente, nel senso che soprende per la freschezza di uno sperimentalismo linguistico che non va nella stessa direzione di tanto sperimentalismo, che ci è venuto francamene a noia in quel suo cadere, alla fine, nel nulla da dire. Lo sperimentalismo di Alfonso Lentini è, invece, gioioso; la parola non viene torturata, ma lavata in una sorta di fonte cristallina dalla quale balza con bagliori di accostamenti nuovi per lo sguardo e di sonorità tenere, godibili, innamorate delle rotondità e del corpo delle parole, del loro essere figlie del nostro stupore e del nostro sentirci dentro un mondo straripante, sgocciolante, intenso, ondivago, che allimprovviso ci fa innamorare e ci porta tutti insieme i segni delle presenze animali, vegetali e minerali che ci mordono soavemente o meno le carni, perché noi sentiamo ogni presenza con tutte le membra del nostro corpo: "la bocca mi baciò tutto tremante", non è solo un verso dantesco di pudico e intensissimo eros,ma anche la vibrazione cui si accorda la mano del nostro poeta che conta fino a dieci, torna indietro, si ingarbuglia, moltiplica ed assomma, visto che il nostro procedere non è mai lineare, ma fa le sue giravolte e quello che ci appariva primo si sposta nella classifica dei sentimenti e dellessere importante. E, inoltre, tutto è nellUno e lUno è tutto. E poi i numeri non sono solo quelli che ordinano matematicamente, i numeri sono simbolo, magia, nome, cantilena; sbagliare la conta, quando si gioca, può essere un inganno, una perplessità, un modo di non asservirsi al tempo. Questi versi di Alfonso si possono mettere in tasca e, cammin facendo, toccarli per essere certi che cè dellaltro oltre ciò che si vede.
Mariella Bettarini
- 11/01/2012 18:42:00
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Libro davvero bellissimo, mosso, "morso" dalle cose, dalla passione, dalla poesia... Da leggere e ri-leggere con lattenzione che merita. Grazie, amico Alfonso, di questo importante tuo Dono di inizio danno! Un grande augurio e un caro saluto da Mariella
Meth Sambiase
- 09/01/2012 16:10:00
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Non mi stupisce lalta qualità della ricerca che incontro nella lettura. Lintroduzione mi ha già avvertita che il testo è stato finalista del Montano (ancora complimenti). Fra le sillogi, Laus Creaturarum è quella per temi e ritmo per me da preferire. Lantologia dellumanità ha elenchi di creature e luoghi (il mio nome, il mio nome): è una palude infuocata da sorvolare e tu ci hai dato le ali (non è mia, ho preso dalla Morante) del quotidiano e del sempre per conoscerla.
gio ferri
- 07/01/2012 17:37:00
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Caro Alfonso, leggo con affascinata sorpresa IL MORSO DELLE COSE. Una ambguità di parola aperta musicalmente ad un Universo coinvolgente quanto imprescruttabile. Il canto misterioso della poesia, che già cercavi, e sovente trovavi, nella tua poesia visiva e che qui riscopri con raffinata dismisura. Congratulazioni. Rileggerò ancora con la calma paziente acutezza che la poesia, e questa in particolare, richiede. Con affetto. Un abbraccio GIO FERRI
Michele Passalacqua
- 07/01/2012 03:46:00
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La vitalità creativa di Lentini, poliedrica e generosa, è ulteriormente testimoniata da questa raccolta di poesie. La felicità del versificare è la stessa dellartista e del narratore. Ho sempre creduto ad uno sperimentalismo non fine a se stesso, e dunque sterile e cinico, ma funzionale alla gioia affabulatoria, allavventura degli universi segnici. Uno sperimentalismo caldo, senza cortorsioni intellettualistiche e oscurità avanguardistiche. Gli accenti, i colori, le invenzioni, le parole del nostro Lentini, non danno tregua con la loro euforia e il loro nomadismo mercuriale. Poesie da leggere, da gustare, da inalare, perché il mondo, nonostante tutto, è una meravigliosa foresta di segnali, di pagine, di alfabeti, di cuori sillabanti.
Loredana Savelli
- 06/01/2012 14:48:00
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Quasi con soggezione mi accosto a questi versi di Alfonso Lentini, nei quali il “gioco” della/sulla parola è raffinatissimo. Come afferma l’Autore stesso, i versi sono musicali, essi mostrano una grande capacità sinestetica ma bene si adattano anche ad una lettura silenziosa che consente, forse anche di più, il depositarsi nel profondo e il riflettersi caleidoscopico delle svariate significazioni. Ho particolarmente apprezzato la quarta sezione e su questa vorrei soffermarmi: mi è parso un pirotecnico “divertissement” pieno di rimandi interni, con una sua logica serrata che sembra voler riportare sempre tutto al punto di partenza. Leggendolo, non potevo fare a meno di immaginare una rappresentazione teatrale, un gioco di luci e di voci, surreale: sono infatti molteplici le visioni che da questa lettura scaturiscono, quasi stordiscono. Perché, in fondo, questi versi “sono senza ragioni” (pag. 48), le ragioni le hanno com-prese e superate, sconfinando in una letizia che mi ricorda il giullare Francesco.
Donato Di Poce
- 05/01/2012 23:42:00
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TI SCRIVO Per Alfonso Lentini
Ti scrivo dalla piazza del nulla per ricordarti il respiro del vento.
Ti scrivo dai muri insanguinati e dalle ciotole di mirra.
Ti scrivo dai sassi levigati dal mare e dallerba che cresce dal catrame.
Ti scrivo da sotto la neve in attesa della tua impronta leggera.
Ti scrivo dallombra delle parole che macchiano i silenzi damore.
Ti scrivo infine dai bordi del tempo per ascoltare il tu respiro dinchiostro.
Ti scrivo per restituirti il morso delle cose che mi lasciano addosso il desiderio di scrivere.
Donato Di Poce
Milano, 5.12.2012
liliana ugolini
- 05/01/2012 05:44:00
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Nella moltiplicità cosmica del dire cè quel silenzio del nulla che viene da te percepito e che si fa storia e quotidiano, vivezza e movimento, tempo che ritorna e ghiaie, musicalità e vita, danza e baleni. Straordinariamente denso, questo testo avvince e somiglia alla tua poesia concreta in una visione davvero universale. Un altro ottimo lavoro. Tutti i miei complimenti.
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