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Biografia di Heleno Alfonso Oliveira

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In breve:

Heleno Alfonso Oliveira è nato a Santa Clara (Brasile) nel 1944. E' stato assistente presso la cattedra di Letteratura Portoghese dell'Università di Belém a Porto Alegre. Consacratosi al Movimento dei Focolari, ha vissuto in varie parti del mondo, e in particolare, per dodici anni, a Firenze. E' morto a Lisbona nel 1995. Ha scritto diverse raccolte di poesie tra cui "Clarindo, clarindo", pubblicata nel 1993 dall'Università del Parà, e "As sombras de Olinda", pubblicata nel 1997 dalla casa editrice Caminho di Lisbona con presentazione della poetessa Sophia de Mello Breyner Andresen. Dal 1983, anno del suo trasferimento a Firenze, a quella in portoghese ha affiancato un'ampia produzione poetica in italiano, lingua che conosceva bene già dagli anni Sessanta.

*

In lungo:

Heleno Oliveira nasce in Brasile nel 1941, a Santa Clara, un paese nell’entroterra di Olinda, nello stato del Pernambuco.
Il padre di Heleno, Clarindo Tenorio, uomo di fiducia dei latifondisti del posto, occupa nella memoria dei figli l’immagine di una specie di bandito che appare il fine settimana dall’alto del suo cavallo con tanto di revolver alla cintura e speroni ai piedi.
Laura, la madre nera, proveniva invece da una famiglia ricca e colta.
E’ già tracciato il disegno di una tensione drammatica che costituisce l’anima stessa di Heleno e che troverà voce in “Clarindo, Clarindo”, un poema - fiume dedicato al padre, il primo che è stato pubblicato, nel 1994 dall’università di Belem.

A 16 anni Heleno è un giovane sensibilissimo e precocemente dedito a moltissime letture. Non frequenta la scuola pubblica ma piuttosto i matineè dei cinema di Recife, adorando i grandi film Holliwoodiani, il neorealismo e la nouvelle vague. L’intelligenza pronta e le letture gli permettono di potersi preparare a casa sotto la guida della madre, che è una donna colta, dai modi dolcissimi e raffinati.
Durante la breve stagione della rinata democrazia brasiliana, assieme ad altri ragazzi figli della borghesia cattolica colta, Heleno partecipa agli incontri di un gruppo cattolico “progressista”, esperienza che segna una sorta di preparazione per l’incontro decisivo della sua vita: quello con alcune persone del “Movimento dei Focolari”, che iniziava allora a muovere i primi passi in Brasile. Siamo nel 1958.
Entrando in contatto con questa esperienza cristiana, Heleno “scopre” che la sua vita non è "solo" la conseguenza di una famiglia infelice, ma sperimenta l’amore di Dio come uno sguardo personale, unico, che dona senso pieno al suo destino: è la scoperta della misericordia, della predilezione di Dio per i più miseri come di una forza rivoluzionaria.

Proprio in quell’anno 1958 la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, compie il suo primo viaggio in Brasile, con lo scopo di conoscere quella che era la prima nazione extraeuropea dove si stava sviluppando il Movimento. Heleno conobbe allora Chiara Lubich, riportandone una impressione molto forte: quella donna che stava iniziando una originalissima esperienza ecclesiale, si accostava con grande rispetto e amore alla realtà culturale del Brasile, cercando di capirne la vocazione ecclesiale ed evangelica. Il compito di una “inculturazione” del messaggio evangelico nella cultura brasiliana sarà per Heleno il compito di tutta la vita.
Nel 1959 Heleno lascia la sua famiglia per vivere nel focolare di Recife. Sarà il primo focolarino brasiliano.
Nel 1961 Heleno si reca a Grottaferrata, Roma, per partecipare alla prima scuola di formazione del Movimento dei focolari.
Ritornato in patria, Heleno si impegna anima e corpo nella fondazione delle comunità del Movimento dei Focolari in tutto il Brasile, da Recife a Belem a Porto Alegre. A Belem diviene professore di letteratura portoghese, e avremmo potuto trovarlo dalle aule universitarie ai teatri dove portava in tournee gli spettacoli di cui scriveva i testi, con un complesso dei giovani del movimento; dovunque Heleno portava con una forza ed un impatto fortissimi l'esperienza che aveva cambiato la sua vita: La rivoluzione delle beatitudini, Dio che sceglie "i non tutelati", i poveri, gli emarginati per portare il suo Regno.
Sono gli anni di una “sintesi” originale di vita e riflessione che lo matura come cristiano e come intellettuale; approfondisce la conoscenza delle culture dei neri e degli indios, le culture "subalterne" che convivono assieme a quella europea nella “bugia della democrazia razziale” brasiliana, come ci diceva. Ben presto nella immaginazione poetica e nell’anima di Heleno, tali culture subalterne e le condizioni di vita dei “non tutelati”, di coloro che stanno “fuori dalle mura”, assumono i contorni della dimensione “femminile”, che diverrà in seguito elemento fondamentale in tutta la sua opera poetica.
A parte una parentesi di qualche mese a Loppiano, nei primi anni ’70, Heleno rimane sempre in Brasile, con compiti di responsabilità nel Movimento, molto stimato da alcuni esponenti della CNBB (Conferenza Episcopale Brasilana), come Mons.Ivo Lorscheider, Cardinale di Fortaleza.

L’arrivo di Heleno a Firenze, nel 1983, si situa in un momento di grande sofferenza, spirituale e psichica. Si riacutizza il dramma irrisolto della sua vita, la sua duplice dimensione nera e bianca.
Ma è proprio qui a Firenze che egli incontra una nuova dimensione d’anima, che trova incarnata nella città, nelle chiese, nel popolo, nella comunità ecclesiale.
Abita in uno dei “focolari” di Firenze, dove trova amicizia, comprensione e stima.
Firenze diviene per Heleno molto più di una esperienza estetica: oltreché una nuova “patria”, essa diviene per lui uno spazio immaginale e archetipico, dove riuscirà col tempo a oggettivare la sua sofferenza, cogliendone anche dal punto di vista psicologico tutte le possibilità di vita e di liberazione.
Il rapporto che questo brasiliano nordestino ha stabilito con la città toscana culla del Rinascimento, stupisce noi così come stupiva lui stesso, e ciò risalta ancor di più da un episodio particolare, da una esperienza molto profonda di incontro con la dimensione “africana” avvenuta proprio a Firenze. Nel 1985 Heleno visitò con grande emozione una mostra sull’arte nigeriana allestita al Forte Belvedere, una mostra che raccoglieva opere pressochè contemporanee al Rinascimento fiorentino. Di fronte a quei volti di re e regine africani, di una forza sacra paragonabile a quella di Michelangelo e di Donatello, Heleno si sciolse in un profondissimo pianto: un brasiliano - ci disse - vive sempre, anche inconsapevolmente, una sorta di “complesso di inferiorità” nei confronti del Vecchio Mondo, per cui giungere in Europa e trovare proprio qui la forza, la dignità dell’anima e dell’arte africana fu per lui uno choc, una catarsi che “produsse” uno dei poemi più forti e coinvolgenti, poema che la più grande poetessa portoghese, Sophia de Mello, curando una scelta dei poemi di Heleno nel libro “le Ombre di Olinda”, ha posto al “centro” del volume, proprio per la sua cruciale importanza nel mondo poetico e nell’esperienza esistenziale del nostro autore.

Gli “anni fiorentini” di Heleno sono stati anni di grandi trasformazioni personali, su svariati “piani”.
La terapia, il percorso psicanalitico lo ha portato ad oggettivare il suo destino e ad accettare in modo creativo la sua sofferenza, la depressione, come luogo del “fare anima”.
Accanto a questo il suo percorso spirituale, l’incontro con i grandi mistici, gli spagnoli, i renani, con Simone Weil, lo ha aperto ad un'altra dimensione dell’Anima, quella che lui chiamava – citando Chiara Lubich – l’Anima Chiesa: ci ha detto più volte, ma, di più, questo si vedeva in lui – la vita sacramentale, la confessione, la comunione ecclesiale erano il “luogo” in cui sentiva rinascere la propria umanità, nella sua completezza psicologica e spirituale. Firenze, come afferma in una sua poesia, è stata “cauterio” e “rinascita”.
Contemporaneamente Heleno lavorava alla sua tesi di dottorato sull’opera della poetessa portoghese Sophia de Mello Breyner Andresen, presso l’università di Lisbona, sotto la direzione della Prof.ssa --------------.
Si recava perciò spesso a Lisbona, almeno due volte l’anno, e Lisbona è stato l’altro “polo” della sua vita intellettuale e spirituale. E’ praticamente impossibile dire in poche parole quello che Lisbona rappresentava per Heleno, basti dire che ha dedicato alla capitale lusitana almeno tre delle sue raccolte di poesie, ancora inedite, Arcano Arcanjo, O cais da fim do mundo. Luogo di passaggio, “porto della fine del mondo”, altro luogo di scoperta e di ritrovamento, di rinascita, di porta aperta verso il suo Brasile. Nostalgia e riconciliazione della memoria attraverso lo sguardo, un nuovo sguardo sulla sua vita e sulle cose (“e ogni giorno vado al Terriero do Paço / a guardare).
La tesi di dottorato stava diventando un’opera davvero impegnativa, ormai pressochè completata comprende adesso capitoli di grande densità contenutistica, quali quelli sul Mito, sul Sacro, sulle forme cristiane e greche nella poesia della de Mello Andresen.
La lentezza con cui il lavoro procedeva, che Heleno stesso sentiva ed esprimeva come un grande peso, un compito arduo e doloroso, era accompagnata da una attività poetica estremamente intensa di composizione e autotraduzione sia in portoghese che in italiano, con revisioni e, accorpamenti, il che ha prodotto una quantità davvero notevole di composizioni con molte varianti.
Solo negli ultimi anni Heleno si era convinto a “tentare una pubblicazione”, aveva partecipato ad una delle scuole di scrittura organizzate dalla rivista “Semicerchio”, entrando in contatto con Andrea Sirotti, di cui diventerà amico.
Fondamentale è stata la pubblicazione del poema narrativo Clarindo Clarindo, avvenuta a Belem nel febbraio del 1994. Quella fu l’occasione di un ritorno felice in Brasile, un viaggio che in seguito ricorderà con gioia; l’incontro con i colleghi, la presentazione pubblica, il riconoscimento ufficiale per quel suo poema così cruciale, che in fondo segna la riconciliazione con l’ombra del padre, perfino la visita ai luoghi dell’infanzia, legati a ricordi spesso infelici, furono l’opportunità per un maturo e “quasi felice” ritrovamento.
Ci pare di poter dire che dopo il riconoscimento accademico e culturale della facoltà in cui si era laureato, Heleno cominciò a organizzare le sue raccolte di poesia in vista di una possibile pubblicazione. Nel 1995, all’indomani della partenza “estiva” per Lisbona indirizzerà una esplicita lettera ad Andrea Sirotti in questo senso.

Heleno muore improvvisamente a Lisbona, il 30 luglio del 1995.

Subito dopo, Sophia de mello Breyner Andresen contatta noi, suoi amici, per “conoscere meglio Heleno”, esprimendo subito la sua ammirazione per la sensibilità e l’originalità della poesia di Heleno, nochè la sua decisa volontà di pubblicare alcune poesie di Heleno assieme al suo ultimo libro, pubblicazione avvenuta nel novembre del 1996

Se possiamo azzardare una parola che sintetizzi in qualche modo il suo percorso di vita, tale parola potrebbe essere "la realtà dell'anima": non solo e non tanto nel senso di istanza individuale, intima, nascosta, invisibile, così come la modernità vorrebbe individuarla limitandola, ma nel senso di spazio archetipico che è anche rapporto col cosmo, socialità, città, ecclesia. E' in tale dimensione che possiamo capire il suo lavoro al Centro la Pira, il suo servizio alla Chiesa fiorentina, la sua testimonianza di laico consacrato nel Movimento dei Focolari, di maestro e formatore di spiritualità, di poeta e intellettuale che ha saputo unire Firenze e Lisbona.
Dobbiamo dire che Heleno sperimentava sulla sua pelle di brasiliano che “vivere secondo lo Spirito” nel nostro contesto non è situazione beatifica ma una condizione caratterizzata dalla povertà, dalla solitudine, dall’esilio, una condizione di “resistenza” al consumismo, al pensiero unico imperante e omologante, e ci dice che a partire da qui si trova la possibilità di essere se stessi , di essere uomini confermati nella propria identità e diversità e proprio per questo capaci di incontrare chiunque; credo insomma che alla fine della vita Heleno avesse raggiunto la dimensione da lui sempre perseguita, quella di essere un “uomo-mondo”, dimensione che trovava tratteggiata in queste parole di Ugo di S. Vittore che amava citare:

- “ L’uomo che trova dolce la sua patria non é che un tenero principiante, colui per il quale ogni terra é come la propria é già un uomo forte; ma solo é perfetto colui per il quale tutto il mondo non é che un paese straniero.”

Pubblicazioni:
Clarindo, Clarindo, Ed. Università Belem do Parà, 1993;
As sombras de Olinda, introduzione e cura di Sophia de mello Breyner Andresen, Ed. CAMINHO, Lisboa, 1997;
Se fosse vera la notte, a cura di Mia Lecomte, introduzioni di Giovanni Avogadri e Julio Monteiro Martins, Zone Editrice, Roma 2003;
Oropa, França e Bahia, Introduzione di Luciana Stegagno Picchio, traduzioni di Nicia Nogara e Andrea Sirotti, Edizioni della Meridiana, Firenze 2004.

Giovanni Avogadri
Associazione Culturale Heleno Oliveira