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LA VAMPATA DEL REGGIMENTO E DELLA NON PARATA [Poesia]

Testo iniziato da Simonetta Sambiase il 02/06/2012 19:58:00

Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Mauro Barbetti :: Maura Potì :: L’Arbaléte :: Loredana Savelli :: Maria Musik ::

(la chiamata è stata di Maria Musik. Le parole "controparata" aspettano chi crede che i versi possano mandare in fumo gli scritti e gli unti del destino)


ANTEFATTO

Al quinto grado e all'unico Stato
fu un'ascensione collettiva.
Si slacciò alla prima crepa contadina
mentre si alzavano le zappe e le zolle,
s'incurvavano gli istinti
la sopravvivenza si sottraeva
dai fianchi e nei deliri.

IL FATTO

Tremava la terra
e ancora trema.
Fu la Natura
o chi la vilipese?
E' il mantello
che scuote via le pulci
o è passo di parata
e rombo cingolato?

LA VOCE DEL SOLDATO

T’ho lasciato, Marì,
la chitarra appesa al chiodo…
Di giava sapevo il passo
e l’ho dimenticato.
Mi è parso rosso
il fumo che si è levato dal fosso.
Servivo la terra
- di ferro le braccia -
non ho imparato a fare la guerra.

TRE BRIGANTI O TRE SOMARI?

Queste due matte stregano il 2 giugno.
Due appassionate dell’insofferenza
agli sberleffi fatti all’innocenza.
Mi unisco in non parata e abbasso il pugno.
Due streghe e uno stregone è ancora sogno?

Scrisse qualcosa su un foglio
raccolto all’angolo di strada
e trattenendo il pianto
lo porse al suo vicino di parata.
Il segno di un risveglio
ruppe le fila dell’indifferenza:
e fu un soldato con l’elmetto
a ripudiare per primo
la sordità della coscienza
spogliandosi del simbolo
del falso orgoglio di patria.

LA FINE DELLA PARATA

E’ stata una bella giornata
il passo al sole
le stellette bene in vista
il saluto la parata
l’ammirazione delle donne
- questo credi -
e l’ombra del Colle
a dichiararti un popolo
e una repubblica.
Fondata sul lavoro (fu detto)
anche se lavoro
non ce n’è
che ripudia la guerra (fu detto)
anche se l’accetta
a debita distanza.
E’ stata una bella giornata
tace il grillo
e la coscienza
i volontari senza mostrine
a fare ciò che si deve
e tu che continui a credere
che tutto sia sempre
quello che si vede.

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