NOME
Ieri era il mio onomastico: un breve
tratto di strada che non scendeva giù
dalla gola per restare rappreso
nella sottoveste. Se l’immagine
in ogni sua declinazione della
sconfitta perseguita un’impigliata
certezza, allora nel nome ritrovo
un altro sestante dei giuramenti
pagani. E il loro volare scavando
doppio riflette alle mani il tragitto.
LEONARDO F.
Mi aspettava con fiori di oleandro
tra le palme. E io pensavo al numero
dei petali. E al veleno. Rosa e bianchi, e
matematici, e toccati da Ecate
pungevano lisci e scuri al di là dai
tergicristallo. Secondariamente
parliamo in settenari e nel ritmo del
Tempo iniziamo fughe e le sequenze
illogiche delle parole e delle
conchiglie. E del suo aspettarmi resta
la feccia enciclopedica
di conigli e cavolfiori.
FLEHMEN
Ho lasciato che le narici
lo seguissero nel buio
di barba e di ambra.
Così
la chiave del fuoco,
che aveva nella tasca,
tanto agile ad aprire
ogni serratura gelida,
riuscì a tenermi lo sguardo
chiuso
nella tirannia del suo profumo.
Di cosa non so non posso sapere
però trattengo la penombra
con l’occhio e con le anche
per prendermi ogni potenza
del dialogo. Tra le automobili
in sosta e passanti
un’incisione chiara
commuove la memoria delle lacrime.
[ Poesie seconde classificate alla IV edizione (2018) del Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie | scarica gratuitamente l'e-book del Premio: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=229 ]