Poesia d'amore in inverno
Nel tempo lo spessore delle cose
ti chiama e si dichiara
al bordo di un'assenza
dita di luce scialba
non la tua immagine squarcio d'estate
meridiana solare alta
sui muri di questa opaca
periferia
resta quel certo modo di assecondare i vuoti
la quotidianità fatta di ipotesi
queste diversità di noi, dei luoghi
che intrecciati si scambiano
le loro imperfette collocazioni:
le nostre conversazioni
i tuoi discorsi di donna di sinistra
la voluta impoesia
che t'assaliva sul filo della ragione
lo spezzarsi del tempo, la voce che si ferma.
Frana
la memoria reciproca, per tutto
e per un tempo imprecisato è la sconoscenza
che ci tiene serrati, l’irrequietudine.
Così, da qui ad altrove, il percorso
ripete tempi consueti, consunti
un torbido cristallo tra passaggi
di marea equinoziale, un ansito
di città imbrigliata e sei tu
che questo respiro d'inverno scomponi
sei ancora tu il paragone da compiere
*
Tracce
Noi non vivendo i nostri cuori non abbiamo congiunto.
Così la misura di te ancora una volta si spezza
così è di questo amore che si smarrisce al compiersi
raggiunto il vertice lo nega, a precipizio si schianta.
La vita intanto muove, col suo piegarsi e fingersi
altro da sé, come noi fingiamo
giorno per giorno:
sarà altrove la chiave del destino,
la parola non detta
la liberatrice
bugia, il celarsi, il chiudersi
sommergersi sfuggire disconoscersi
mentire negare il nome volgersi
verso il muro al muro aderire
entrarvi confondervisi esserlo
finché sornuoti l’assetato amore
attraverso l’intero arco del cielo
la traccia che di te resta alla memoria
ma memoria non serbi, di sé non veda
al voltarsi che una traccia già chiusa:
questo dividersi
dell’autunno dal mare, parole
che scivolano come un addio impreciso.
Questo che resta sono i dadi
da gettare, la superstite
chance.
*
Stazioni
Il suono della memoria reca ovunque la stessa nota
la circostante inquietudine
e tutta questa gente, questo rincorrersi nel traffico
attraversando la città come lottare al buio?
eppure, appena un altro giorno è trascorso
sospeso
nel silenzio di te
ma questa fine inverno che si attarda
l’ingrigirsi del cielo, la gemma che non rompe
ma il piegarsi del cuore sulla breve
scoscenditura del giorno, il rumore che giunge
uno dei mille che si confondono
nel va e vieni meridiano, l’ingorgo che non si scioglie
mentre altrove si fanno e sfanno miracoli
dei quali ignori il dove il quando il come
mentre fulminee dietro i vetri scorrono
le stazioni di cui non leggi il nome
Poesie vincitrici della seconda edizione (2016) del Premio Letterario Nazionale indetto da LaRecherche.it: Il Giardino di Babuk - Proust en Italie
[ www.larecherche.it/premio.asp ]