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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 22/02/2016 12:00:00
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La canzone degli Infelici Molti e dei Felici Pochi

di Elsa Morante

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Ah, Dottori Dottori! alla vostra età!

Ma perché, perché, ma

p e r c h é

signori Dottori I(nfelici) M(olti) dell’Universo

con tutto che vi addottorate e vi baccalaureate

e vi improfessorate nelle Università

e la storia e la geografia studiate viaggiate vi scafate, le macchine fabbricate

sviscerate la scienza

inventate l’atomica e il volo lunare

però questa primaria lezione dell’esperienza

ancora non la volete imparare?

 

Ve lo ripeto, o Signori I.M., non c’è verso:

con i F(elici) P(ochi) non ce la potrete mai spuntare.

Quelli conoscono il volo da prima assai dell’aviazione conoscono

la medicina che guarisce tutti i mali da prima assai

della penicillina quelli sanno la resurrezione

dai morti!

Non illudetevi di poterli eliminare.

Magari vi credete d’averli mangiati quando invece sul più bello del vostro banchetto

rieccoli che tornano a zompare

sui vostri piatti.

 

Quelli sono incredibili inconcepibili inammissibili sono tutti matti.

E non cullatevi nella speranza di poterli r i e d u c a r e

indi paternamente legittimare.

 

(…)

 

Sappiàtelo, o padri meschini I(nfelici) M(olti) d’ogni paese:

se ancora il corpo offeso dei viventi resiste

in questo vostro mondo di sangue e di denti

è perché passano sempre quelle poche voci illese

con le loro allegre notizie.

Contro le vostre milizie sevizie immondizie

imprese spese carriere polveriere bandiere

istanze finanze glorie vittorie sciarpe littorie & sedie gestatorie

contro la vostra sana ideologia la vostra brava polizia

ghepeù ghestapò fbi min-cul-pop ovra rapp & compagnia

e tutta la vostra mortuaria litania

ci vale solo quell’unica eterna scaramanzia:

 

l’allegria

dei F(elici) P(ochi)

 

Come vannio i Vostri Reali E i Presidenti E i Generali

E i Rendimenti gli Emolumenti? Siete contenti dei Vostri Affari?

In Famiglia tutto bene? La Signora si mantiene?

E la Bomba come va? La più bella chi ce l’ha?

La Mammà dei Capitali o il Papà dei Proletari?

Bravi bravi complimenti. Siete sempre Regolari.

Troppo uguali. Troppo uguali. Troppo tristi e troppo uguali

troppo uguali e troppo tristi. Troppo tristi troppo tristi

tristi TRISTI. Non vi viene mai lo sfizio d’essere meno tristi?

 

Comunque, se vi piace la tristizia, godetevela voi la vostra.

Questa terra non è mica roba vostra. E’ da secoli e da millenni

che noi cerchiamo di farvelo capire.

Mamma nostra non ci ha mica fatto per servire agli usi vostri.

Mica ci ha fatto gli occhi per guardare le tristi facce vostre.

Mica ci ha fatto gli orecchi per ascoltare le tristi chiacchiere vostre.

La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l’allegria

e la grazia, ossia

la felicità.

 

E perché poi fate tanto fracasso? Silenzio! Taisez vous! Shut up!

Via! Fatevi in là!

Basta!

Ci avete

definitivamente obiettivamente finalmente

stufato.

E voi, poveri Molti

gli infelici e stolti,

di padri infelici e stolti,

perché vi lasciate voi minorare?

Fino a quando vi metterete a servizio? Non sapete che a lungo andare

la servitù non è più necessità

nè fatalità nè virtù ma

vizio?

Che aspettate a promuovervi alla vostra maggiore età?

Non vi viene mai lo sfizio di indagare

sulla vostra reale infelice condizione?

d’impiegare una parte del vostro tempo libero

in qualche reale felice meditazione?

 

Voi dite: Preferiamo la televisione che ha quarantamiliardi d’abbonati.

Quei tuoi vantati F.P., per quanto ce li sventoli, sono quattro gatti.

La forza sta nel numero.

 

Beh – vi rispondo io, – secondo i casi. Per esempio,

chi più varrà: quattro gatti coi coglioni intatti o quarantamiliardi di castrati? Eh? chi lo sa?

Va’, va’,

tu ci strazi, vecchia, coi tuoi discorsi astratti. Qua parlano i fatti.

Avete ragione, ragazzi.

E allora eccovi i fatti: il numero, agli I.M., chi glielo dà?

Il numero siete voi: questa in sostanza, è la triste o magari non triste verità.

E non vi viene mai lo sfizio di scombinare, olà,

le cifre dell’operazione ordinaria? di sfondare alfine per sempre le porte della stanza magica

dove quei tristi padri della tristezza da centinaia e migliaia

d’anni si rinchiudono a manovrare?

 

Aria, aria,

 

a questa prigione infetta. Noi qua viaggiamo sul cellulare dell’ignoranza.

Non sappiamo né l’inizio né la conclusione. Ogni istante ci affretta verso l’ignota destinazione.

Ci conviene approfittare d’ogni occasione correre a qualsiasi speranza non trascurare nessun indizio.

Chi sa quel che vi aspetta alla prossima stazione?

Date retta a questa mia povera canzone.

Non è detta

che prima ancora del giorno del Giudizio

quei pazzi F. P. non vi mettano in minoranza.

Forse vi converrebbe cominciare qualche esercizio

per trovarvi preparati alla possibile circostanza.

Sarebbe una magnifica stravaganza

di scavalcare tutti insieme i tempi brutti

in un allegro finale: FELICI TUTTI!

Forse, il primo segreto essenziale

della felicità si potrebbe ancora ritrovare.

L’importante sarebbe di rimettersi a cercare.

 

 

[ Da Il mondo salvato dai ragazzini, 1968, Elsa Morante, Einaudi ]

 

 


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