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al testo di Robert Wasp Pirsig
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La sensazione è che nel giardino di mio padre un pezzo di terra somigli alla luna, e adesso manca (non la terra nè la luna). Tanto sporadica vi appare la vita che la motozappa è un lusso. Eppure lo spazio è fecondo ancorché pieno di polveri che si aggregano nei telescopi. “Quindi ti dico, Polite, amico mio, cerca la terra che ti portò a bordo con il bagaglio di guerra e rendila fertile per la lingua naturale dei volatili e per ogni genere di vermi, uomini compresi, ma non credere alla salvezza che lo scudo offre: quello sbarca ai porti solo le ripartenze.” Polite, demone di scoglio, accorto nello sguardo amava la donna che mi amava e io non amai più del viaggio tra millemila ignoti, così lo interrammo in quell’orto mentre annodava all’albero di maestra cime venute dall’altro mondo. Intrecci di battaglie tra colpisci e schiva, affonda e strappa, fino alla Mustang verde lasciata in dono sotto le mura e che nel motore aveva uomini affamati di marmi e bronzi. Un bagaglio di corpi straziati e colpi strazianti che quei doganieri non colsero nel mental detector. Paradosso del dono: la sorpresa non è sempre una gioia. Come la sorte.
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