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al testo di Celestino Magliacane
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Non dominarono le forze dell’impeto rio, né l’infido sguardo, su di lui vegliante, e le ostilità dell’occulto tramante, sempre in agguato, diretto a serragli la retta via, voltandolo nei sentieri irti di spine, con l’intento di strappargli il sogno, che lo portava all’eterna gloria.
La fiamma tenace in lui ardente, mai fu spenta dalle insidie del vento, ed alla vetta il suo desìo si spinse, che dopo passi di sudati stenti, sul podio del trionfo ascese; esultante fu il suo grido, nelle onde dell’eco, con le proprie mani, tendeva a toccare il cielo.
Assolto nella morale, lanciò nell’aria l’urlo dell’onore, era la risultanza di una dura lotta, che mai si piegò nella sventura, e dalle avverse gesta, mai vinto, e mai abbandonato dalla fede di perseguire, che illuminava il suo pensiero, intento a riuscire.
Ed esultante su tutti nella morale, con il suo gesto nobile ed esemplare, infuse nei cuori l’inclinazione di lottare, per poter giungere alla dovuta mole, e rinnovare nello spirito il giusto valore, che ispira solo il potere dell’amore, celato, mai svelato dal mistero della vita.
Era il grido della gloria, scolpito nella conquista della vittoria, tenne in alto, fiero, la propria bandiera, e diffuse nell’impeto una voce vera, che dal cuore nasceva, coronato più forte da quel suono, di campane, che intorno gli facevan festa. |
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