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Tanto piccolo da non essere spiegabile

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Si leva il giorno col  buio negli occhi,

come dimentichi di essere potenti,

se il silenzio delle bestie raschia il fondo,

pesi il tuo cuore, e intingi un dito.

 

Solo il bosco disfa il nero del mio sguardo,

come fosse la pelle di un tamburo,

se ci corro dentro, respirando dai talloni

per rinascere, ostinata, per patirlo

passandoci col cuore, luminoso

il caldo nella bocca si alza in piedi,

                a un soffio dal mio Dio,

cantando, si sostiene-

nel reciproco esondare l’uno nell’altro

 

 

il mistero della gioia è tutto qui-

un passaggio stretto e angusto,

un momento dello stare doloroso,

se non fosse la presenza di una luce

tra le dita, come un occhio che partecipa,

togliendomi la spina, la più lunga,

con le fattezze di mio figlio quando tace-

so che il vento trasporta le sostanze,

e si conosce appena, fino a che,

con parsimonia,

prende questo corpo senza limiti,

tornando viva nella pancia, nel respiro.

 

E' là dentro che ti sento a viso aperto,

seduta sopra gli occhi quando soffro,

dare un senso alle mie mani in movimento,

nel passaggio della morte, nuovamente,

con l’inversione dalle pietre all’animale

che si ritrae nella caverna delle luci -

e un soffio chiuso dentro il grembo si prepara

 

creando i passi  una montagna che mi spinge

con le braccia in una frase e s'allontana

poi si sperde in altri corpi a prendere vita,

tanto piccola da non essere spiegabile,

da come accoglie il verde immobile tra i cervi,

come se proprio in questo consistesse vivere:

 "la verità è cosa  stai  facendo,

c’è tepore dove hai procreato."

 

Il solco della voce scava la radice

rifiorendo l'orizzonte ed il profondo

cercando piano un battito e i capelli

nel continuo ritorno alle stagioni.

 

                                       E un soffio nella bocca ci alza in piedi,

                                       nel reciproco esondare l'uno nell'altro,

                                       cantando nel mistero ci sostiene,

                                       tanto piccolo da non essere spiegabile.

 quattrostraccisullapelle - 20/04/2015 12:46:00 [ leggi altri commenti di quattrostraccisullapelle » ]

“Solo il bosco disfa il nero del mio sguardo": E’ un ritorno di luce, una luce diversa, di un’altra intensità, a sfaldare l’opacità del nero che copre il respiro "dai talloni/per rinascere, ostinata, per patirlo/passandoci col cuore, luminoso"; allora "il caldo nella bocca si alza in piedi" formando una nebbia che vela lo scuro della terra e s’alza/ "a un soffio dal mio Dio". "Il mistero della gioia è tutto qui-/un passaggio stretto e angusto,un momento dello stare doloroso", e che potenza evocativa c’è in questa immagino, un’iconografia originale dello "stabat", che non pretende di trasformare il dolore ma lo accoglie maternamente in sé diventandogli madre coll’amarlo per ciò che è, per questo allora tutto dopo è già nella gioia pura di quella luce, luce che toglie "la spina, la più lunga,/con le fattezze di mio figlio quando tace" - quanta bellezza struggente in questo verso, narra di un altro tacere, di un altro silenzio che lacera le carni materne dell’amore, ne sconvolge le viscere - quanta sacralità nel pudore dello sguardo! -. "E’ là dentro che ti sento a viso aperto/seduta sopra gli occhi quando soffro,", il viso e gli occhi: l’incontro di due cuori che hanno attraversato una distanza, spazia, temporale o generazionale non importa, ché l’amore vuole sempre l’Uno della Relazione, il Terzo che ne è Origine e Compimento, Trama.

Proseguiamo in questo testo così denso e così poeticamente bello, ma pure così significativo, così intelligentemente scritto e ispirato da offrirsi al lettore stratificato, ciascuno può leggerlo secondo la volontà di penetrarne i vari livelli verbali, da quelli più epidermici a quelli simbolici e spirituali; a dimostrazione di ciò si potrebbe interpretare in tal senso, a mio modesto parere, la strofa:"dare un senso alle mie mani in movimento,/nel passaggio della morte, nuovamente,/con l’inversione dalle pietre all’animale/che si ritrae nella caverna delle luci -/e un soffio chiuso dentro il grembo si prepara", dove il discorso poetico pare affrontare una visone filosofico-esistenziale e addirittura teologica, tratteggiando la visone del destino dell’essere umano, in quel grembo che sembra attesa e preparazione e quel ritorno, dalla pietra tombale all’oscurità cavernosa in cui comunque le ombre sono il gioco di una luce.

Infine, e qui ritrovo nel modo che forse più le è proprio, Amina e la sua Poesia: "creando i passi una montagna che mi spinge/con le braccia in una frase e s’allontana/poi si sperde in altri corpi a prendere vita,/tanto piccola da non essere spiegabile", dove la parola e la vita, anche quando fossero ciascuno al proprio minimo sillabico, sono i remi di questa immensa navigazione solitaria che il poeta affronta spinto da un soffio interiore di vitale importanza da non potersi contenere. Così ad ogni scrittura di questa originale poeta (direi già grande)e originale non per studio tecnico, ma per quel quid (non riesco ancora a definirne origine e contenuto) che oltrepassa anche la sua stessa ispirazione poetica (acutezza mentale, erudizione, talento, visionarietà, rabdomanzia d’amore, capacità d’amore, maternità di parole...) , mi accorgo che "la verità è cosa stai facendo/,c’è tepore dove hai procreato", fino a scendere con le ali del cuore dentro "Il solco della voce" che " scava la radice/rifiorendo l’orizzonte ed il profondo"; divenendo noi finalmente filamenti di quella luce che con i suoi versi ogni volta intravediamo.

Con ammirazione devota


SempreMiaInsuperabilePoetessa

P:S. Chiedo scuso per tutti i miei possibili errori di esposizione e scrittura

 Amina Narimi - 20/04/2015 00:52:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Sai Cristina, c’è come un filo di bisso indistruttibile che lega le tue parole all’emozione di vederle scritte come il filoazzurro che Maria Lai legava dai balconi alla montagna..

 Cristina Bizzarri - 19/04/2015 19:52:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Una lettura come un sacramento che tutto unisce e fa crescere, più veri e umani. Questo perché, Amina, fai sentire che tutto è santo. Leggerti dà il desiderio di essere migliori. Sì, la tua è per me una poesia religiosa, anche se questo termine si espande nei tuoi versi fino quasi a superare - se sia possibile non lo so - l’idea stessa di religione.

 Franco Bonvini - 19/04/2015 19:04:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

..un soffio che ci unisca..
per poter guardare alle nostre coste dal loro punto di vista
per vederli arrivare sulle nostre coste dal nostro punto di vista

 Amina Narimi - 19/04/2015 17:54:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

è un piccolo infinito davvero tanto piccolo da non essere piegabile
a parole, portandoti soltanto con le mani, tirandole correndo per il bosco al confine più lontano e poi ancora al centro, al tempiovecchio e giù per il laghetto e su dai cervi, lungo i fianchi del ruscello e delle ginzia, sentendo uscir le rondini dal petto dove il picchio batte sulla quercia la canzone di narimi con i geni fare il gira gira
e giù per terra con le mani rotolandoci nel fango finiremmo per brillare nel più piccolo infinito che conosca tanto piccolo da non essere spiegabile che danzando con quel soffio di dolore nella gioia che ci muove nel reciproco esondare l’uno nell’altro...

ho appreso poco fa del terribile naufragio ed è con gli occhi chiari che vi scrivo di quel Soffio che ci unisce per sperare ...ancora, in un piccolo infinito ..

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 11:23:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

ma io non faccio una battaglia contro i fedeli del dolore
per carità
ognuno sia come vuole
a questo mondo ci sono persino gli innamorati della guerra
Apollinaire non era un innamorato della guerra
anche se è partito con una ideologia interventista
attraverso la poesia è riuscito a vedere la meraviglia persino nella guerra
ha visto la gioia nel dolore
perché ha posto l’attenzione sulla gioia
questi sono i grandi poeti, che si risolvono in corso d’opera
come gli scultori

è sempre una questione di punti di vista
bisogna cambiarli

 Franco Bonvini - 19/04/2015 11:05:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Chissà perchè m’ è venuto in mente non lo sai? Sappilo!
:-)

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 11:03:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

si convive?
certo che il dolore rimane
il dolore è ineliminabile ma trasformabile
non serve a niente la poesia se non vira il dolore in gioia

ma bisogna volerlo, come ogni cosa
altrimenti il dolore prende il sopravvento
è sempre così
la vita delle persone inconsapevoli lo testimonia
piena di sofferenza e di lamentazioni senza possibilità di cambiamento
non ne sei cosciente?
diventalo

 Franco Bonvini - 19/04/2015 10:51:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Non "si resta"
Si convive, gioia e dolore.
Una convivenza che forse la poesia rende possibile.
O meglio tutta l’ arte

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 10:46:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

è la base di tutte le disperazioni umane
piangiamo gli amati

legittimo

per i cultori del dolore si resta lì

legittimo
ripeto, poi non lamentiamoci

la nostra società è tutta uno sprizzare di dolore
il culto della carriera
il culto del denaro
il culto del sacrificio
il culto dei cuori trafitti, persino nelle religioni

 Franco Bonvini - 19/04/2015 10:34:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Il mistero è tutto qui..
L’ amore.
C’è amore nel piangere gli amati.
Sarò più un amante delle canzonette che di Lowen ma..
L’ amore.. si "fa più piccolo che può" c’è in una canzone, e "non si spiega" c’è in un’ altra.

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 10:32:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

ok, restiamo pure nel dolore
buttiamo a mare la poesia come fonte di trasformazione
poi non lamentiamoci però

il mondo è così perché lo vogliamo così
cerchiamo di essere almeno onesti

 Franco Bonvini - 19/04/2015 10:18:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Io non la vedo come un passaggio.. o una trasformazione
"un momento nello stare doloroso"

Un piacere nel piangere gli amati, senza scordare il dolore

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 09:45:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

{ chiedo scusa . . . educazione fisica perché la trasformazione passa necessariamente per il corpo
bisognerebbe rileggere in profondità Alexander Lowen
ma in una epoca in cui il distacco dal corpo si acuisce
nell’era della virtualità
tempi duri }

 Lorenzo Mullon - 19/04/2015 08:54:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

un bellissimo passaggio dal dolore alla gioia
stavo per scrivere paesaggio
e infatti è impegnata la visione
non bisogna distogliere lo sguardo dal dolore
anzi, va osservato con cura
senza timore
e allora quello stratagemma funziona
togliendo con gli occhi ogni strato della gemma
fino all’ultimo brillio

< una domanda: ma perché a scuola non insegnano a trasformare il dolore in gioia?
dovrebbe essere addirittura il compito del professore di letteratura
stavo per scrivere professore di poesia . . .
o di educazione fisica
o di religione, invece di menare il can per l’aia coi dogmi >

 Adielle - 19/04/2015 05:52:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Tanto piccolo da non essere spiegabile, il profumo delle fragole, lei che prova a dare un calcio a un tappo e le vola via una scarpa dove l’erba è più verde e noi intorno ci mettiamo a ridere come non fossimo distratti dai pensieri tra le dita, tra la vita e la morte in un gioco di rimandi che ci guarda trasalire. Quanto vivere è morire? Quando l’ aria poi rimane sui germogli della sera che passa vera dalle ombre ai corpi in controluce? Tutta nostra, solo nostra è la materia del contendere, uno squilibrio di equivalenze sempre in bilico tra guerra e pace nel segno della croce che tardiamo a immaginare per il gusto falso del peccato. Ciao Amina, un caro saluto.

 Franco Bonvini - 18/04/2015 23:45:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Questa non la so, Amina.
Cosa può essere così piccolo da non essere spiegabile?
Più piccolo di una spiegabilissimo atomo?
Qualcuno diceva Tutto è dimostrabile, sopratutto il contrario.
Mi vengono in mente solo cose grandi non spiegabili.. i credi, il divino..
L’Anima.
Di così piccolo mi viene in mente qualcosa che non cè.. poteva esserci ma non cè. un pensiero

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