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al testo di Amina Narimi
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Terra di leggende cantalupe
vorrei discendere- e come pura- nella tua profondità, nel sole, ricevere la luce, stupefatta come una madre chiusa nella goccia della tana naturale dei miracoli col vestito dei segreti dei bambini a prendere cristalli nel tuo fiato che cola nel silenzio dei neonati forando il cielo come un minareto
poi tessere coi fili della luce - la parola che immacola il pensiero, una chiusa nei polmoni delle stelle dove i nostri cari son tornati, con la dolcezza più grande sulle spalle-
guidata da lontane vicinanze mescolando l’universo con le membra coi miei occhi al culmine del sole per toccare il mondo delle madri nel perenne punto di partenza
C’è altra luce che trapela dentro, come fosse un minuscolo infinito, una lieve sorgente di calore- dove il tempo non scorre, ad occhi chiusi, per generare limo, quello che noi siamo con la forza misteriosa che diffonde- nel buio immacolato, sulla terra
ti troverò, nel sonno senza sogni, ancora Re dei mie bambini, in fondo al campo degli zingaridanzanti salteremo nel plasma dei colori come torce nuziali sulle tende portando nella bocca una canzone un sigillo impresso sopra il cuore dove brilla al centro una figura una compagna di viaggio, nell’amore il testimone-sublime, l’ancella:
lo splendido figlio che noi siamo dischiusi, con un salto dal suo grembo, con lo scatto impetuoso sotto i piedi e una cosa sola nel profondo, stessa terra di minuscoli pastori.
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