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al testo di Antonino Cervettini
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Ora sì, mi è parso di avvertire una goccia. Stavolta l'ho sentita, ne sono quasi certo. O forse no. Forse era solo una mia impressione. Non vedo ombrelli aperti. Se stesse davvero cominciando a piovere qualcuno aprirebbe l’ombrello e allora si capirebbe che sta piovendo seriamente. Ma nessuno ha ancora aperto l’ombrello. Che stiano aspettando tutti che lo faccia un altro? Lo capisco, nessuno vuole essere il primo. No, non piove. O almeno non abbastanza per giustificare l’ombrello aperto. Sotto la luce del lampione vedo delle rade gocce che esitano a venire giù, quasi consapevoli del destino che le attende. Spiattellarsi ineluttabilmente sul freddo selciato e lì giacere calpestate da frettolose, indifferenti suole. Se almeno non avessi deciso di portarmi appresso l’ombrello adesso non starei a rovellarmi sul da farsi. Se uno cammina senza ombrello che gli si può dire? Tutt’al più, attento che sta per piovere. Ma se l’ombrello ce l’hai sei esposto a ogni genere di osservazioni. Per esempio: che te ne fai dell’ombrello se non piove? Oppure: piove e ti trascini appresso l’ombrello chiuso? O ancora: ma cosa lo apri a fare l’ombrello se non sta piovendo? Che stress! La gente è sempre pronta a impicciarsi dei fatti degli altri e a rendere loro la vita un vero inferno. Allungo il passo dilaniato dagli interrogativi, devo fare ancora un bel po’ di strada. Quando chiudo la porta di casa ormai la sta mandando giù a secchiate. Sono fradicio, bagnato da capo a piedi. Ma non avevi l’ombrello, mi chiede attonita mia moglie. L’ho regalato a un tale, rispondo finalmente felice. |
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