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al testo di Mario Calzolaro
A valle, colsi una viola
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sfumavano lungo i crinali falde d'azzurro io serbavo in bocca ancora il gusto suo tornavo a valle cullato dal risciò dei miei pensieri e non c'erano ombre nè nuvole o fantasmi pallide figure esangui quelle che il sonno avevano rubato nei momenti del'attesa solitaria L'eco colorata di un canto tenue e lento ritmava col cuore battiti senza tempo. Colsi una viola che occhieggiava nel verde e l'affidai alla corrente. Quando tornai indietro con lo sguardo verso la cima non vidi la vetta, solo il cielo, onnivora celeste spalancata aperta bocca sugli abissi sempre più vicina, sempre più vicina!
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Ivan Pozzoni
- 05/05/2018 18:28:00
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Bella! :-)
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Aprile Guglielmo
- 16/01/2013 18:32:00
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il cielo del finale è unimmagine del tempo, labisso in cui si perdono tutte le viole che affidiamo alla corrente, le cose che si congedano da noi lasciandoci in pegno un ricordo; intensa lesclamazione conclusiva, ma soprattutto lassociazione di quel cielo con una bocca avida, il cui incombere è marcato dalla catena degli aggettivi che la precedono a cavallo dellenjambment. Un finale forte, rispetto ai primi versi che avevo giudicato un po molli, per la loro cornice idillica
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Franca Alaimo
- 15/01/2013 15:53:00
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E una poesia "romantica" ( e colloco la definizione tra virgolette, perché mi riferisco alla categoria universale del romanticismo, non a una corrente letteraria): vi sono tutti gli ingedienti per definirla tale: lamore, la natura, la viola raccolta e lasciata andare sulla corrente di un fiume, e, soprattutto, quellatteggiamento sentimentale verso la vita che raggiunge il suo picco nella quieta disperazione di un cielo che spalanca la sua azzurrità come una bocca vorace che presto inghiottirà ogni cosa. Con questa vertigine metafisica il poeta si congeda, trascinando verso il versante oscuro della luce la vita intera.
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