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Gli ultimi sette giorni

Argomento: Politica

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 04/10/2013 00:06:50

Non e' semplice descrivere quello che è successo nel panorama politico italiano negli ultimi sette giorni. Non è facile spiegare ad uno straniero di cosa è capace il politico italiano.

Il Governo di Enrico Letta, da cinque mesi, cioè dalla sua nascita, visto da tutti gli analisti politici in costante pericolo di implosione, è passato da una morte annunciata ad una resurrezione imprevista e improvvisa.

Il partito che Silvio Berlusconi ha fondato, controllato e diretto per venti anni, Forza Italia, ex Popolo della Libertà, ex Forza Italia, si è spaccato a metà su una decisione presa dal suo leader carismatico: mai successo!

Forze politiche, da cinque mesi all’opposizione, erano pronte a votare la fiducia al Governo Letta e poi all’ultimo momento vengono spiazzate dal cambiamento di linea di Berlusconi e parlamentari della Repubblica che rassegnano le proprie dimissioni dalla carica elettiva nelle mani del proprio Capo Gruppo (mai successo).

Ministri della Repubblica che, su richiesta del proprio leader politico, rassegnano le dimissioni senza alcuna motivazione politica e il giorno dopo dichiarano che l’hanno fatto solo per senso del dovere nei confronti del Capo carismatico del partito, ma senza convinzione personale. Mai successo!

Tutto questo ci è capitato sotto gli occhi in questi ultimi sette giorni, mentre il Paese reale proseguiva la sua corsa sul binario morto in cui si è infilato ormai da anni. Il vero problema è capire quanto ancora è lungo questo binario prima che la locomotiva arrivi a toccare i respingenti.

Ha ragione questa volta Beppe Grillo, quando dice che il vero malato oggi è il popolo italiano che sopporta l’insopportabile da una classe politica che è stata eletta per risolvere i problemi della gente e non per risolvere i problemi di una persona sola, o di una fazione politica o di un’idea della politica malata, che guarda all’interesse particolare e non al Bene Comune.

Noi non riponiamo nella politica una Fede cieca e non crediamo che da essa derivi la Salvezza per l’uomo, non sarebbe neanche corretto avere tali aspettative. Noi ci aspettiamo però dai politici che facciano politica tenendo alto lo sguardo, verso il cielo, e non guardando verso il basso, rivolti verso il proprio ombelico.

Viviamo in un’epoca, se vogliamo, per noi vantaggiosa, per la possibilità che ci è data di ricominciare da zero, ripensare a nuovi stili di vita, nuovi atteggiamenti morali condivisi, nuovi patti tra cittadini per costruire un vivere civile adatto al nostro nuovo mondo / modo di essere in una società che non è più quella uscita dalla Seconda Guerra mondiale.

Vaclav Havel, nel suo libro Il Potere dei senza potere, scritto nel 1978, descrive così bene la situazione che stava vivendo il suo popolo nella sua terra: “l’autorità dei capi dovrebbe scaturire dalla loro personalità messa alla prova nel loro ambiente, e non dalla loro posizione gerarchica; essi dovrebbero avere un grande credito personale sul quale fondare la loro autorità. Solo da qui parte la via per uscire dalla classica impotenza delle organizzazioni democratiche tradizionali che molte volte sembrano fondate più sulla reciproca sfiducia che sulla fiducia, più sull’irresponsabilità collettiva che sulla responsabilità…”

Auguriamoci che da questo corto circuito della ragione e della politica, cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni, nasca qualcosa di nuovo, prenda corpo l’idea che forse vale la pena tentare di riformare queste nostre Istituzioni democratiche che, nel bene e nel male, sono comunque l’unico baluardo ad una deriva morale e civile che ci porterebbe dritti verso la fine del binario morto.

Aspettiamo che nuovi leaders si facciano avanti e nuovi modelli di organizzazione della vita civile ci vengano proposti!

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