Pubblicato il 25/08/2013 10:45:00
Tutti noi italiani ormai abbiamo imparato a convivere, in questa estate 2013, con un nuovo assillante problema che ci sta togliendo il sonno più della zanzara tigre: l'agibilità politica del Sig. B.
Intendiamoci subito: quello dell'agibilità politica è un diritto fondamentale di ogni cittadino e nessun Ordine Superiore, statale o privato, con la forza o con il diritto, può impedire ad un essere umano di esprimere liberamente il proprio pensiero e svolgere attività "politica".
Questo vale per chiunque di noi, qualsiasi mestiere faccia, imprenditore, giornalista, impiegato e finanche attore comico: chiunque ha diritto a "fare politica"!
Pertanto non credo che il Sig. B. abbia nulla da temere da questo punto di vista. Del resto il Sig. B. rimane uno degli uomini più facoltosi d'Italia e non gli mancano certamente i mezzi per far conoscere e divulgare il proprio pensiero, oggi e domani. La sentenza definitiva che ha condannato il Sig. B. avrà e svolgerà gli effetti che la legge prevede, ma non priverà di certo il condannato del suo diritto di fare politica.
Del resto la storia ci ha lasciato esempi concreti di uomini condannati e imprigionati dallo Stato di Diritto pro tempore vigente, che dal luogo di detenzione hanno influenzato la vita politica e sociale del proprio Paese e molti alla fine hanno anche visto riconoscere e trionfare la propria idea.
Persone come Nelson Mandela, Aung San Suu Kyi, Vaclav Havel, per citare solo alcuni recenti casi, forse più noti, hanno molto sofferto, per lunghi anni, ma non hanno mai rinunciato alla propria agibilità politica.
Ora, non vorrei ingigantire il problema affiancando il Sig. B. ai nomi sopra menzionati, ma era solo per far meglio comprendere il nocciolo del problema. Che a questo punto non è di agibilità politica, ma direi più prosaicamente di voler mantenere una gestione del potere politico sin qui esercitato.
Questa però è un' altra storia. Un uomo pubblico, condannato per reati tributari e fiscali in via definitiva, non può mantenere inalterato il proprio ruolo pubblico, come se niente fosse accaduto. Se così fosse verrebbe minato alla base lo stesso concetto di Stato di Diritto e questo il Sig. B. lo comprende benissimo.
Per cui non resta che una sola via giuridicamente corretta da percorrere, sottostare alla condanna espiando la pena comminata.
Il sig. B. dovrà rinunciare al potere politico legato alle cariche pubbliche, ma non perderà mai l'agibilità politica legata alla sua personale autorevolezza che si è costruito nel tempo, sempre che gli italiani continuino a riconoscergliela.
Tra un mese circa l'estate lascerà il posto all'autunno e speriamo che questo "assillante" problema estivo venga finalmente dimenticato, insieme alla zanzara tigre.
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