Pubblicato il 21/07/2013 22:53:33
“Conoscere la verità è una grande avventura ed è anche un grande rischio. Potresti scoprire che devi cambiare idea su qualcosa. Potresti anche scoprire che devi cambiare vita”.
Jonah Lynch, dopo il successo de Il profumo dei limoni, torna in libreria con Egli canta ogni cosa, libro pensiero che, come scrive nella prefazione Paolo Cevoli, fa compagnia ai giovani d’oggi, invischiati nel problema dei problemi: cosa ne devo fare della mia vita, per che cosa, per chi vale la pena che venga spesa?
Il “giovane” sacerdote racconta ad un gruppo di studenti liceali la propria esperienza di vita e dalle circostanze concrete, dai fatti personali a lui accaduti, parte la risposta alle domande esistenziali dei ragazzi.
Ne esce un volumetto che si legge in un paio di ore, ma che può essere riletto per tutta la vita, soprattutto dai giovani di ogni generazione. La proposta di Lynch, sussurrata all’orecchio, sperimentata personalmente e verificata nel tempo, è quella di un approccio sperimentale alla fede cristiana.
Certo, il sacerdote Lynch non poteva proporre altro, direbbero gli scettici. E’ vero, ma il ragazzo Jonah Lynch, prima di diventare sacerdote, è stato un giovane che ha cercato le risposte alle medesime domande che i liceali ora rivolgono a lui.
In questo libro Lynch propone agli studenti le medesime ragioni che hanno reso felice e degna di essere vissuta la sua vita. I capitoletti scivolano via velocemente, ma ci si accorge alla fine di ogni pagina che quello che si è letto equivale ad una sintesi di ore di preghiera e di riflessioni accompagnate, in sottofondo, dalla musica, elemento facilitante l’incontro con Dio.
Questo è un manoscritto che consiglio di leggere non solo a chi ha terminato gli studi universitari, ma soprattutto ai giovani maturati che si stanno apprestando a scegliere una facoltà universitaria, scelta che nel giro di alcuni anni li getterà nella mischia della vita quotidiana dentro la quale dovranno scegliere in che ruolo giocare, se essere spettatori o attori.
Termino questo invito alla lettura con la definizione di verginità che dà Lynch nel suo libro e che personalmente trovo di una liberazione sconvolgente dai rapporti a volte tormentati e opprimenti che abbiamo con parenti, amici e colleghi: “…la verginità è un atteggiamento che si può adottare di fronte ad ogni cosa: al lavoro, alle persone… Vuol dire lasciar vivere. Vuol dire godere del fatto che le cose e le persone abbiano una propria vita, una propria consistenza. Vuol dire gioire di questo, senza voler subito rapirle e farle proprie”.
Di fronte a persone che ti lanciano questi messaggi, si può anche pensare che forse dobbiamo iniziare nella nostra vita a cambiare idea su qualcosa.
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