Pubblicato il 20/05/2013 23:51:30
Si è chiusa questa sera la XXVI edizione del salone del Libro di Torino.
Tra le innumerevoli novità editoriali presentate e tutti gli interessanti incontri che si sono svolti, ci piace ricordare la presentazione, venerdì 17 maggio in Sala Gialla, del Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia.
A presentare l’opera: il curatore Claudio Camarca, i magistrati Gian Carlo Caselli e Raffaele Cantone, Don Luigi Ciotti e il Responsabile editoriale della Casa editrice, Alessandro Zardetto.
Il Dizionario delle Mafie in Italia è un’opera importante, composta da 959 pagine, contiene 4.600 lemmi, 74 gli autori coinvolti nella stesura tra magistrati, giornalisti e saggisti. Le informazioni contenute sono aggiornate al 25 aprile 2013.
Diceva Paolo Borsellino: “parlate della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.” Questo è lo scopo principe del Dizionario, come ha testimoniato il giudice Caselli: parlare della mafia, soprattutto alle giovani generazioni che rischiano di avere, sull’argomento, un’immagine distorta, sostenuta da certa stampa e certa pseudo cultura che propone l’immagine del mafioso come appetibile, accattivante, da imitare perché in fondo essere mafioso vuol dire avere potere, gestire potere, ricchezza, denaro.
Eravamo tutti commossi, noi seicento presenti in Sala Gialla, dopo che Don Ciotti ha parlato della sua esperienza in terra di mafia, raccontando di come sono soprattutto i giovani i più bisognosi di conoscere, di comprendere la storia recente del nostro Paese per capire i tempi attuali che sono pericolosamente sospesi in una cultura mafiosa che, anziché regredire, a causa della crisi economica sta aumentando il proprio spazio e il proprio raggio d’azione.
L’opera ha una valenza scientifica di prim’ordine; sfogliandone le pagine troviamo argomenti come: Addaura, (fallito attentato dell’ ), Calipari Nicola, mandamento, pizzino. Sono descritti i nomi dei carnefici e quelli delle vittime di mafia, i luoghi, i fatti storici e le verità giudiziarie vicine e lontane nel tempo come la strage di Portella della Ginestra.
La mafia non si combatte solo con le forze dell’ordine e con l’azione repressiva ma, come ci ha ricordato Don Ciotti, da un lato con la conoscenza, la diffusione della cultura, lottando contro l’abbandono scolastico e dall’altro con politiche che creano nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, soprattutto per il Sud del Paese.
Quest’opera quindi è fondamentale per far conoscere la realtà mafiosa alle nuove generazioni e dovrebbe ricevere il massimo della divulgazione nelle scuole, nei centri aggregativi, negli oratori, in tutti quei luoghi dove vengono proposti modelli e stili di vita ai giovani di oggi.
In questo senso, la politica di prezzo praticata dall’Editore (Castelvecchi editore -http://rx.castelvecchieditore.com ) che pone in vendita l’opera ad un prezzo sicuramente accessibile a molti, va elogiata.
In fine: tutti i relatori, nel presentare l’opera, hanno ricordato il compianto Roberto Morrione che fu tra i primi ideatori dell’opera e anche noi ci uniamo al ricordo e alla memoria di questo grande del giornalismo italiano, scomparso nel 2011.
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