Pubblicato il 27/02/2013 23:17:56
L’effetto tsunami alla fine è arrivato e, come prometteva la parola, è stato devastante.
La politica è fatta di numeri e i numeri sono i seguenti: il Partito Democratico alla Camera ha ottenuto 8.644 mila voti pari al 25,42% del totale; il Popolo della Libertà 7.332 mila voti (21,56%) e il Movimento di Beppe Grillo 8.689 mila voti, pari al 25,55% dei voti. Il partito di Monti ha raccolto solamente 2.824 mila voti.
Se confrontiamo questi dati con i risultati delle precedenti elezioni politiche (2008) ci rendiamo conto dell’effetto tsunami: il PD ha perso 3.451 mila voti mentre il PDL ne ha persi addirittura 6.297 mila voti. Dove sono andati tutti questi voti in uscita dai due principali partiti italiani? Al Movimento 5 stelle? Buona parte sì.
Quella che abbiamo davanti agli occhi è una situazione politica nuova per l’Italia, ipotizzata da alcuni analisti, ma in fondo ritenuta impossibile dai principali leader di partito. Bersani (e il PD) era convinto di avere la vittoria in tasca o, alla peggio, di aver bisogno per governare dell’aiuto di Monti al Senato; Berlusconi voleva arrivare secondo per rimanere comunque indispensabile in alcuni passaggi istituzionali, mentre Monti si aspettava più riconoscenza dagli italiani per il lavoro “sporco” che il Presidente della Repubblica gli aveva affidato.
E invece dalle urne è uscita una volontà popolare che ha di fatto reso quasi insignificante il polo di centro, ha bocciato la linea politica di un PD che non ha saputo spiegare agli italiani quale Italia ha in mente; ha forse definitivamente bocciato il populismo berlusconiano nutrito ancora una volta degli ormai tradizionali slogan (meno tasse, più condoni, giustizia giusta ecc) e invece ha premiato un movimento trasversale, liquido, non etichettabile, di italiani che fino a ieri votavano la Sinistra, il Centro e anche la Destra e che questa volta hanno scelto di votare per qualcosa di diverso, per un’offerta politica nuova.
In democrazia la volontà popolare merita assoluto rispetto, tuttavia i principali leader politici avrebbero dovuto comprendere per tempo che il Paese era ormai stanco di ascoltare promesse di cambiamento nella vita politica, amministrativa e sociale e non vederle mai realizzate. E tutti noi abbiamo bene in mente a cosa ci riferiamo, a quello che poi è diventato in buona parte il programma del M5S!
Alcuni commentatori in queste ore paragonano il M5S alla Lega Nord delle origini, ma le analogie di fondo secondo noi non ci sono. Quello della Lega era un movimento politico molto ben definito, unito e unitario, i suoi elettori avevano tutti in mente alcuni obiettivi ben precisi da raggiungere e il nemico era chiaro, era la Roma ladrona che opprimeva il Nord produttivo con tasse insostenibili per mantenere l’Italia sprecona del Centro e del Sud. Nel M5S non mi sembra che siano così chiari, geograficamente definiti e unitari i punti che uniscono gli 8 milioni e 689 mila italiani che l’hanno votato.
Il fatto poi che rende questa nuova forza politica ancora più originale è la sua genesi: un movimento creato circa cinque anni or sono da un uomo di spettacolo, un comico. Certo, con il passare del tempo quel comico è cresciuto, ha studiato i copioni per affrontare i diversi temi politici e a lui si sono affiancate lungo il cammino persone che lo hanno aiutato, gli hanno dato consigli. E in quest’ ultima campagna elettorale, mentre i professionisti della politica parlavano nei teatri (dove di solito si esibiscono i comici) , il comico girava per le piazze d’Italia (dove una volta i politici, i leader di partito tenevano i comizi) incontrando di persona gli italiani, regalando loro un sorriso e spiegando quale Italia aveva in mente.
Ora però la tournée è finita. In Parlamento ci sono i rappresentanti del M5S che saranno chiamati, insieme agli altri eletti, ad assicurare al nostro Paese cinque anni di Legislatura e di Governo, per il bene del nostro Paese e di tutti noi. Lo spettacolo è terminato, è ora che Calvero scenda dal palco, è tempo che entri in scena la realtà.
Noi siamo fiduciosi, ci aspettiamo che il senso di responsabilità connesso alla carica elettiva ricoperta (in qualità di Deputato o Senatore della Repubblica) sia ben chiaro nelle menti e nel cuore di tutti i nuovi eletti che, soprattutto se giovani e alla prima esperienza parlamentare, avranno dalla loro la giusta carica e il giusto desiderio di fare bene il proprio lavoro. Per sé stessi, i loro coetanei e tutti noi.
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