Pubblicato il 08/04/2025 11:15:09
Tu mi stavi di fronte come abbaglio di luce e mani d'aria nelle polveri della clausura. Sobbalzò lo scheletro sull'orlo delle geometrie, mentre tu m'empisti d'acqua come la brina sulle gemme a primavera. Limpido era pure quello che dicevo fango, additato così dai detergenti del tempo, dalle onnipresenti miopie sul deserto della civiltà. Cercasti un corpo senza carne quando mi chiamasti, nascondendoti in mille volti. Ed io presi il colore più bello dal sacrificio della luce. E mi feci carne, solo per amarti.
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