V’è un angolo nascosto, dove il vento
accarezza la pelle della terra antica,
i giorni si muovono lenti, come fiumi
che scorrono senza fretta di arrivare.
Le mani solcano la pelle del grano,
forti e miti, sapienti di gesti secolari,
mentre il sole, nel suo viaggio di sempre,
dona una luce che non conosce ombra.
Il canto degli uccelli è un respiro,
soffio che attraversa il cuore del mondo,
mentre il bue muto, con il muso al suolo,
ben conosce il ritmo di ogni stagione.
Le stelle sopra i campi sono fiamme,
vegliano il riposo di chi non teme futuro,
e l’acqua, limpida e silenziosa, scorre
tra pietre che parlano di tempi lontani.
Non c’è chiasso, né urgenza, né peso,
solo il canto di una vita che non si stanca
di ripetere ogni anno lo stesso miracolo:
la semina, il frutto, la serenità del raccolto.
Qui, dove il tempo è un cerchio senza fine,
ogni gesto è sacro, ogni respiro è eterno,
e l’uomo è parte di un disegno invisibile
che abbraccia la terra, la sostiene, la nutre.
N.d.A.: Pensieri su di un vivere “antico”.
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