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A tu per tu con: Don Renato Previtali

Argomento: Scuola

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 21/01/2013 22:02:00

Incontriamo oggi Don Renato Previtali direttore dal 2008 dell’Opera salesiana di Milano Via Copernico ang. Via Tonale.

Don Previtali è un direttore “di lungo corso”, avendo già diretto in precedenza gli Istituti di Chiari, Arese e Sesto San Giovanni. Quale garante della salesianità dell’Opera, gli sono attribuiti i compiti di animazione, coordinamento, vigilanza ed orientamento. Un impegno gravoso, che porta avanti con l’aiuto di tutti coloro che vivono la comunità salesiana, le scuole salesiane e l’oratorio della Parrocchia di S. Agostino.

Chiediamo a lui un giudizio sulla situazione che stanno vivendo le scuole paritarie in Italia.

D.: Don Renato come giudica la situazione attuale della scuola paritaria in Italia?

R.: Credo che la scuola paritaria italiana stia attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia per una serie di motivazioni che non sono solo economiche.
Esiste anzitutto un pregiudizio ideologico diffusissimo nell’opinione pubblica, alimentato dai media che identificano la scuola paritaria coi cosiddetti “diplomifici”, luoghi in cui basta pagare la retta per ottenere il titolo di studio. Si finge di non sapere che la scuola paritaria ha ordinamenti, programmi, esami di Stato uguali a quelli richiesti alla scuola di Stato.
E’ sintomatico il fatto che a tredici anni di distanza dalla legge sulla Parità (legge 10 marzo 2000 n. 62), promossa dal Ministro Berlinguer, anche chi opera nella scuola continui ad alimentare confusione o a non riconoscere la scuola Paritaria continuandola a chiamare “Scuola Privata”. Non è così! L’art. 1 della legge sulla Parità recita: “Il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie”. E successivamente definisce tutti i requisiti e vincoli necessari per essere riconosciuti come scuole paritarie.
Esiste poi un’abissale ignoranza e disinformazione sulla realtà delle scuole paritarie per cui troppe persone ne parlano senza sapere cosa sono le scuole paritarie o cosa fanno: parlano e scrivono senza sapere di che cosa si tratta: l’importante è dirne male, soprattutto se cattoliche, a prescindere!
Che dire poi della “leggenda” che sostiene che le scuole paritarie distolgono soldi alla scuola dello Stato? Perché non si va a controllare l’entità dell’elemosina che lo Stato dà alla Scuola Paritaria?

D.: Che conseguenze potrà avere questa situazione sul futuro della libertà di educazione nel nostro Paese?

R.: Il discorso economico incide molto sulla scelta della scuola. La parità dovrebbe consentire la libera scelta delle istituzioni scolastiche appartenenti al medesimo sistema di formazione nazionale (statale e paritaria), senza che ciò abbia a comportare condizionamenti ed oneri aggiuntivi per coloro che scelgono una scuola non gestita dallo Stato.
Purtroppo la parità giuridica non è stata accompagnata dalla parità economica.
Ora si aggiunge anche l’IMU, motivata dal fatto che le scuole paritarie, chiedendo una retta alle famiglie, fanno attività commerciale! Per lo Stato italiano la scuola paritaria è un’attività economico-commerciale!
E così, le famiglie che scelgono per i propri figli la scuola paritaria sono soggette ad un triplice pesantissimo balzello:
- pagano le tasse per un servizio scolastico statale non goduto;
- pagano la retta per usufruire di un diritto garantito dalla Costituzione e ignorato dallo Stato che pure ha emanato una legge sulla parità (62/2000);
- contribuiscono al pagamento dell’IMU che grava sugli immobili della scuola.
Questa situazione mette in dubbio la sopravvivenza di diverse scuole paritarie che, dopo tutto, con il loro servizio fanno risparmiare sette miliardi di € annui allo Stato!
In sostanza, siamo di fronte ad un diritto di libertà di scelta disatteso, ad una promessa di parità non mantenuta, ad una minaccia alla sopravvivenza della scuola non statale.

D.: I cattolici hanno da sempre difeso, in tutto il mondo, la libertà di educazione come uno dei principi fondamentali, costitutivi della persona umana. A parte il fatto che è un diritto garantito dalla nostra Costituzione, perché, secondo lei, è così importante difendere la libertà di una coppia di genitori di poter scegliere l’educazione da dare ai propri figli?

R.: Noi concepiamo la scuola come luogo privilegiato di istruzione ed educazione. Sosteniamo sempre: “istruire educando, educare istruendo”; si tratta di un’azione inscindibile. Questo è anche il motivo per cui noi, in quanto religiosi dediti all’educazione, stiamo nella scuola, come in altri contesti educativi.
Secondo la Costituzione, l’educazione dei figli è compito primario dei genitori, non dello Stato. Compito dello Stato è garantire a tutti i cittadini indistintamente le condizioni di poter esercitare il diritto all’istruzione. Perciò, lo Stato istituisce l’ordinamento scolastico, ne regolamenta l’azione, stabilisce programmi, organici…
Ma la famiglia deve poter scegliere la scuola che meglio supporta il modello educativo scelto per i propri figli. In questo caso, la scuola si affianca alla famiglia nell’educazione dei figli.
Il rispetto degli ordinamenti, delle regole e delle indicazioni statali (condizioni necessarie per poter godere del riconoscimento della parità), garantisce l’unità del sistema scolastico nazionale.

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