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Panem et circenses!

Argomento: Economia

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 15/01/2013 00:15:03

Mentre i partiti politici, vecchi e nuovi, si preparano alle prossime sfide elettorali, l’Istat oggi ha reso noti i dati di novembre 2012 relativi alla produzione industriale in Italia. In sintesi: produzione industriale complessiva annua in diminuzione del 7,6% rispetto al 2011; nell’ultimo mese meno 1%; per i beni strumentali il calo su base annua è del 7,2%; per i beni di consumo durevoli calo del 6,4%, per la produzione di energia il calo su base annua è del 7,7%. Inutile continuare.

Pur se non disponiamo ancora dei dati di dicembre, possiamo sicuramente affermare che peggio di così il 2012 non poteva andare per l’economia italiana. A chi addebitare questa situazione? Al Governo uscente o alla congiuntura internazionale oppure ai precedenti Governi che pur avendo goduto in Parlamento di maggioranze più o meno “bulgare” non hanno saputo o potuto approfittare per cambiare il sistema? Se qualche leader politico volesse tentare di rispondere non usando la demagogia, sarebbe ben accetto.

Mentre il Paese reale metabolizza questi dati e cerca di andare avanti lavorando e pensando al futuro, i candidati premier (consapevoli o a loro insaputa) e i leader (attuali e futuri) di partito in questi giorni stanno mettendo a punto le strategie, le alleanze e le squadre per affrontare la campagna elettorale.

La preoccupazione principale dei partiti e dei politici, direi di tutti, nessuno escluso, sembra però quella di cercarsi un posto in qualche lista, possibilmente “sicura” e di gettare fango sul concorrente ritenuto più temibile per sé. E poi ci sono le promesse elettorali con le quali gli stessi politici credono di convincere e conquistare alla propria causa il popolo, anzi sarebbe meglio definirlo il popolino vista la considerazione che manifestano per noi.

Non comprendo come qualche “lungimirante” uomo politico nostrano non abbia ancora pensato di affittare uno stadio di calcio e offrire gratis ai cittadini la visione di una partita oppure un concerto o, visto che il carnevale è vicino, organizzare una grande festa mascherati magari da antichi romani. Panem et circenses!

Quello che i nostri politici dovrebbero raccontarci in queste settimane è come intendono, se andassero al governo, far ripartire la produzione industriale (quindi parlare di crescita) e come intendono ridurre il debito pubblico a partire da subito. Senza una riduzione lenta, ma costante del nostro debito sovrano non riusciremo infatti ad uscire dalla spirale negativa in cui siamo finiti, perché la spesa per interessi risulta troppo alta da sostenere e gli sforzi fatti sino ad ora sarebbero vani. I bassi spread che in queste settimane abbiamo registrato sui nostri Titoli di Stato, sono il frutto delle ultime prese di posizione della BCE contro la speculazione in difesa dell’Euro e dello slittamento, a partire dal 2015 (come previsto, ma con una copertura massima del 60%) per terminare il 1 gennaio 2019 dell’entrata in vigore delle regole di Basilea 3 relative agli standard di liquidità per il sistema finanziario.

Questo fatto, molto atteso dai Banchieri, ha dato respiro agli istituti di credito europei non più obbligati, per ora, a garantire i propri impieghi con asset allocation troppo onerose.

Le manovre “politiche” provenienti dall’Europa hanno ridato fiducia ai Mercati sulla tenuta, nel breve periodo, del sistema finanziario europeo e quindi gli Stati più esposti alla speculazione, come per esempio l’Italia, stanno godendo di una diminuzione dello spread sul proprio debito sovrano. Però nessuno è in grado di dire quanto durerà, posto che i fondamentali del nostro Debito Pubblico rimangono quelli che sono e la ripresa della produzione industriale non esiste. Proprio per questo i nostri leader politici dovrebbero parlarci di ripresa economica e di abbattimento del Debito Pubblico, non di IMU e di alleanze post voto tanto futuribili quanto al momento senza senso.

Il tempo a nostra disposizione sta per finire, la terra gira su se stessa ma avanza anche nello spazio! Non possiamo passare altri cinque anni nell’immobilismo come abbiamo passato i precedenti venti anni, senza aver portato a termine quelle riforme che sono necessarie per il progresso del nostro Paese. Come scrisse Mark Twain: tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto, ma di quelle che non avrete fatto.

Cerchiamo di non ripetere l’errore.

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