Pubblicato il 24/12/2012 15:19:13
Duemila anni fa a Betlemme è nato un bimbo di nome Gesù.
Un piccolo popolo residente in quella regione del mondo, il popolo ebraico, aspettava la sua venuta, annunciata per secoli da profeti e uomini di fede, ma non lo riconobbe: Lui era, Lui è il Figlio di Dio venuto sulla terra per condividere l’amore del Padre con gli uomini.
Un bimbo piccolo, un neonato figlio di sua madre Maria e con un padre adottivo di nome Giuseppe. Un bimbo piccino nato in una piccola stanza di un piccolo paese situato in una piccola regione del mondo. Il Salvatore del mondo è venuto al mondo così.
Ma oggi, quanti sono i bimbi che non possono venire al mondo?
In Italia dal 1978, anno di entrata in vigore della Legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, ad oggi, i bimbi non nati negli ospedali sono stati oltre 6.000.000; oltre 180.000 bimbi all’anno; oltre 15.000 ogni mese; oltre 500 al giorno; oltre 40 bimbi uccisi ogni ora. L’altra faccia della medaglia, se così si può dire, sono le migliaia di coppie costrette a fare ricorso all’adozione internazionale con costi monetari, tralasciando quelli non monetari, che superano i 50.000 euro per adozione.
Perché mai non è possibile far incontrare questi due mondi, eliminando un omicidio e inutili sofferenze per tutte le persone coinvolte?
L’articolo 1 della Legge 194 recita: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. “
Gli aborti clandestini in Italia continuano ad essere praticati, inutile nascondersi dietro un dito.
Inoltre, una ragazzina di 14 anni può, anche senza dire nulla ai propri genitori, rivolgersi ad un giudice tutelare e farsi autorizzare un’ interruzione di gravidanza. Eppure, se non sbaglio, la stessa ragazzina se vuole farsi praticare un piercing deve avere l’autorizzazione del genitore!
La nostra società in questi anni ha giustamente sviluppato una crescente sensibilità verso la tutela dell’ambiente, l’abolizione della pena di morte, la difesa degli animali. Come si conciliano tutte queste attenzioni con il mantenimento di una pratica abortistica rivolta verso il cucciolo umano?
La gravidanza non è una malattia. Qui non si sta parlando dei casi in cui portare avanti una gravidanza possa provocare gravi danni fisici alla madre, qui si sta parlando di ri–educare i giovani, donne e uomini, al rispetto per la vita e ad una vita di relazione – affettività consapevole di tutti i fattori in gioco. Da questo punto di vista noi adulti–genitori siamo i primi responsabili di fronte ai nostri giovani. Ed è venuto il momento di prendere coscienza di ciò.
La notte di Natale, di fronte alla capanna, di fronte al Bambino appena nato, rivolgiamo un pensiero anche ai bambini non nati in questi anni e chiediamo a Lui di tenere loro compagnia insieme a Maria e Giuseppe.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Lorenzo Roberto Quaglia, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|