Pubblicato il 08/11/2012 23:58:48
Il 6 novembre Obama è stato rieletto Presidente degli Stati Uniti. Gli elettori americani hanno evidentemente scelto la continuità politica in un momento difficile dell’economia americana rispetto alla “novità” rappresentata dallo sfidante Romney. Non ci interessa aprire una riflessione su queste elezioni, ci sarà tempo per vedere come il Presidente rieletto interpreterà il suo secondo ed ultimo mandato.
Vorrei invece qui porre l’attenzione su alcuni dei 174 referendum che hanno interessato gli elettori americani chiamati ad eleggere il nuovo Presidente. Tra i quesiti approvati dalla maggioranza dei votanti, alcuni hanno riguardato la liberalizzazione della marijuana per un uso definito simpaticamente “ricreativo” (in Colorado e nello Stato di Washington). Nel Maryland invece il 52% dei votanti si è espresso a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso legalizzando il matrimonio omosessuale, nel Maine e nel Minnesota i referendum erano solo consultivi, ma sono stati vinti sempre dai favorevoli alla legalizzazione.
Ora, il fatto che la maggioranza dei votanti di quegli Stati abbia scelto di legalizzare il consumo della marijuana e il matrimonio tra persone dello stesso sesso non significa che tali scelte siano automaticamente da accettarsi e moralmente condivisibili . Una maggioranza numerica, una percentuale maggioritaria non può eliminare il fatto che un comportamento sia giusto o sbagliato, sia a favore della natura e della verità della persona o sia a suo nocumento.
Fumare una sigaretta di marijuana è evidente che non uccide all’istante, ma l’uso continuo della sostanza oltre a creare una situazione cronica di distacco dalla realtà, provoca dipendenza e danni cerebrali permanenti. Questo è quanto ormai accertato dalla comunità scientifica. Certo, anche fumare le sigarette alla lunga può provocare il cancro ai polmoni oppure esagerare nel bere vino o alcolici alla fine può distruggere il fegato.
Tuttavia i danni complessivi provocati dalle droghe leggere sono maggiori e creano più dipendenza di una sigaretta o di un bicchiere di vino, anche se la maggioranza dei votanti di uno Stato la può pensare diversamente.
Per quanto riguarda i matrimoni tra persone dello stesso sesso, non è qui in discussione assolutamente il rispetto massimo e assoluto che deve essere riconosciuto ad ogni essere umano, dal momento del suo concepimento sino a quello della sua morte. Il nocciolo della questione sta, a mio giudizio nelle parole “matrimonio” e “stesso sesso”. Il matrimonio (la parola deriva dal latino e significa azione genitrice, atto che da la vita) nasce, ha la sua ragione d’essere, come unione tra due persone di sesso diverso che si uniscono con la prospettiva di vivere insieme originando una famiglia aperta alla possibilità della creazione di una nuova vita.
Il Beato Giovanni Paolo II nel suo bellissimo libro di appunti Uomo e donna lo creò che raccoglie le catechesi sull’amore umano tenute dal Papa nelle udienze del mercoledì, ricorda, citando il Vangelo, proprio all’inizio dell’opera: “Ed egli rispose: non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?” (Mt, 19 e ss.) E poi l’essere diversi nel sesso, maschio e femmina, è la condizione indispensabile per generare e accogliere una nuova vita. Due persone dello stesso sesso non potranno mai generare una nuova vita. Ecco perché è del tutto evidente, a mio parere, che non potrà mai esistere un matrimonio tra due persone dello stesso sesso, matrimonio inteso come quello tra due persone di sesso diverso potenzialmente aperti a generare una nuova vita. Del resto anche nel mondo animale mi sembra che le coppie che si formano per riprodurre la specie, secondo l’istinto naturale, siano formate da un maschio e da una femmina.
Ciò non significa che due persone dello stesso sesso non possano liberamente scegliere di condividere e trascorrere la vita insieme, sotto lo stesso tetto. Ma questa unione, con qualsiasi nome si voglia definire, non è certamente un’unione matrimoniale, anche se cento referendum in cento Stati diversi dovessero dare la maggioranza a chi afferma il contrario.
La matematica, in questo caso, è solo l’opinione della maggioranza.
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