Pubblicato il 21/06/2012 23:15:12
L’Europa è stata “salvata” dal voto greco del 17 giugno, ma la Grecia sarà riuscita anche a salvare se stessa?
In tanti speravano che le elezioni in Grecia andassero come in effetti sono andate, con la vittoria dei partiti pro euro, ma forse in pochi ci credevano veramente. Ed ora, cosa è cambiato dopo questo voto?
Certamente la speculazione finanziaria per qualche tempo si calmerà, smetterà di far sentire la sua morsa sui mercati e sulle Borse, ma poi? Poi usciranno i dati sul PIL greco del secondo trimestre del 2012 e poi del terzo trimestre e poi di fine anno e non penso che i dati saranno confortanti… E intanto il Governo greco avrà varato manovre a favore della crescita e dello sviluppo economico per aziende che non esistono più, che hanno licenziato i dipendenti e che sono fallite. Questo è lo scenario se le cose andranno avanti così come ora. Il dramma è che le cose andrebbero altrettanto male se la Grecia alla fine decidesse di uscire dalla moneta unica. Andrebbero male per i Greci e andrebbero male anche per l’Europa.
E allora che fare?
Occorre fare un passo avanti verso un’integrazione europea che sia più politica di quella di cui disponiamo ora. Tutti i Paesi, ad incominciare dalla Germania, se vogliono veramente uscire da questa crisi che non è solo finanziaria ed economica, ma anche di ideali e di sfiducia nella capacità politica dell’Europa di parlare al mondo con una sola voce, devono rinunciare ad un pezzetto di sovranità e cederla alle Istituzioni europee. Solo così l’Europa sarà in grado di interrompere la spirale speculativa, parlando con una sola voce. Solo quando avremo trovato il modo di armonizzare le economie delle diverse regioni europee, quando avremo unificato il controllo del territorio (esercito unico), quando avremo unificato la politica fiscale e ridistributiva del reddito, quando avremo una politica estera unica e non divisa come oggi, pronta a difendere ancora i singoli interessi nazionali, solo allora l’Europa sarà riconosciuta agli occhi del mondo come un unicum, come una vera Unione Federale di Stati sul modello degli Stati Uniti d’America.
Avere una moneta unica senza tutto questo alle spalle non serve a nulla. Serve solo a rafforzare, all’interno dell’Unione, le economie più forti e con meno deficit a scapito di quelle dei Paesi più indebitati e con problemi strutturali.
E’ ora che tutti noi, cittadini europei, prendiamo coscienza di questa verità. Del resto, se ci voltassimo indietro e riguardassimo il film dei nostri ultimi 65 anni, rimarremmo stupiti del cammino fatto dalla fine della Seconda Guerra mondiale e del benessere sia spirituale che materiale raggiunto. Certo non si può crescere all’infinito senza fermarsi e senza riflettere su dove vogliamo andare.
Il mondo di oggi non è più quello di 65 anni fa. Quindi è giusto e ragionevole fermarsi e riflettere perché da questa crisi potrebbe nascere una nuova Europa più forte e più unita di prima. E questo dobbiamo augurarcelo maggiormente noi italiani, perché il panorama politico interno lascia poche speranze per il futuro dei nostri figli…
Scriveva nel 2008 Gustavo Zagrebelsky ne Contro l'etica della verità: “Se mai l'Europa si darà una vera Costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su se medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine.”
E noi che Europa siamo?
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