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Sata mi parlo’:il muretto di Leporano

di Caterina Nicoletta Accettura
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Pubblicato il 25/01/2010 09:24:17

Sara mi parlo':il muretto di Leporano.

Sara mi raggiunse in giardino, si sedette sulla panchina accanto a me,vestita della sua poesia, che esprimeva con lo sguardo sereno, con gli occhi vividi, che si abbassavano a guardare il seno della gonna dove le mani bianche, non provate dai segni del tempo, si intrecciavano, ora tranquille, a tratti mobilissime a tormentare un fazzolettino bianco e profumato, quando la passione rendeva concitato il suo parlare pacato che solo un’improvvisa emozione interrompeva per qualche attimo, col rossore che le ravvivava di tempo in tempo le gote.
"Solitudine e angoscia.
in questo altalenante tran tran della vita.
Ma riprendo le redini e ricomincio a costruire
a ritessere la trama dell’esistenza,
sempre meno convinta che quello che faccio
sia giusto, per me.
Sempre piu’ convinta che
comunque io debba continuare
per gli altri.
Ascolta,
la vita e’ per me nello scrivere, quasi come un’attivita’ che devo necessariamente svolgere, anche se non so dove mi porterà.
Quando osservo la vita fuori di me e dentro di me penso che descrivere i fenomeni interni ed esterni, sia una necessità, come un puntualizzare, un mettere a fuoco le esperienze vissute. Non e’ sempre facile scrivere:ci sono giorni in cui la penna ti resta tra le dita ed il cervello con ti detta niente.
Sono i giorni in cui tante emozioni affollano la mente in maniera lucida, ma disordinata. Ed io sono la’ col quaderno sulle ginocchia, gironzolando da un tavolo all’altro, senza combinare nulla..
L’anima si chiude, si genuflette dinnanzi ai pensieri che mi distolgono da me, mi fanno vedere come proiettati cu di una tela tutti gli avvenimenti del mondo, che mi affollano di emozioni e mi impediscono di creare qualcosa di mio.
L’animo e’ perturbato, stravolto, commosso, forse, ma le difficoltà, i problemi che la societa’ ci pone sono tanti.....
Quello che piu’ mi colpisce, mi atterrisce, mi paralizza e’ vedere il poco rispetto che abbiamo noi uomini per noi stessi e per la vita in genere.
Avevamo avuto un dono grande,ed era la libertà, non abbiamo saputo gestirla se non per sopraffarci tra noi e schiacciare i piu’ deboli, gli emarginati, quelli a cui potevamo porgere aiuto, stendere la mano amica.
Dominare la terra, significava mettere la scienza, ove per scienza intendo tutto quello che l’uomo apprende fino ai gradi piu’ alti del sapere, al servizio dell’uomo, per il benessere di tutti.........
Oggi, ci troviamo in un mondo che ha ignorato l’esistenza di popolazioni che non hanno mezzi di sussistenza, che vagano da una parte all’altra dei continenti, in cerca di un luogo in cui poter vivere, in cui poter morire in pace. No, sono in corridoio.
Hai provato mai a stare tu in corridoio? E’ terribile!
E coloro che dovrebbero aiutare le popolazioni piu’ indigenti, noi li vediamo scendere dagli aerei personali ed annunciare nuove guerre, nuove distruzioni, nuovi lutti, nuovi vecchi e bambini barbaramente uccisi, molti, sempre troppi, per l’egoismo di pochi.
I poeti, quelli che hanno il dono di saper scrivere, non devono ignorare tutto cio’, devono levare le loro voci come per una grande protesta, devono far sentire il peso del loro canto, interpretando i sentimenti dei più.
E’ un nostro dovere morale e civile!
la Poesia, l’arte, la musica sono segni della presenza del’uomo nel mondo, non della morte dell’uomo e delle sue idee.
La Poesia e’ civilta’ insegna, all’uomo a comunicare con l’altro, in un espressione che e’ comprensibile a tutti.
In questo momento storico puo’ comunicare idee positive che facciano tacere i trionfalismi di alcune nazioni ed aiutino tutti a collaborare, a progredire, a non stare fermi a guardare, a rendersi protagonisti della storia, la nostra storia.
La civilta’ non puo’ essere desiderio di morte……
La sua parola divenne canto, armonia.
I nostri sogni bagnati dal tempo
stesi ai balconi a primavera
riacquistano i colori e l’oro
della nostra giovinezza
La giovinezza piena di colori
non conosce epoche
non muta con i tempi,
è sempre splendida e credula
volta alla scoperta del nuovo e del bello.
Il mondo di ieri propose ai giovani le guerre e le atrocità delle due guerre,
il mondo di oggi propone loro ancora guerre, per ora lontane, terrorismo, inseguimenti sulle autostrade, sparatorie nelle vie delle citta’, delinquenza, insicurezza, misfatti ed atrocita’
di ogni genere, violenze che si consumano anche tra
le pareti domestiche e scava i loro animi la paura di non essere attrezzati sufficientemente,
di non essere all’altezza di affrontare una realtà cosi’ difficile e complessa, di trovarsi soli in un deserto di ideali,
con le potenzialita’ che sorgono spontanee nell’animo del giovane, che si apre ala vita, ma che non trovano riscontro nella realta’.
L’adulto spesso si chiude nell’egoistico cerchio del privato, limitato e limitante, il giovane apre le sue mani agli altri,aiuta il prossimo, i vechi, i bambini, gli ammalati,i cani abbandonati.
Nessuno della nostra generazione avrebbe mai pensato che si potessero somministrare a dei cani randagi farmaci costosi, ne’prenderli in adozione.
Il cane era indice di uno status sociale, di un benessere raggiunto esattamente come l’auto di grossa cilindrata o il visone alle mogli. I cani, dovevano essere di razza pregiata, per essere ospitati nelle famiglie piu’abbienti, gli altri finivano nei lacci dell’accalappiacani.
Oggi i ragazzi curano ”i compagni dalle orecchie aguzze” e proteggono quelli che sono nei canili con la loro opera di volontariato, esattamente come farebbero con delle persone,
e si prodigano a che vengano adottati i meno fortunati.
I giovani, quanto si prodigano oggi negli ospedali, nei centri di accoglienza, corrono dovunque c’e’ bisogno della loro forza e della loro tenacia, della loro parola, del loro grande cuore
soprattutto!
Vedi quel muretto, che percorre la strada da qui al paese vicino?
Per anni e’ rimasto abbandonato, ricoperto di arbusti, rifiuti, tana per topi e lucertole,
si sgretolava giorno dopo giorno, rendendo pericolosa la strada soprattutto durante le piogge, dando un aria disordinata e trascurata al paesaggio
Una mattina mi sono levata di buonora, per fare la mia passeggiata ed ho visto una schiera
colorata di giovanotti e giovanotte che armati di calce e cazzuole e grossi sassi, seri ed impegnati costruivano pazientemente il muretto. Pietra su pietra, un lavoraccio!
Li ho ammirati molto per il senso del bene comune e per la cura nella protezione del nostro ambiente.
Le pietre portate sulle cariole, disposte
una per una, si reggevano con una tecnica antica, ad incastro, quella stessa che vede la costruzione dei trulli. Li ho visti darsi da fare per un paio di giorni tra lo sguardo incredulo e compiaciuto dei passanti
A sera il muretto di Veporano era terminato, con grande soddisfazione di tutti. Ed ora e’ li!
Mi sono molto commossa e non ho potuto continuare la passeggiata senza prima dire: Bravi, ragazzi!
Consapevole che pietra su pietra si puo’ costruire tutta una vita".
Sara tacque pensierosa, si puli’ gli occhiali , vidi che era turbata e non osai chiederle se,la sua costruzione, era venuta altrettanto bene.
Ma lei capi’ la mia curiosita’ e fu come se una nuvola adombrasse i suoi occhi pensosi e belli.
Mi addito delle margherite, un po’ stropicciate, che stentavano a tenersi dritte sugli steli.
Vedi, mi disse , ieri ho comprato tante piantine e me le sono portate a casa in fretta, era gia Primavera, le ho piantate con cura ,le ho innaffiate ben bene e le guardavo dal vetro incantata .Erano delle violette, una piccola siepe di corolle, belle e fresche.
Ad un tratto si e’ levato un vento fortissimo, quel vento improvviso che dal mare risale alla scogliera, non visto, non sentito. Ho visto ondeggiare le piccole piante piu’ volte tutte insieme e poi abbattersi sulla terra sfinite. Non ho fatto in tempo a tirarle dentro.
Ecco vedi, e’ successo anche a me, di cadere, travolta dal vento. Ed e’ quel tanto di imponderabile che c’e’ nella vita di ciascuno.
La sorte,ecco il perche’, noi siamo le canne e la sorte e’ il vento , mi ricordo’.
La vidi dirigersi piano piano verso il cancello... La sentivo mormorare: "Ma almeno proviamoci a costruire il Muretto.... La fortuna, quella non posso averla io e non posso darla a te, amica cara, ne’ alle persone a cui voglio bene e credimi sono tante, tante, ma proprio tante..."
Ed allargo’ le braccia come per volere abbracciare il mondo.
La vidi dirigersi nel viottolo verso la sua casa e scomparire dietro il cespuglio.

Nessuno faccia vibrare fatuamente le corde della sua lira
Ad opera grande si volge chi ora tocca questa corda.
Se non sai cantare la tua gioia, o il tuo affanno,
non sei utile al mondo.
Lascia pure da parte quel sacro strumento
………. (V. Hugo)

_________Nicole



A tutti i ragazzi che leggono
e ai loro muretti.










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