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Sara mi parlo’:Forse

di Caterina Nicoletta Accettura
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Pubblicato il 20/01/2010 16:56:10

Sara mi parlo’_forse

Forse.
Sara, molto spesso mi parlava, dandomi un’idea chiara di quello che le interessava di piu’.
E francamente si interessava un po' di tutto.
Certamente con lei era difficile annoiarsi.
Non erano discorsi, ma animate esternazioni che le arrossavano il volto e che rendevano i suoi occhi mobili ed a tratti dolci ,materni quasi, nei confronti di una compagna che le dava tanti momenti di complicita’, qualche dispiacere, qualche strizzata al suo cuore, tanta dolcezza e commozione.
In questi ultimi giorni mi appariva un po’ piu’ severa , come se qualcosa le incombesse sul cuore, un passaggio che non riusciva a chiarificare a se stessa.
Ma ne parlava con la solita calma rassegnata di chi ha vissuto
e non si meraviglia di qualche inevitabile spauracchio.

Quelle poesie che erano scritte, abbozzate, le chiamava farfalle con evidente riferimento alle sue due figlie, figlie anch’esse, le parlavano dal quaderno che teneva sul grembo.
Ti ascolto.
Mia cara amica, vengo a parlarti della mia poesia
Di una cosa sono certa,che la poesia coincide con la vita.

Il mio "Forse" non si riferisce ad una persona in particolare, ma a quel senso di meditazione che ti prende una sera quando hai l'animo colmo di angoscia, ma anche di amore per cio' che abbiamo dentro di emozioni, per la poesia che ci travolge con qulla tempesta scossa da lampi di luce, come un qualcosa che preme, un utero gonfio,la poesia e' travaglio molto spesso.
Doloroso e felice quando compiuto.
Da un animo gonfio di emozione e non riesce a spaccare le tenebre che sono le nostre stesse esitazioni, le nostre paure,inconfessate, forse soltanto le nostre timidezze,anzi in esse ci si rifugia perche' non e' tanto stare nella camera buia che fa paura quanto affrontare la luce, sempre che ci sia.
Prigionieri del nostro stesso essere in caverna come nel mito platonico, temiamo la luce che ci rivela,inadeguati a vivere .

Ed io so che molte dark rooom si susseguono, passaggi obbligati per me, non so vivere nel disordine che ho dentro per impostazione mentale e cerco, cerco, di chiarire.
Piu' srotolo,piu' la matassa si aggroviglia,tra le mani, ma e' in questo lo stimolo continuo a dipanare nodi.
Li eventi si succedono , spesso troppo coinvolgenti e sembra di stare in continua apnea.
Ci sono tante reticenze ad accettare la realta'.
Poiche' la realta' c'e' ed e' quel correre di passi tra il crepitio del canneto, forse un cammino buio di una sera, forse
Il cammino che ci porta altrove, non lo so , il cuore e' gonfio, il cammino e' a volte intricato, mai stasi, ma percorso con fermate, a tratti piu' spedito, sempre comunque sofferto,perche' solo chi non sa, non cerca, puo'
essere insensibile alla sofferenza dell'altro,alla voglia di uscire fuori e trovare uno
spazio, lasciare tempeste e marosi

Ma ci sara' per tutti questo tempo di
di vedere le vele di tutti spiegarsi nel vento della speranza o dovremo ancora veder soffrire chi e' caro al cuore?
Non lo so.
Ma ho paura, temo e tremo, piu' dell'infelicita' degli altri, che della mia.

La vita e' tutta un forse, c'e' chi lo grida, chi lo
accetta come pellegrino consapevole, non triste, io non sono triste per niente, pensosa si.
Un ‘forse’ emblematico s’insidia inevitabilmente lungo tutto il percorso poetico senza risparmio di parole come spesso il bel linguaggio di una poesia richiede.
L’apparente sensazione d’irrequietezza, che dovrebbe cagionare atteggiamento di quasi fastidio, invece per quella capacità di “esalazione di sentimenti” percettibili come un gustoso e perdurate profumo, svela la presenza di un’opera che il poeta ha saputo condurre con cosciente fermezza.
Aggiungo ancora, soffermandomi sul ‘forse’ che trova certezza in un finale quasi rincorso ma raggiunto con una consapevolezza inimitabile.
Ogni commento sarebbe evanescente a confronto del significato di così semplice percezione, ma di grande livello.
"non accusarmi di nulla se scollo la tua poesia dalla tua pagina e la porto sul diario del mio cammino!" mi dice un poeta amico.
Ora ,non e' questa l'impersonalità che poi coincide con la personalizzazione, che non siamo tanto diversi e non c'e' nulla di nuovo sotto il sole_

Gli ho risposto cosi':

Certo che l'hai scritta tu, ognuno di noi si ritrova nelle pagine dell'altro, percio' siamo fratelli di penna, non poeti laureati, non abbiamo altri interessi che comunicare, dare poesia e riceverne.Tu me ne dai tanta.
Ho paura a farti leggere il mio brano in prosa perche' sono sicura che sembra scritto da te o essersi fatto da solo per la gioia di tutti.

Sara sorrise, ripiego' il suo quaderno e si allontano' a passo leggero__

Forse, non era un addio:Sara di addii, ne aveva detti troppi.


E poi ognuno trova in una poesia quello che cerca.




___________________Nicole









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