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Riflessione der primo a matina

di Maria Musik
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Pubblicato il 01/01/2010 09:29:57

Che ve devo da di’: a me ‘sto Capodanno nun me piasce. Me mette ‘na tristezza, ‘no sgomento.
Si fossi stata ‘n antra (e, forse, lo so stata prima de reincarnamme in quella che so’), ieri a notte, sarei annata co’ l’amichi a magnà e beve.
Doppo, un po’ ‘mbriaca, sarei scesa giù ar Fiume, all’Isola Tibberina, l’isola mia, e avrei fatto l’amore sotto alla pioggia e alli fochi, senza temè né botti né toni, fregannomene artamente de nun riuscì a vede’ le stelle e de nun ricordamme manco er nome der moraccione de Borgo che me chiamava “Nina” e me se abbraccicava. Eppoi, avrei ballato insino a matina e avrei zompato e girato tanto che la sottana me se sarebbe asciuttata cor vento.
Invesce, me ne so’ stata rintanata drentro casa, co’ la voja de scenne giù ‘n cantina, ‘che me sembrava de sta a San Lorenzo sotto a li bombardamenti.
Me so’ stretta drentro alla scialletta e me so’ turata le recchie pe’ nun sentì quer conto all’incontrario che me fa aggriccià la pelle. “Diescinoveottosetteseicinquequattretredueuno…Evviva!”
Peppè peppè peppè - peppè peppè peppè – peppè peppè peppè –peppè.
Madonna mia, sarvace da sto supplizio der trenino!
Non è che so’ snobbe, bada bene: è che proprio me ce so ‘ntesa male. Le lingue de Menelicche, li cappelletti, le mutanne rosse, er bascio sotto ar vischio.
Ecco, parlamone der vischio. E lassatelo ando’ sta che fra ‘n po’ lo dovemo fa de’ plastica. Si proprio devo, me ce vado a ‘nfrattà drentro: assai mejo de ‘n bascetto e nun faccio estinguè la spescie (der vischio, ‘ntenno, che io ho già dato)!
E parlamo puro de le mutanne rosse. Io me le so messe nere, va beh?! Nun so’ vorgari, so’ secsi (pe’ chi, poi… boh?) e tengheno mejo lo zozzo. Nere, capito, come li misci neri che n’è vero pe’ gnente che porteno sfiga, così com’ è ‘na bufala che li slippe rossi porteno fortuna.
Comunque, sarvoggnuno e senza giudizio pe’ l’antri che se so scarmanati, me so ariletta er maestro e ve lascio co ‘n pensiero suo.
Bon'Anno e, pe' piascere, nun me dite che oggi me devo da divertì perché quello che fai ar primo lo fai tutto l’anno. Che tanto ce lo so: si va come quello passato, faccio schifo pe’ li prossimi 364 giorni.

Bolla de sapone

Lo sai ched'è la Bolla de Sapone?
L'astuccio trasparente d'un sospiro.
Uscita da la canna vola in giro,
sballottolata senza direzzione,
pe' fasse cunnolà come se sia
dall'aria stessa che la porta via.

Una Farfalla bianca, un certo giorno,
ner vede quela palla cristallina
che rispecchiava come una vetrina
tutta la robba che ciaveva intorno,
j'agnede incontro e la chiamò: - Sorella,
fammete rimirà! Quanto sei bella!

Er celo, er mare, l'arberi, li fiori
pare che t'accompagnino ner volo:
e mentre rubbi, in un momento solo,
tutte le luci e tutti li colori,
te godi er monno e te ne vai tranquilla
ner sole che sbrilluccica e sfavilla. -

La Bolla de Sapone je rispose:
- So' bella, sì, ma duro troppo poco.
La vita mia, che nasce per un gioco
come la maggior parte de le cose,
sta chiusa in una goccia... Tutto quanto
finisce in una lagrima de pianto.

(Trilussa)


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