Pubblicato il 12/02/2012 10:49:31
Ho conosciuto il filosofo (detective del quotidiano come si definisce) Fabrice Hadjadj durante l’edizione 2011 del Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini. In quell’occasione tenne un incontro con a tema il titolo del Meeting (E l’esistenza diventa una immensa certezza) che è tra l’altro possibile rivedere e riascoltare oltre che sul canale YouTube del Meeting di Rimini anche sul mio blog Aldebaran (http://lorenzorobertoquaglia.blogspot.com/) - lo trovate tra i video preferiti.
Hadjadj, certamente noto agli “addetti ai lavori” nonostante la sua giovane età ( è nato a Nanterre nel 1971) merita di essere maggiormente conosciuto perché offre spunti di riflessione sulla vita molto interessanti per l’uomo contemporaneo. E non è una presa in giro. Nel manuale “Farcela con la morte”, scritto nel 2005 e vincitore nel 2006 del prestigioso Grand Prix Catholique de littérature, Hadjadj affronta il tema della morte offrendo riflessioni che ci aiutano a vivere la vita senza censurare l’argomento che è di una inevitabile certezza, per tutti.
L’opera è divisa in capitoli che possono essere letti anche separatamente e offrono spunti per riflettere su diverse tematiche che emergono dai titoli dei capitoli stessi: Speranza di vita, La grazia della paura, Sul suicidio e l’eutanasia, Sull’omicidio legale e il terrorismo, La morte di Dio, Il martirio a portata di tutti, In my end is my beginning.
Scrive Hadjadj: “ la nostra epoca piena di rumore e di furore è veramente attesa di un liberatore, e questo spiega la facilità con cui un intero popolo si precipita a seguire un tiranno pieno di promesse o l’utopia alla moda”. Ognuno di noi desidera la felicità, ma la nostra morte e la nostra impotenza dimostrano che non riusciamo a procurarcela da soli, dobbiamo sperare che provenga da altro, ma altro non può essere un uomo, limitato e fallibile come noi. La morte pertanto è il termine di paragone con cui dobbiamo, volenti o nolenti, consapevolmente o meno, confrontarci per tutta la vita. La risposta che ci diamo nei confronti di questo limite condiziona tutta l’esistenza. Hadjadj ci offre le sue riflessioni e le sue risposte che trovano nella religione cattolica il proprio fondamento. La morte di Cristo sulla croce è il fulcro della visione cristiana della vita e quindi anche della morte. Non sono pagine mistiche o spirituali quelle che si leggono nel manuale, sono pagine che aiutano a riflettere l’uomo di oggi, immerso in una società che fa dell’ eternamente giovane e bello e sano e felice la sua finta colonna sonora. E non manca l’ironia.
Scrive Hadjadj: “D’altronde, come si può imparare a morire? Chamfort riporta l’obiezione di una ragazza: - perché questa frase, imparare a morire? Mi sembra che ci si riesca bene già la prima volta!”
In effetti a noi interessa imparare a vivere bene, non a morire bene.
Per chi fosse interessato alla lettura: Fabrice Hadjadj, Farcela con la morte, Cittadella Editrice - Assisi
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