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Il poeta e il delfino

di Caterina Nicoletta Accettura
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Pubblicato il 29/10/2009 08:55:35

Fiaba


Succede talvolta che un delfino, seguendo le navi, saltando e giocando con le onde, si allontani dalla riva nell’immensità’ del mare, perda di vista il branco dove ci sono i fratelli e le madri di tutti i piccoli e si smarrisca...

C’era una volta,

un delfino che, nella grotta di pietra di un mare felice,faceva le sue prime esperienze di nuoto nell’acqua che entrava attraverso una piccola insenatura ,formando un’ amena pozzetta all’interno del vano, per poi riversarsi in mare, dopo averne lambito l’interno, dopo aver irrorato le pietre,depositato un po’ di sale ed aver accarezzato quei piccoli cespugli che vivono ai bordi e creano spazi gentili di verde e piccoli fiori.
Sembrano bottoncini colorati o meglio,dei piccoli soli gialli che nessuno deve toccare per non suscitare le ire degli abitanti del paese.
Essi,per la maggior parte pescatori,sono molto gelosi delle loro spiagge e consapevoli che quelle rare piante vivono solo per grazia di Dio,di un po’ di pioggia che viene dal cielo o grazie a qualche falda di acqua che a fatica riescono a raggiungere con le radici sottili, ma robuste.
I pescatori,ritenendo la vita delle piantine di macchia mediterranea, almeno difficile quanto la loro, ne hanno un grande rispetto e le mamme insegnano ai figli ad amare quelle tenere creature, che, per proteggersi, si mettono all’ombra di qualche rara foglia,si armano di spine, ispessiscono la pelle per corazzarsi contro le intemperie .
D’estate scompaiono quasi del tutto, come i piccoli fiori, per spuntare in autunno, tra radi fili di erba che l’aria umida e salmastra riesce pure a rendere rigogliosi.


Il piccolo delfino viveva nella sua grotta ed era casa sua.La madre sfaccendava tutto il giorno: saliva e scendeva dallo scoglio per procurare piccoli pesci, granchi e tutto quanto servisse all’accudimento dei piccoli, che erano buoni,tanto buoni,si mettevano dietro la sua coda, in fila per la passeggiata quotidiana.
Non stavano fermi un minuto e lei beata li guardava giocare con una palla colorata che un ragazzo lascio’ cadere dalla ringhiera,saltare e gareggiare tra i flutti,sedersi soddisfatti a tavola per poi tornare a giocare come tutti i bambini del mondo dovrebbero fare..
Soltanto la sera, quando il mare si confonde col cielo e dal molo si staccano le lampare e si sentiva il canto dei pescatori, ella li faceva entrare frettolosamente in casa e chiudeva l’imboccatura con un grosso masso che spingeva col muso.
Una piccola cena e subito a letto tutti grandi e piccini.
Anche lei si addormentava esausta. dopo una giornata di intenso lavoro.
I piccoli delfini cresciuti nella caletta,di notte, quando mamma ronfava, aprivano gli occhi tutti insieme e, zittizitti si affacciavano all’imboccatura per vedere le stelle navigare ed altre vie scoprivano sul manto tutto blu,ed altre costellazioni, ma la piu’ bella era l’Orsa maggiore e Vespero che indica la rotta ai marinai..
Con gli occhi pieni di cielo finalmente si addormentavano,sognando i battelli che passavano in lontananza e quella striscia di argento che la grande faccia di Luna mandava giu’ dal cielo, unendosi al mare…
Divenuti piu’ grandi, si avventuravano alla ricerca del cibo,che le navi passando lasciano cadere,insieme al suono-saluto:il lungo fischio della sirena di bordo.

In questo ambiente salutare e dolcissimo,tra mareggiate e bonacce, tra schiume bianche e conchiglie, merletti di meduse e coralli multicolori, i delfini hanno la loro dimora e divenuti piu’ grandi abbandonano la grotta.

La sera non cercano riparo, non si ritirano nei naturali anfratti, ma si poggiano sul fondo del mare, strofinano i musetti, intrecciano le code e celebrano il rito dell’amore voltolandosi nella sabbia e lanciando sibili e gridolini.Poi felici, si addormentano.
La vita trascorse felice per il nostro Delfino che era diventato un giovanotto, fino al giono in cui...
Passava una grossa petroliera e da lontano il branco l’avvisto’, ne senti’ il tramestio, ne vide il grande fumaiolo che tingeva di nero il cielo,senti’ le grida del personale di bordo l’affaccendarsi concitato sui ponti,il mare gonfiarsi come fosse adirato e mandare lunghe onde minacciose che,accavallandosi si spegnevano sul lido,per tornare a bisticciare con le altre che sopraggiungevano.


Ad un tratto il fumo si addenso’ in una nuvola spessa e nera che copri’ per un lungo tratto le acque,rendendole torbide ed unte.
I delfini che eramo emersi per procurarsi il cibo, dovettero tornare ad immergersi perche’ gli bruciavano gli occhi,il mare aveva perso il suo bel colore azzurro e sembrava di pece.La barriera corallina si ritiro’ spaventata,mentre i pesci agonizzanti,andavano a morire sul lido.
Ne’i gabbiani, ne’ gli altri piccoli esseri del mare furono risparmiati e non fecero in tempo a salvarsi.
Quando quella macchina infernale fu passata tra lo stridere degli ormeggi.
Delfino torno’ in superficie e vide da vicino ,con i suoi occhi offuscati dalla fuliggine come la Natura muore.
Torno’ a tuffarsi in preda al panico per non vedere i bianchi uccelli riversi sul lido e le conchiglie di perla , anneritee rovesciate sui gusci come bocche agonizzanti.
I cormorani dall’alto degli scogli fremevano di rabbia e scrollavano le piume imbrattate di nero.

Insomma un vero disastro!!!!

Si ritrovo’ solo e piangente accanto ad un grande scoglio.
Si puo’ in pochi attimi perdere tutto?
Quello spettacolo desolante gli diede la risposta: non e’giusto, ma succede!

Un raggio di sole, forte, violento squarcio’ le nubi e tutto
dissolse quel nero facendo tornare i colori sul mondo,la vita alle piante,l’azzurro al suo mare….
Appena si riebbe dallo spavento il Delfino comprese che doveva vedere com’era fatto il suo mondo,quel mondo che stava perdendo senza neppure conoscerlo a fondo

Ricordo’ le parole della madre:”Se io non dovessi esserci,continuate il vostro cammino e lottate per il vostro progetto di vita”!.
Si asciugo’ le lacrime e si rituffo’ nel mare.

Risali’ la costa,esploro’ i fondali e gli anfratti,prese coscienza delle sue forze nuotando al largo fino ad essere esausto per giorni e per notti incessantemente,vide tante lune spuntare e spegnersi,tanti soli sorgere e tramontare e,quando giunse alla fine del suo viaggi,torno’ a verso la costa da cui era partito
La riconobbe da lontano le piccole case bianche,la macchia sulle piccole alture, le coroncine di erba che pendevano come collane, i bambini che giocavano sotto gli ombrelloni_ tutto vide il delfino da lontano.

Ma la sua grotta, quella non la riconobbe, forse il mare se l’era portata via o l’alta marea l’aveva coperta o i suoi occhi non riuscivano a trovarla….Era cambiata la costa ed era cambiato lui.
Penso’ che un po’ di mondo ora lo conosceva, ma si sentiva tanto solo, senza un punto di riferimento.
Gli sembro’ di essere uno di quei marinai che vedeva a bordo,intento a tenere femo ben saldo tra le mani un attrezzo di legno a forma di ruota. Si ricordo’ che lo chiamavano:

“Timonierattentallarotta”.


Il suo nome lo gridavano i marinai quando si davano voce da prua a poppa delle navi quando c’era tempesta.
Si accosto’ al lido con circospezione.Cos’altro gli riservava il futuro?
Gli sembro’ di non avere nulla tranne che il sibilo del vento, il profumo delle alghe e la luce del sole ,della luna, delle stelle, ma il suo cuore era di gelo come quei ghiaccioli che mangiavano le bambine sul molo di cui gli gettavano il bastoncino per vederlo saltare...
Era triste Delfino noi sappiamo perche’.
Fece qualche capriola in aria per sgranchirsi la schiena, si lascio’trasportare dall’acqua per rilassare le pinne, chiuse gli occhi per smaltire quella stanchezza che solo le preoccupazioni sanno dare, e si lascio cullare dalle onde.
Un impatto improvviso lo fece sobbalzare.Aveva toccato la riva

“Guarda che bello,un delfino!!!!!!!”

Apri’ gli occhi dolci e assonnati e ne incontro’ altri due vicinissimi dietro due lenti. E dietro di esse due pupille nere e vivaci che lo guardavano con curiosità ed ammirazione dalla testa alla coda e poi dalla coda alla testa…su e giu’….
Quegli occhi esprimevano una tenerezza indicibile che gli scaldo’ il cuore.

Si strofino’ il muso perchè le parole stentavano ad uscire,non sapeva cosa dire,come giustificare la sua presenza sul lido,di lui abitante del mare.

Aveva il corpo snello e leggero,un jeans blu arrotolato sui polpacci
una camiciola leggera aperta sul petto ed un aspetto severo e sereno al tempo stesso,gli occhiali per leggere ed un libro sotto il braccio dalle cui pagine sporgeva una penna.
Guardava lui, steso sul lido e subito dopo volgeva lo sguardo verso il mondo intorno.Attento a tutte le cose, alle api,ai fili dell’erba, ai ciottoli, ai' sassi,poi apriva il quaderno e scriveva a piccole lettere fitto fitto e tornava a guardare in alto accarezzandosi la barba.Il suo aspetto lo rassicuro, ma fu la sua parola sciogliere il nodo del petto.Avrebbe parlato a quel pescatore,il cuore assentiva.

Dunque chi sei?_______ Comincio’,con aria bonaria il pescatore:
Io,sono un delfino !!!
E cos’hai fatto?
Ho perso la rotta….
E tu chi sei?
Io, sono un poeta...
E, cos’hai fatto?
Ti ho teso le braccia………
Poeta tu che guardi il cielo e cerchi l’ispirazione,vuoi essermi amico?
Non ho "piunessuno"!
Non frignare, neppure io ho nessuno sulla terra.Gli uomini,le creature sono tutte sole sul cuore della terra trafitte da un raggio di sole,come dice un poeta ,amico mio che pocanzi ho lasciato al Bar...ed e’ subito sera! "

E starnuti’ forte come quando diceva una bugia.E stavolta l’aveva detta grossa,tanto che se ne meraviglio’.Ma si sa i delfini sanno certamente la Poesia,forse non conoscono i poeti…

”Non conosco i poeti,solo i pescatori…Diventiamo amici ti prego”.

”Va bene ,se vuoi proprio cosi’”

Tese le braccia e se lo strinse forte sul cuore.

Cosi’ inizio’ la vita incomune tra il Poeta e il Delfino.
Divennero inseparabili.Dividevano il cibo,le giornate,i giochi ,le risate,mentre il tempo passava veloce ed il sorriso tornava piano piano sul volto di entrambi.
Il poeta era un fanciullone e scherzava,ma quando scriveva diventava serio e pensieroso.
Il delfino voleva sapere..”Dimmi cos’e’ un poeta?”
“Il poeta e’colui che distilla… essenze cosi’ immense da specie famigliari….e’ per se stesso un tesoro inviolabile nel tempo"(Dickinson)

Il tesoro e giu’in fondo al mare…l’ho visto!Il poeta e’ dunque come il tesoro !

Comprese che aveva detto una cosa importante e fu felice di essere nel mondo della poesia.Lo guardava estasiato..tesoro……

“Non sono molto diverso da un pescatore…Gli uomini sono fatti per intendersi ed amarsi, come dice Eluoard………….”
“Un altro amico del Bar ,vero? “

“Si -annuiva il poeta -la poesia e’ di tutti e non ha limiti di tempo e di spazio, vola libera come noi due, come gli arcobaleni..come gli aquiloni……….Vola alta parola, vinci in profonditaaaaaaa,’(Luzi) grido’ con entusiasmo…………..

Dicono che nelle mattine d’estate ,quando l’aurora dalle dita di rosa s’inchina al Sole per farlo passare ed i fiorellini ancora distendono le corolle per poi brillare come rubini sulla costa irrorandola di rugiada, gli abitanti del luogo che si recano al lavoro vedano un poeta dalla barba bianca che con passo tranquillo percorre la riva del mare,pensieroso e leggero come sfiorasse appena la terra con le piante dei piedi,dicono che lo segua un delfino dal mare saltando sull’acqua e sorridendogli.Dicono che il poeta si accosti alla battigia e s’inginocchi sulla riva ,che il delfino smetta di giocare e si accosti alla riva e porga il musetto per il bacio del mattino,dicono che lo stesso avviene la sera .
Gli abitanti del piccolo villaggio vedono il poeta che abbracciato al delfino sussurra all’orecchio del suo piccolo amico e gli mostri il cielo.

Buonanotte delfino…Buonanotte amico poeta e scivola infondo al mare.

Il poeta torna alla sua casa,piccola e calda ,dove brucia il fuoco del camino e la magia de’ suoi versi.
E’ notte fonda quando chiude il libro,mormora le sue preghiere, si fa un rapido segno di croce,spenge il lume a campanella e si addormenta col viso viso bambino(i poeti non crescono mai) contando le stelle d’oro che fanno capolino dalla finestra e sogna..160 righi.

All’ombra dell’ultimo sole.
Si era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso……


…………………Vorrei scrivere per te una fiaba bella………


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