Pubblicato il 30/11/2011 23:09:58
Cosa ho pensato quando ho letto la notizia del suicidio premeditato e realizzato da Lucio Magri? Mi è venuto in mente il mio amico Ugo. Ugo ha 47 anni, due più di me, ed è ingegnere meccanico. Per dieci anni siamo stati amici “per la pelle”, come si dice. E’ stato uno dei miei testimoni di nozze. Poi la vita, come spesso accade, ci ha separato. Lui è andato a lavorare in Cina e per alcuni anni ci siamo sentiti sporadicamente. Poi ci siamo ritrovati, lui si è sposato con Silvia, una ragazza di origini venete conosciuta a Milano e sono venuti ad abitare non lontano da me. Dal matrimonio sono nati due bambini, Riccardo, che oggi ha quattro anni, e Letizia che di anni ne ha due.
Un giorno di primavera di due anni e mezzo fa, Ugo esce dallo studio di un medico con nelle orecchie queste parole: lei Ingegnere non faccia progetti a lunga scadenza perché non le rimangono più di due anni di vita, lei ha la SLA.
Da quando ho appreso la notizia della malattia, vado a trovare il mio amico Ugo quasi tutte le settimane, di solito il venerdì pomeriggio e passo un po' di tempo con lui, Silvia, i bambini e tutti gli amici che circondano Ugo, che oggi vive su una sedia a rotelle, non muove più alcuna parte del corpo tranne gli occhi, respira aiutato da una macchina e si alimenta con un sondino. Io e Ugo parliamo grazie ad una specie di computer che è posizionato davanti al suo viso e lui con gli occhi seleziona le lettere e forma le parole che poi una voce sintetica recita a voce alta, la nuova voce di Ugo. Per essere sinceri io vado a trovare Ugo per una forma di egoismo. Davanti al mio amico contemplo il mistero di quella sua vita così diversa dalla mia di adesso, ma che percepisco carica ugualmente di un significato profondo per cui vale la pena di essere comunque vissuta. Questo mi dice lo sguardo di Ugo ogni volta che lo incrocio. Quando gli chiedo: come va?, Lui mi risponde: “ho un po’ di SLA, ma per il resto va bene! E poi c’è chi sta peggio di me, bastardo interista!” che poi sarei io!
Il sacrificio di Ugo aiuta me e tutti i suoi amici a comprendere che la vita ci costringe ogni giorno a portare un pezzettino di Croce, cioè ci costringe quotidianamente a fare i conti con il fine ultimo delle nostre azioni. In questo cammino non siamo soli, ma accompagnati da altre persone che condividono con noi questa fatica. Solo compiendo sino alla fine questo cammino, ognuno di noi realizza il proprio Destino, Ugo realizza il suo Destino. Quindi vado a trovare il mio amico Ugo e lo ringrazio perché non c’è oggi luogo più prezioso intorno a me per fare questa esperienza. Quando varco la soglia della sua abitazione di solito sono stanco e pensieroso dopo una giornata di lavoro, quando lo saluto ed esco, sono sereno e lieto perché ho fatto esperienza di quel Significato ultimo della nostra vita che è il Mistero incarnato.
Io credo, anzi ne sono convinto, che se Lucio avesse conosciuto il mio amico Ugo, non si sarebbe tolto la vita.
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