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Argomento: Politica

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 28/11/2011 23:12:22

E’ di oggi la notizia: l’OCSE prevede per l’Italia un 2012 in recessione, cioè a PIL negativo. Per la Germania la previsione 2012 è una crescita dello 0,6% (contro una stima del 3% di crescita per quest’anno) ; per la Francia una crescita dello 0,3% nel 2012 (1,6% quest’anno) e per il Regno Unito una stima di crescita nel 2012 dello 0,5% (0,9% la crescita prevista per quest’anno). Complessivamente l’area Euro nel 2012 crescerà dello 0,2% contro una crescita dell’1,6% prevista per quest’anno. Le previsioni per gli USA sono di una crescita del 2% nel 2012 (1,7% per quest’anno). Come si può facilmente immaginare, una crisi imprevista, un fattore non calcolato che crea sfiducia nei Mercati e l’Europa nel 2012 sarà in recessione e di questo gli Stati Uniti hanno paura, che l’Europa in recessione blocchi la timida ripresa in atto negli USA.

E per le altre economie emergenti come sarà il 2012? L’OCSE prevede una crescita del PIL cinese dell’8,5% e del 9,5% nel 2013. Per l’India +7,2% nel 2012 e + 8,2% nel 2013. L’Indonesia +6,1% e +6,5%; la Federazione Russa +4,1% sia nel 2012 e sia nel 2013; il Sud Africa +3,6% e + 4,7%, infine il Brasile +3,2% e +3,9% nel 2013. Ma fermiamoci alla Cina. La Cina nel 2007 era la quarta economia del mondo, dopo USA, Giappone e Germania. Quest’anno è la seconda, avendo superato anche il Giappone, il che equivale a dire che il PIL cinese nel 2011 è stimato pari a 1.330 miliardi di dollari USA.

Con questo cosa voglio dire? Non penso che dietro l’attuale situazione di crisi economica europea e americana, non mondiale perché abbiamo visto che l’altra metà del mondo sta crescendo e anche a ritmi sostenuti e continuerà a farlo, ci sia un complotto ordito dalla Cina, magari con l’aiuto esterno di qualche altro Fondo Sovrano ai danni dell’Europa e degli USA. Europa e Stati Uniti si trovano in questa situazione di debolezza a causa di errori compiuti nei decenni passati sulle scelte eseguite non solo in politica economica, ma anche in politica estera; per quanto riguarda l’Europa lo stesso processo a cui si è arrivati all’Euro è stato carente, a mio avviso prima di tutto nell’esplicitare le ragioni per cui popoli diversi, ma accomunati da ideali e origini culturali comuni, decidono di unirsi e di guardare al futuro insieme. Venuto meno questo ideale, adesso è difficile per i Governi nazionali trovare le motivazioni e quindi di conseguenza porre in essere le azioni correttive, avendo a cuore il Bene Comune dell’opera che si è voluta costruire, cioè l’Europa, e non quella dei singoli Stati.
Tuttavia è altrettanto certo che una Nazione come quella cinese, prima o poi, farà sentire sul piano internazionale tutta la potenza della sua economia. “In politica contano i numeri”, è un vecchio adagio sempre vero. E mi sembra che nel caso della Cina lo sia particolarmente.

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