La nostalgia di te non cade
con il cadere del vento -il maestrale
tende le vele e increspa
la superficie liscia del Tirreno, fa cadere
gli aghi dai pini, ma solo
fino a una cert'ora, poi si perde
lungo le strade del mare.
Tu sei così lontano.
Potrei, nell'attesa, dimenticarmi del mondo,
potrei, per esempio, contare
uno per uno gli aghi
di questa pineta,
e dirti, al tuo ritorno, che ho calcolato
novecentomilanovecentonovantanove
piccole pigne, sette milioni
quattrocentomiladuecentottantasette
aghi perduti nella sabbia, fermandomi ogni tanto a riposare
sotto il nostro pino baobab,
alla cui ombra affido
le ottocentoventicinquemila ore e 54 minuti
della nostra lontananza,
e forse ventisettemilaseicentododici gusci vuoti di cicale,
e tercentomilacentoventicinque
rondini marine.
Non mi avventuro a contare
i granelli di sabbia.
ma avrei ancora forse tempo per capire
il tempo infinitesimo
che il germoglio ha impiegato a diventare
lo scrigno ligneo di saporosi semi
- anche le pigne devono avere un numero perfetto,
e questo sarà oggetto di altri calcoli, molto scrupolosi,
tanto da riempire l'attesa, nel tempo
così lento a passare nell'assenza
della tua voce che chiama
per trascinarmi al mare....
Calcoli fantasiosi, come quando
abbiamo scoperto insieme
l'algebrica perfezione
della tabellina del nove.
Agosto 2006
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