Qadesh
Altri mondi
In un’epoca come la nostra in cui sembra che folli contrapposizioni possano condurre a un nuovo conflitto mondiale, chi scrive – forse per protezione – cerca rifugio indietro, in un passato lontanissimo, ma non rintraccia altro che la ripetizione della storia.
In realtà, non occorreva andare così lontano per fingersi un rifugio; qualsiasi epoca, anche a noi più vicina, avrebbe presentato scenari simili, ma chi scrive ha un debole – chissà per quale non chiarita ragione – per il periodo di cui si accinge a parlare e altri momenti prossimi.
Dunque in un altro mondo, il mondo del 1274 a.C. negli scenari dell’Egitto e della Siria, ma com’era quel mondo? Proviamo a sollevare il sipario.
Molti i regni presenti nel periodo di cui mi occupo, ma tutti sottoposti a due più grandi: l’impero Ittita e l’impero Egiziano. L’Egitto si trovava nel periodo denominato Nuovo Regno, un tempo di abbondanza e di potenza. Tuthmosi III aveva definitivamente cacciato gli Iksos dal delta del Nilo; Seti I aveva condotto numerose campagne vittoriose in Nubia e in Libia (oltre ad essersi fatto edificare una tomba che, a avviso di chi scrive, è una delle opere più meravigliose concepite dall’ingegno umano). Il figlio di Seti, Ramses II è troppo noto per dirne altro, ma qualcosa finirò col dire.
Gli Ittiti erano un popolo guerriero proveniente, probabilmente, dal Caucaso. Arroccati nella loro capitale Attusha, avevano federato con la forza un gran numero di città stato, ora loro vassalle e tenute a pagare tributi e fornire assistenza in caso di guerra, edificando in tal modo un impero enorme, anche quello un modo per tenere insieme un mondo che insieme proprio non voleva stare (come, mi vien da dire, accade oggi). Muwatalli regnava in quel periodo, ma lo fece per poco.
Dunque Impero egiziano e Impero ittita: grandi città circondate da campi, popolate da contadini, artigiani, burocrati e guerrieri, tutti soggetti al Re divino e alla casta sacerdotale e tutti tenuti a contribuire all’esercito in caso di necessità. Succedeva spesso. Non parlerò delle credenze religiose e del rapporto con la morte; quelli sono temi unificanti. Qui parlerò di scontro.
I due mondi si erano già scontrati in diverse battaglie senza risolvere mai, ma Ramses II era un Sé Grandioso, un megalomane di prima categoria; non ammetteva condivisioni: voleva tutto. Nei primi anni del suo regno si preparò alla “soluzione finale” rafforzando l’esercito in una maniera che non si era mai vista prima. Quindi partì, deciso a prendere Qadesh – ritenuta fortezza inespugnabile – con al seguito un enorme spiegamento di forze. Forze che non mancavano agli Ittiti che, anzi, ne avevano di molto superiori, ma questo a Ramses II non importava; non credo avesse un buon rapporto con la realtà, come si vedrà in seguito. Dunque, si parte per la Siria. Gli Egiziani si muovono dalla città di Pi-Ramses, città natale del Re, con 20.000 uomini e 2.000 carri da battaglia. Ramses II non sapeva che se ne sarebbe trovato di fronte il doppio.
Attraversata Canaan, Biblo, Tiro, la Siria è in vista.
Notte nei pressi di Qadesh
Presso Qadesh: notte al campo. Catturati due beduini che si aggiravano nei dintorni. Interrogati, rivelano che Muwatalli, re egli Ittiti, è lontano, ad Aleppo, col grosso delle forze. Egli teme Ramses e se ne è andato altrove.
Ramses II non vuol sentire altro. Parte immediatamente con la sua divisione, la Amon, lasciando indietro le altre tre divisioni, ma i beduini erano al soldo degli Ittiti e il loro racconto era falso.
Isolate le forze egizie, gli Ittiti escono da Qadesh e si scagliano con carri e fanteria sulla divisione Ra che seguiva a una certa distanza la Amon, e la annientano. Quindi si lanciano contro la Amon ormai isolata, condotta da Ramses stesso.
Il Re invia subito messi ad avvertire le altre divisioni attardate di affrettarsi verso Qadesh. Quindi fronteggia gli Ittiti con l’unica divisione che è con lui. E la morte.
Tuttavia anche Muwatalli commette un grave errore; non ha impiegato tutte le sue forze nell’attacco e la Amon resite fino all’arrivo della Seth e della Ptah. La Guardia Reale fa quadrato intorno a Ramses che, dopo una battaglia furiosa, miracolosamente si salva. A quel punto gli Ittiti si ritirano a Qadesh. Qui Muwatalli morirà dopo poco, sconfitto dalla malattia che lo affliggeva. Ramses II, da parte sua, si affretta a tornare in Egitto senza tentare altre avventure. In fin dei conti gli è andata bene.
Non mi dilungherò nella descrizione della battaglia. Si trattava di due eserciti enormi, mai visti prima di allora. Non solo gli eserciti diciamo “professionali” egizio e ittita, ma anche tutti i loro vassalli e federati, tra cui mi piace ricordare WIlusa (Ilio), governata allora da un certo Piyama-Inaras. Le perdite furono enormi. A quei tempi la vita individuale valeva ben poco. Vigeva una specie di indifferenziazione collettiva: si moriva da mosche. Come mostrano le pitture nelle tombe reali, forse era un mondo a due dimensioni.
Tutto si concluse con un trattato, il primo trattato internazionale della storia, e fu meglio così, perché già si prefigurava un altro pericolo, come vedremo a breve.
La quiete apparente. Il trattato.
A quel punto Ramses II si astenne da ulteriori avventure belliche e pensò bene di dedicarsi all’edificazione di templi e al mettere al mondo figli – ne ebbe circa 100. Visse per più di 90 anni, tanto che il suo popolo doveva ben considerarlo un dio, dato che loro morivano e lui no (l’età media della vita, all’epoca, era di circa 35/40 anni). Ogni muro di ogni tempio egiziano riporta le grandi imprese dal faraone a Qadesh, ma non è andata così. I resoconti Ittiti sono più aderenti alla realtà, ma rivendicano una grande vittoria che invece non c’è stata. Lo sappiano dal trattato.
Il trattato fu inciso su lamine d’argento e su tavolette d’argilla, come di consueto. La lingua usata fu l’accadico, che era la lingua “diplomatica” dell’epoca. Numerosi frammenti sono conservati al Museo Archeologico di Istambul. Fu stipulato da Ramses II e l’ittita Hattusili, succeduto al fratello defunto dopo aver esiliato il nipote, figlio di Muwatalli che, guarda caso, si rifugiò in Egitto.
I due Re si definivano fratelli e anche le Regine, Puduepa e Nefertari, si definivano sorelle. Una principessa Ittita fu data in sposa a Ramses II al fine di costituire una parentela tra le due case regnanti, ma il trattato conteneva anche delle maledizioni, molto temute all’epoca, per il caso di violazione.
mille dèi del paese degli Ittiti e mille dèi del paese degli egizi distruggano la casa, la terra, i sudditi. Al contrario, chi osserverà questi patti, egizio e ittita che sia, mille dèi del paese degli Ittiti e mille dèi del paese degli Egizi, facciano che egli viva in buona salute e con lui la sua casa, il suo paese i suoi sudditi.
Molte furono le lettere che i regnanti si scambiarono. Sembrava che non ci fosse mai stata una guerra, ma forse era soltanto un tentativo di controllo reciproco e rassicurazione. Fu un periodo abbastanza tranquillo, più per gi Egizi che per gli Ittiti sempre impegnati a sedare qualche rivolta e a tenere a bada gli Achei che scorrazzavano nella Troade con gli esiti che conosciamo.
Il trattato venne quindi rispettato per molti anni e per molti anni i due Imperi restarono alleati tra loro, preoccupati per un’ombra che si andava delineando come una terribile minaccia: prima i Popoli del Mare e poi gli Assiri. Questa, però, è un’altra storia.
E oggi? Aspettiamo un trattato.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Giovanni Baldaccini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.