Pubblicato il 19/11/2012 22:53:44
Ho perso le mie figlie a Gaza nel 2009. Sicuramente lo spargimento di sangue deve finire. Articolo di Izzeldin Abuelaish
Il nostro amico Izzeldin Abuelaish ci ha chiesto di dare la massima risonanza al suo articolo pubblicato il 17 novembre u.s. sul TheGuardian on Facebook che commenta i tragici fatti che stanno accadendo in questi giorni nella Striscia di Gaza. Volentieri accogliamo il suo invito e pubblichiamo l'articolo, tradotto in italiano.
"Enorme il coraggio che serve ora per guarire le ferite storiche e cessare i massacri, abbandonando tutte le giustificazioni per la guerra.
Sono rimasto scioccato a leggere dell'ennesimo massacro. Quanti massacri i palestinesi potranno ancora sopportare? Quanti spettatori potranno ancora tollerare tutto ciò? Certo, ora è il momento di affrontare la realtà: i mezzi militari e la violenza non potranno mai porre fine a questo conflitto. La definizione di occupato e occupante non ha più senso.
I palestinesi e gli israeliani potranno avere successo quando compiranno passi coraggiosi per andare avanti verso un futuro sostenibile, in cui noi tutti confidiamo. E la comunità internazionale non potrà più voltare le spalle.
Gli israeliani non possono parlare di auto-difesa. Si tratta di invasione, con tutti i mezzi da tutte le direzioni - da aria, da terra e da mare. Il Governo israeliano ha autorizzato la mobilitazione fino a 75.000 riservisti alla fine dello scorso venerdì, preparando il terreno per una possibile invasione di Gaza. Invece di auto-difesa, si tratta di fuga dalle responsabilità. Per contro, non è diritto degli occupati combattere e liberarsi dall'occupazione e dalle continue umiliazioni?
Ciò che permette al male di prosperare è il fatto che le persone di buona volontà non fanno niente per cambiare le cose. E' il momento per i leader politici di essere coraggiosi. Che cosa hanno intenzione di dire ai loro figli quando guardano gli altri bambini uccisi? Dov'è un sistema internazionale costruito sulla giustizia e sui valori umani?
La storia si ripete, si dice. Ma questa volta alla storia non è stato permesso di ripetersi, dal momento che non vi è stata alcuna tregua nella sofferenza e nell'uccisione dei palestinesi, che prosegue quotidianamente. E si tende a mantenere gli appuntamenti - al momento delle elezioni - ci sono invasioni, il sangue palestinese viene usato per vincere le campagne politiche.
Ma questa azione mette in pericolo la vita e il futuro non solo dei palestinesi ma anche degli israeliani. Per questo ciò che sta accadendo è un suicidio distruttivo. I nemici finali sono l'ignoranza, l'arroganza, la paura e l'avidità. E il vero coraggio sarebbe quello di implementare i trattati di pace e progetti simili. Mentre scrivo, 39 palestinesi e 3 israeliani sono stati uccisi e più di 300 persone gravemente ferite. Le morti includono otto ragazzi, tre donne, di cui una in stato di gravidanza e quattro anziani. Dei feriti gravi ci sono 102 bambini. Si tratta, ancora una volta, una tragedia umana.
La leadership politica e militare - compresi tutti i generali israeliani - sa che i mezzi militari non potranno mai porre fine a questa violenza. Sappiamo anche che le occupazioni finiscono e anche questa alla fine terminerà. Quindi, cerchiamo di porre fine a questa follia adesso. Invece di usare la forza contro i civili, perché non investire le proprie energie nel portare avanti i trattati di pace? La ferita non può guarire, mentre ora c'è un grande impegno nell' approfondirla ed esacerbarla. La mia famiglia a Gaza non è sicura e lo stesso si può dire per tutte quelle persone innocenti in Israele.
"Nessun governo dovrebbe tollerare una situazione in cui quasi un quinto della sua popolazione vive sotto un continuo fuoco di fila di razzi e missili", afferma il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che affronta le elezioni a gennaio. E il popolo palestinese che ha sofferto per decenni?
All'esercito è stato ordinato di condurre "attacchi chirurgici" a Gaza, ha detto Netanyahu, ma Israele avrebbe preso "tutte le iniziative necessarie per difendere il nostro popolo." Ci sono state anche segnalazioni di lancio di missili su Gaza durante la notte.
E' una novità per me apprendere che Netanyahu sia un chirurgo. Non sappiamo chi gli abbia insegnato la chirurgia e quale tipo di chirurgia. Noi, come medici, pratichiamo la chirurgia curativa e costruttiva e non quella distruttiva e traumatizzante. Questo è il tipo di chirurgia che avrebbe bisogno di imparare e praticare, un intervento chirurgico che dovrebbe guarire e chiudere le ferite dei palestinesi e degli israeliani.
Per di più, chi sta mostrando più coraggio in questa situazione?
Nel mezzo dell'escalation della violenza, essere coraggiosi significherebbe operare per salvare vite umane. Non c'è coraggio nell'uso della forza contro civili innocenti e disarmati - o civili armati solo della loro fede e della loro volontà di vivere in modo indipendente. Né vi è il coraggio - su entrambi i lati - nel manipolare la situazione per il limitato interesse politico e individuale.
Per quanto riguarda la pace - per usare un linguaggio medico - se una cellula soffre, tutto il corpo ne soffre e si lamenta. E' la pace individuale della mente che porta alla pace di una comunità. Deve diventare uno stile di vita, un modo naturale di pensare - un compito enorme per un luogo dove la violenza endemica è routine. Di qui la necessità di modificare radicalmente il contesto, e, su entrambi i lati, si deve trovare l'accordo.
Il popolo palestinese è nel dolore e nell'angoscia. Ne abbiamo abbastanza di sentire il grido di angoscia delle madri, testimoni della morte. La donna che urla per il dolore del travaglio aspettando il momento felice di avere il suo bambino appena nato, questo è il grido della madre per la vita e la libertà.
Il ruolo del medico è quello di aiutare, per ridurre al minimo le sofferenze e per far nascere in modo sicuro i bambini del futuro. E' tempo per la comunità internazionale di aiutare e sostenere i palestinesi in questo bel progetto. Il mondo è afflitto da violenze e conflitti. Dobbiamo andare avanti e sottolineare il rispetto e la dignità che ogni essere umano merita indipendentemente dal sesso o razza. La libertà non deve fermarsi alle frontiere della Palestina, siamo in grado di resistere attraverso la verità e la giustizia.
La pace sarà una conseguenza della verità. Maria Montessori ha detto: "Stabilire una pace duratura è compito dell'educazione, tutti i politici possono farlo tenendoci fuori dalle guerre."
Speriamo che questo sia un punto di svolta e una strada verso la libertà palestinese."
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