I tuoi occhi, i tuoi capelli indecisi,
L’arco impreciso delle tue sopracciglia,
Il fiore pallido della tua bocca,
Il tuo corpo vago e comunque ben sodo,
Ti donano un aria poco feroce
A cui tutto il mio omaggio è dovuto.
Il mio omaggio, ah, perbacco! Tu ce l’hai.
Tutte le sere, che gioie e piaceri,
O mia presentabilissima castana,
Quando verso il mio letto vieni, i seni
Eretti, ed anche un po’ altera,
Sicura dei miei umili propositi.
I seni duri sotto la camicia,
Fiera della festa promessa
Ai tuoi sensi dappertutto e per lungo tempo.
Felice di conoscere il mio labbro,
La mia mano, il mio tutto, impenitenti
Di quei peccati che un pazzo fugge!
Sicura dei baci deliziosi
Negli angoli degli occhi, nel cavo
Delle braccia e sulla punta dei seni,
Sicura della genuflessione
Verso quel cespuglio ardente delle donne
Follemente, fanaticamente!
E altera perchè sai
Che la mia carne adora all’eccesso
La tua carne e che tale è questo culto
Che dopo ogni morte, – quale morte! –
Lei rinasce, in che tumulto!
Per morire ancora e piu forte.
Sì, mia vaga, sia orgogliosa
Perchè radiosa o preoccupata,
Io sono vinto, tu mi possiedi:
Tu mi fai rotolare come l’onda
Dentro una delizia ben pagana,
E tu non sei più ormai cosi vaga?
(Tratto da Parallellamente, traduzione di Manuel Paolino)
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