Non è un buon mese per scrivere,
agosto,
con i suoi venti caldi che spingono sogni
lungo strade di polvere bianca
rubata alle dune,
sotto candide nuvole vuote
di pioggia nel cielo di smalto.
La notte
ancora altri sogni, sospesi
a lanterne di stelle cadenti
proprio come stanotte, e lanterne
cinesi sospinte
dal loro stesso calore, che le fa più leggere.
Scrivere è duro - non come
alzare la zappa e spaccare una zolla -
sotto il sole spietato.
Ma farsi leggeri e, portati dal vento, afferrare
le cime dei pioppi per gioco, aggrapparsi a un'antenna
perché il vento ci sventoli come
bandiere di festa
o come gli amanti che volano sopra al paese dormiente,
è cosa da farci un pensiero.
Vacanza
della mente creatura, del cuore
che batte al ritmo di estati passate,
quando nessun orizzonte era chiuso, e sempre qualcosa chiamava
da un po' più lontano, e si andava, fidando
nella bellezza del mondo in attesa.
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