I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Poesia di paesaggio
Descrivere la calma stupefatta Degli altipiani senza umani, I mari verdi, le onde Lunghe dei pascoli Il silenzio Dei vulcani addormentati, degli organi di pietra - Muto per sempre il canto Della loro canzone di lava - incrostati di conchiglie Nere, risplendenti Sotto la luce gialla Di un astro rovente. Nuota lenta una vacca Nella corrente silvestre, Le corna imprigionate Da una frasca di ontano Vulcani di Auvergne, luglio 2002
Id: 40742 Data: 29/12/2016 16:08:40
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Attesa
La nostalgia di te non cade con il cadere del vento -il maestrale tende le vele e increspa la superficie liscia del Tirreno, fa cadere gli aghi dai pini, ma solo fino a una cert'ora, poi si perde lungo le strade del mare. Tu sei così lontano. Potrei, nell'attesa, dimenticarmi del mondo, potrei, per esempio, contare uno per uno gli aghi di questa pineta, e dirti, al tuo ritorno, che ho calcolato novecentomilanovecentonovantanove piccole pigne, sette milioni quattrocentomiladuecentottantasette aghi perduti nella sabbia, fermandomi ogni tanto a riposare sotto il nostro pino baobab, alla cui ombra affido le ottocentoventicinquemila ore e 54 minuti della nostra lontananza, e forse ventisettemilaseicentododici gusci vuoti di cicale, e tercentomilacentoventicinque rondini marine. Non mi avventuro a contare i granelli di sabbia. ma avrei ancora forse tempo per capire il tempo infinitesimo che il germoglio ha impiegato a diventare lo scrigno ligneo di saporosi semi - anche le pigne devono avere un numero perfetto, e questo sarà oggetto di altri calcoli, molto scrupolosi, tanto da riempire l'attesa, nel tempo così lento a passare nell'assenza della tua voce che chiama per trascinarmi al mare.... Calcoli fantasiosi, come quando abbiamo scoperto insieme l'algebrica perfezione della tabellina del nove. Agosto 2006
Id: 40008 Data: 29/10/2016 11:28:07
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giorni feriali
Amo la vita dei giorni feriali L’odore del caffè all’alba, l’autobus delle otto, la porta socchiusa sul giorno E il chiasso degli studenti. Amo la mia postazione, il lavoro che mi aspetta, i libri sugli scaffali e le pause di sicurezza. Amo gli utenti difficili I colleghi sorridenti E la polvere di intonaco Sui vecchi documenti. Amo gli impegni extra. E la stanchezza pomeridiana, le lunghe telefonate, i carrelli cigolanti e la strada di casa. Amo il sonno pesante e la giostra che riprende, Perché è solo nei giorni feriali Che si giustifica l’assenza
Id: 39384 Data: 15/09/2016 14:51:11
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Alba pratalia
Mi incantò la pagina bianca. Fu tanto tempo fa. Fu un mattino. Riluceva bianca Come una campagna all’alba. Bagnata di luce gentile E dalla rugiada. E mi spinse ad attraversarla Un lungo giorno a venire, pigro, d’estate (profumo di erba appena tagliata). Seminarla di parole E lasciarmele alle spalle (alba pratalia araba). Camminava una donna sul foglio Portando un cesto in bilico sul capo. Era pieno di segni e parole E sulla pagina li ha sparpagliati. Mi incantò la strada deserta all’alba appena nata. Il mattino veniva dal fondo, con la sua spiga d’oro levata. Sulla pagina ora avanza Un esercito di parole. Nere, sottili, compatte ombre in un mezzogiorno di sole.
Id: 28512 Data: 07/11/2014 19:08:52
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Confusione
Che strano. I giorni vorticano catturati in un turbine, con chiasso suburbano. La strade sono interrotte o, cambiate di rotta - scoppi di clackson, brusche frenate! - non sanno dove andare. L'autostrada del sole è ferma per lavori da troppo tempo in corso. I treni si avvicendano verso nessun luogo obbedendo alla sola legge del movimento (che tutti ci governa da quando, svariati milioni di secoli trascorsi, è esplosa la materia). Le sale di stazione non cambiano di odore. Ingenuo chi ha creduto che, scrivendo dei versi sul verso della mano che lavora alla ruota, non tradirebbe il tempo adolescenti istanze. La mano che ci compra è quella che ci vende La mano che ci compra è quella che ci vende al peggior offerente.
Id: 28320 Data: 29/10/2014 19:42:02
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il raggiante avvenire
I giorni che attendono di essere raggiunti Nel tempo intatto del raggiante avvenire, come l’orizzonte di vaste pianure marine ad ogni passo si spostano di un passo più innanzi. E avviene invece che il tempo della vita trascorra (da ad-venire e trans-currere) Senza percepirne l’avvenenza Di ogni particella temporale. E avviene tutto a un tratto che Ecco la vita è avvenuta ma l’avvenire affatto La vita è quasi tutta avvenuta resta appena Uno scorcio di strada e poi svolta obbligata, la vita quasi tutta avvenuta resta appesa nel ripostiglio di spazzole e ramazze prigioniera di stracci per la polvere o nei sacchetti delle scope elettriche. Lode dunque a colui (colei) che non attende - l’occhio inteso al radioso avvenire – E, nella tensione del suo filo (funambolo sul suo tempo sospeso), È attento a tutti i punti della linea, come se ognuno fosse a sé il suo atteso.
Id: 27697 Data: 29/09/2014 18:28:27
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Le parole la lenza
Le parole la lenza con cui volevo pescarti dal profondo del mare non servono: tracciano soltanto segni lievi ombre inconsistenti, e tutto quel che eri sfugge al senso (non all'assenza, che ancora è qui intera). Mi resta il gambo secco di un geranio.
Id: 27385 Data: 12/09/2014 14:42:09
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Paesaggio marino
Il luogo è silenzioso. Un lembo di sabbia tra le rocce aguzze e il mare risplendente. Sparita la chiassosa brigata dei bagnanti, siamo soli, il sole sulla pelle ha la dolcezza di mani, è il sole di una stagione fuori calendario. L’isola emerge dalle acque del mare - un sesso di donna prominente folto boschetto di pini bassi e mirto intorno a una radura di terra rossa che le onde lambiscono (spalancato sotto il sole in attesa) E io racconto di un’isola lontana nel Pacifico che forse non esiste, dove i maschi sposano la terra e le danno in pegno il proprio seme per una nuova fioritura. Parlo. Tra frase e frase c’è il silenzio assordante del tempo, il frinire di cicale morenti, la risacca, un vento tra le rocce. Di tutti gli esseri viventi non vediamo che pesci nuovi nati, trasparenti come acqua, un colibrì, una libellula. Mi sfiora il braccio una farfalla, scompare tra gli arbusti. L’isola sporge dalle acque del mare - totem, divinità - contro l’azzurro immobile, in attesa. Il vento strappa musiche alle foglie dell’agave.
Id: 27121 Data: 28/08/2014 15:49:39
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In una chiesa rupestre di Matera. Contrappunto a F. Innella
Qui il tempo gioca tra pietre rosicchiate. Fuori il mondo è pura luce, riverbero accecante a guardia dell'entrata. Un'eco qui gli uccelli, i gridi dei bambini nei giochi, il rombo del fiume dalla profonda crepa. Affolla l'aria un fiato sotterraneo, l'aspro odore di salnitro e di muffa di perdute preghiere.
Id: 27008 Data: 22/08/2014 13:10:20
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Agosto
Non è un buon mese per scrivere, agosto, con i suoi venti caldi che spingono sogni lungo strade di polvere bianca rubata alle dune, sotto candide nuvole vuote di pioggia nel cielo di smalto. La notte ancora altri sogni, sospesi a lanterne di stelle cadenti proprio come stanotte, e lanterne cinesi sospinte dal loro stesso calore, che le fa più leggere. Scrivere è duro - non come alzare la zappa e spaccare una zolla - sotto il sole spietato. Ma farsi leggeri e, portati dal vento, afferrare le cime dei pioppi per gioco, aggrapparsi a un'antenna perché il vento ci sventoli come bandiere di festa o come gli amanti che volano sopra al paese dormiente, è cosa da farci un pensiero. Vacanza della mente creatura, del cuore che batte al ritmo di estati passate, quando nessun orizzonte era chiuso, e sempre qualcosa chiamava da un po' più lontano, e si andava, fidando nella bellezza del mondo in attesa.
Id: 26937 Data: 18/08/2014 13:33:43
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Un momento di dubbio in Perceval
E’ così lontano il tempo in cui partii. Mia madre è rimasta nell’aia Della casa vuota. Gli animali del cortile Insieme a lei hanno perduto la voce. Mi aveva tenuto nascosto Per paura della Morte, ma i cavalieri sono passati, ed è cambiata la mia sorte. I bei cavalieri dalle lucenti armature. Cavalcavano e il mondo rifioriva. Dove sono finiti? Sabbia nella sabbia, materia grezza di stelle, ruggine senza luce. . Io sono vecchio, curvo In questo deserto bianco. Ancora cerco il mio graal, ma spero di non trovarlo. Per quello ero partito dalla casa del padre e della madre, seguendo i cavalieri nell’ incredibile viaggio. Il mondo cambia in fretta, tutto, intorno, è mutato. Nessuno più mi aspetta, La pietra d'angolo è crollata. Perciò quello che cerco non lo voglio incontrare, allontano la pena di non ritrovare le vecchie strade bianche cancellate dal tempo, strade che ridisegno in notti senza sonno, case abitate solo dalla memoria.
Id: 26916 Data: 16/08/2014 18:53:51
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Stazioni per Virginia
Stazioni per Virginia At Angel Station un vento selvaggiamente soffia, trascina gli Angeli e gli autobus rossi verso il cielo grigio fumo… Fiumi di tempo scorrono nel mio quaderno segreto come nei Virginia’s lost gardens (l’erba si è fatta più gialla, più antica, come i profumi dei fiori e le voci degli uccelli) Fiumi e fiumi di macchine Concerti di rumori.... Chissà se tali rumori influenzeranno La lingua degli uccelli? Il pellegrinaggio degli abitanti fantastici dei tuoi romanzi Non ha fine. Io sono qui guardando con i miei occhi i tuoi luoghi ascoltando voci Seguendo brezze …. L’aria è piena di odori confusi con l’odore della pioggia All’angolo di Bloomsbury’s Rachel nel suo vestito più bello distribuisce volantini con storie d’amore mai scritte. Provare l’ebbrezza degli angeli nel volo andare sempre più in alto, dove si vede La bruma incendiata dal sole… Tu eri così sola. (Missis Dalloway sale nel cielo col vestito gonfio di vento, un ombrello aperto nella mano destra, l’altra alzata a reggersi il cappellino…) Chi reggerà il peso delle voci che affollano il tuo silenzio? Come quelle di un angelo improvvido le tue ali si sono rotte in volo. (La città non si acquieta) Nel rombare del fiume Si nasconde il segreto. Tre pietre. Nelle tasche di una giacca grigia. Nel mattino di un giorno grigio. In quale fiume ti sei nascosta? L’acqua ti separa da te stessa. A Time Square, stamattina ogni orologio segna la propria ora, come è giusto, ed una giovane donna, invisibile, disegna una spirale di sabbia nel vento. Ho pianto come un salice, e le mie lacrime Si sono perse nell’acqua del Serpentine. e poi abbiamo riso a dirotto, con un bambino folletto, incontrato per caso nella piazza del Tempo. Ci sarà un luogo Per tutte le parole? forse, Virginia, tu hai scelto il fiume, perché l’acqua risuona come il mormorio di voci amate e lontane dietro porte sbarrate Che non potevi aprire. Come il brusio i sussurri i gridi le risate di sconosciuti passanti lungo Oxford Upper Street. Forse anche tu ti sei chiesta il perché di tante parole - il destino dei fiumi di parole sgorgate dalle labbra e dalle dita – un destino troppo breve a confronto della capacità di trasformazione della materia, della minima permanenza della materia in uno stesso stato.* Che ne sarà delle parole – condividono Lo stato di materia solo perché parole, o solo Per ciò che le rende visibili – la carta, un po’ d’inchiostro… diventeranno un giorno che cosa? Regent’s. Un altro fiumiciattolo Nel silenzio dell’erba. Un’anatra detta legge Alla comunità della sua specie. Nostalgia sottile di nulla In questa giornata che minaccia pioggia (qui è tutto ciò che amo) aironi cinerini e nessun desiderio di casa. Perdersi nella pioggia. Parole, lacrime, pioggia. Fiumi inseguono fiumi che inseguono fiumi di acque, di suoni, di cose. Gorgoglii, chiacchiericci, fragori. ruscelli, passanti, motori Mormorii e sussurri e gridi E sgorgare di acque e parole e suoni traboccanti dal mondo come latte che bolle (il profumo del pane tostato, al mattino, sotto il cielo grigio fumo…) Mildenhall road, la sera. E’ silente ed asciutta. Niente più acqua nei rigagnoli ai lati delle strade, e neppure sulla cupola di pietra della chiesa di St Mary. Siedo sul muretto di cinta Accanto a un cespuglio di rose. Il sole ed il vento hanno tutto asciugato. Lacrime, pioggia, brina. E sulle rose serali aleggia un profumo che è l’essenza di tutte le rose del tempo, di tutte le rose di cui abbiamo sentito il profumo, Virginia ed io, ognuna Accanto a cespugli diversi. E Virginia anche lei respira questo stesso profumo e sorride. Londra, Luglio 2005
* infatti qualcosa nel movimento continuo delle stelle esplode un mattino gli uomini nel loro continuo errare ne ripropongono il moto perenne la distruzione del cosmo per un nuovo più potente caos ed allora scrivere delle parole – creare mondi – e d’un tratto tutto è lacerato non più silenzioso, morto e le parole inutile cenere dei giorni si posano su macerie inerti Ma Virginia non vede tutto questo, ha raccolto tre pietre tanto tempo fa sotto un cielo smokey orange e si è stesa nelle fresche pieghe del fiume è lì che ne ascolta la voce À jamais
Id: 26823 Data: 08/08/2014 19:24:51
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Bad Hochmoos
1. E' profondo inverno questa notte a Bad Hochmoos Dalla notte, scarne voci di grilli ed occhi semiciechi il cielo scende a coprire la terra, tutto disappare pure domani sarà di nuovo estate, più verde il campo, più lucente la lama dell'abete ma stanotte, come sollevarsi appena più in alto dell'erba? 2. Dimenticherò forse l'uomo con la falce lunga, che tagliava l'erba dinanzi ai miei piedi, ai margini del pascolo? O i corvi, nitidamente neri in campo verde, i corvi che gracchiavano il loro grido verso il bosco proprio dinanzi a me? 3. E' questa la valle primordiale il vento porta odori delicati ed un ruscello canta il mondo di tutta luce che lei cercava lei ha subìto l'offesa più dura, l'ingiuria del silenzio pure è a lei che parla questo ruscello è lei che tuffa i piedi dentro l'acqua gelata con un grido da uccello non io tutto è già lontano un mondo racchiuso in una bolla di vetro capovolgerla per aver l'effetto neve 4. Meglio l'odore stantio di vecchie case mai prima abitate, la polvere rappresa a grappoli lungo i corrimani, meglio la città rumorosa e sfuggente dove nei vicoli stretti disperdere i fantasmi.
Id: 26809 Data: 05/08/2014 21:05:54
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Non sono nata lì
Non sono nata lì io sono di un altro posto dove c'è mare e odore di olio e di porti dove le brezze si gonfiano di sabbia e di salmastro non sono nata lì ma la neve e la brina ogni inverno mi chiudono stretta nel loro abbraccio di alabastro Io non sono nata lì tra le erbe crepitanti nell'estate furiosa pure ancora mi bruciano i graffi dei pruneti e all'impazzata canta dentro me una cicala nel desolato mezzogiorno Non io sono nata lì ma una donna che mi somigliava a cui io somigliavo suoi sono i ricordi, la tristezza, il rimpianto suo l'amore che pesa come una cesta zeppa la cerco in ogni luogo per darle quel che è suo, ma non la trovo.
Id: 26432 Data: 08/07/2014 23:19:47
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Ballata avvelenata - Scherzo
Geldra mi uccide, e niuno viene meco A rigettar gli umori neri al varo Bieco che fu, di nostra ordalia impreco E il tempo e il loco, eppur mi resti caro. Né tu sarai più là, ov’io mi reco Terre di vampa et luci ed aspre faci Pur s’io ritenga ancor di forza spieco Puete sortir purpuree nuove braci. Ove sarò, tra genti strane et apre Tra suoni di novelle lingue astruse Ad obliar mea speme e mei desastri Nel vorticar di fabule confuse Tu non sarai, et il disio si spande Invano supra Zefiro che spira Ver l’Oriente encloso di suoi blandi Cirri, a sparger d’esso seme ignari amanti. E sia così. Avverossi che tiene Auspicio allato di mia ombra abbranco Di stregone che un dì di biondo crine Divinò, nelle ligne della manca Mia mano essere iscritto un rio destino: sempre avvenir colà dove sprangata siavi una porta, e fuori io resti ascritta unquemai io non paghi il mio riscatto al mago, et il ne porga a me rescritto. Tutttavia se d’orgoglio fui figliata Il dì dois de lo mes lo più vegliardo Per un matre e un patre apparentati D’un amor che si tenne ognor gagliardo Io affermo innanzi tutto lo creato Non esservi ancor mago che qui impugni Sua arti nigra a mio furor irato Di ognora dover pigliar commiato. Che se lui versi ancor di sua gramigna Ne lo mio campo appena seminato Quivi agirò, come lo mio antenato Agì contro lo mesmo fato arcigno Lo gesto di rescrivere mia sorte A novo in su le ligne de la mano Cassando il mago e tutte le sue sorti E d’un solo butto tutti li suoi torti Né di te mi farò plus sangre acrore Di quanto siasi al dì d’oggi maligno, che lo silenzio intra li amanti è d’oro quando risuoni chioccia la parola Cosicché a core lieggio mi diparto Dopo lo spiego quivi del mio duolo Verso i liti più provvidi di Astarte Ov’altra ancor favella mi consoli E ti sia caro ancor lo mio memento Ti sia compagno il dire che non dissi, e quando ristorata sia la mente di tutte carte vane che un dì scrissi Novello tempo rinnovelli i ditti, Astro schiarisca i cieli ov’io ripari unde ritorni a me, che ancor lo fissi, Più che l’amore, l’estro de’ mie Lari Estro e non astri. Astragali alle ortiche Et il volere più che il lacrimare. Che sia la sorte giammai più inimica E maraviglia ognora mio compare.
Id: 26176 Data: 17/06/2014 22:27:15
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Confine del tempo
Confine del tempo, parola imprecisata glossa ad oscurare l'apparenza, nota a margine, indecisa, appena modulata musica della strada suono acuto martello che perfora il netto disporsi dei giorni a calendario, muta lingua che sfiora e scuote in brividi il corpo addormentato vertigine, parola impronunciata
Id: 26056 Data: 11/06/2014 13:33:27
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Estate
Le parole le frasi In fuga nella testa spinte dal maestrale uno sforzo fermarle innaturalità della scrittura quando il corpo è sospeso in una culla d’aria Le cime dei pini, di un verde appena un po’ più chiaro si inchinano al vento e le rondini di mare confondono nei miei pensieri gridi con parole Perché dovrei fermarle La malattia e la cura La malattia è la cura Per guarire non c’è che da restare Un istante, ascoltare Il dolore che batte più profondo Del sangue al passaggio nelle valvole Ascoltarlo e ascoltarlo, fino a che Il corpo si addormenti, stanco, cullato dal tempo primordiale, e al risveglio si ritrovi guarito, più leggero sotto il lenzuolo fresco del mattino Essere sola. Nelle ore che scorrono cercare la pienezza. I bambini, qui accanto, giocano alla settimana, i loro gridi si confondono con quelli delle rondini stamane nelle rocce d’argilla abbiamo scavato conchiglie di secoli e la loro bellezza rifulge nell’azzurro. Adesso costruiscono una città di sabbia. Mi mostrano la casa che mi hanno destinato. Praialonga, giugno 2003
Id: 25773 Data: 21/05/2014 14:39:55
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barthesiana
Il lettore del testo si prenda il suo piacere. Si Si Si Si sintonizzando i sensi si lasci scivolare nell’abbraccio lascivo di Vocali frementi che sssssibilando in frasi si sciolgono si sfanno liquide liquide liquide si scontri con le glosse che duramente occludono il passaggio occlusive lanci il proprio parlare oltre la lallazione attinga alle labiali sorsi di beatitudine bocche brividi baci non sia sordo ai sonori richiami di sirene, non si accordi tremando all’albero maestro: si disseti, si bagni delle parole pregne delle parole infanti che rinascono in canti giù fino alla scissura primaria in cui polare una poiesi appare.
Id: 25763 Data: 20/05/2014 11:55:52
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barchette
Sono qui, di fronte all'acqua azzurra e tu oltre. I ponti, i ponti crollano, barchette vanno e non tornano, e mi duole che si siano bagnate tutte le parole.
Id: 25721 Data: 17/05/2014 17:04:08
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Piccola voce
Se n'è andata, la piccola voce che tintinnava tra i cristalli della stanza buona rimbalzando di specchio in specchio se n'è andata, la voce lucente, e nella stanza vuota un'eco appena è rimasta, un esile raggio di sbieco in cui la polvere danza. (piccola voce, non mi abbandonare: in questo luogo solo tu sei viva e tintinni e rimbalzi, e riempi di echi le vuote stanze dentro cui mi aggiro)
Id: 25155 Data: 04/04/2014 16:35:00
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Notte
Notte azzurra trafittura di stelle elemento siderale dal corpo passa all'aria non c'è distanza interpazio né horror vacui un solo blocco con al centro il cuore lo stesso battito le fa palpitare sulla superficie notturna umana
Id: 25143 Data: 03/04/2014 16:55:33
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Trascorrerà così
Tutto trascorrerà così, senza sapere di avere imparato davvero qualcosa che valga. Indifferente ci fornisce il tempo brevi istanti di gioia, lampi a cui affidiamo la speranza che non sia tutto che ancora qualcosa ci aspetti che sazi il desiderio insaziabile. Il mio calendario irrimediabilmente in ritardo. Sperperare il tempo o tenerlo da conto questo non so, perché scegliere un modo od un altro, se pur tutto ci sarà infine sottratto, l'aprile, l'amore, il sognare sospesi al filo dell'alba, il sentimento nostro fiero di essere infiniti ed umani.
Id: 25130 Data: 02/04/2014 19:15:51
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Amore per la vita
Non so se della vita mi innamori la sua brevità che lampeggia nella piega nascosta delle cose: non so se è il lampo che scompone il quieto fluire dei giorni a penetrarmi nel cuore, o se il chiaro, ordinato pensiero, la limpida pozza al centro del tumulto.
Id: 25100 Data: 31/03/2014 23:42:34
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Quindici haiku
Un picchio scrive sul tronco dell'ontano il suo racconto Stuoli di cavalieri nei campi della storia abbandonati Nuvole grevi si impigliano nell'olmo. Un merlo piange Un gatto ronfa la pioggia riga i vetri caldo il cuore Come un vessillo porto alto il mio amore alla battaglia Giorni di mare tempesta furibonda geme lo scafo Rabbrividisce la foglia prematura sola al ramo Sempre ti porto come un pendaglio d'oro appeso al collo Di mille amici rumoreggiava un tempo la mia casa Alba d'autunno racconti della pioggia haiku di allodole Cumuli ostili coprono la montagna la pioggia è fiume Fiori di campo in un vaso di coccio antiche estati Primo novembre Luna sotto la terra accanto il fiume Alla finestra la guardo avvicinarsi dolce e scura Verrà l'estate con le vesti sue gialle noi diversi
Id: 25015 Data: 26/03/2014 09:49:34
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Il dolore
Fatuo dolore ci umilia per questa nostra vita già da lungo consunta, non un vero dolore che infranga i mille specchi dove langue l'immagine smarrita. Vivremo immani giorni senza sentirne il peso. Innumerevoli stelle cadranno, perché possano solerti innamorati esprimere gli eterni desideri. Scorrerà a lungo il fiume, e pesciolini argentei guizzeranno alle lenze di assidui pescatori. E' negato all'orecchio lo stridere ferroso dell'universo ingranaggio.
Id: 24995 Data: 24/03/2014 16:37:29
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Parole
Un tempo con te non mi urgeva cercare e cercare parole per ricucire le maglie da cui si disperde l'amore. Un tempo avevamo altre parole. Ce n'erano alcune calde come fuochi, e passavamo ore a lasciarci scaldare: altre ve n'erano, di buone come il pane che al nostro amore toglievano la fame. Ora non c'è più molto da dire. Alla palude delle parole siamo arrivati. Macerano in silenzio, velenose e sottili, e nel loro miasma lentamente moriamo.
Id: 24973 Data: 22/03/2014 22:05:58
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La sera
Quando avremo la sera tutta dentro la coppa, la leveremo a brindare alla nostra vita nuda, ai balenanti fantasmi che ci hanno posseduto, a tutte le porte aperte sul cielo senza più sera: poi berremo d'un fiato e spezzeremo il bicchiere.
Id: 24972 Data: 22/03/2014 19:03:50
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Primavera#Poesiapoeti
In questi giorni di marzo, che la vita sembra improvvisamente farsi nuova, misteriosa agli sguardi e alle parole - come non avere mai prima bevuto a occhi chiusi il calore del mattino, come non avere mai prima toccato lungo le oscure vie dei rami il rapido avanzare di una gemma, mai prima di adesso eppure quante volte, prima... - In questi giorni febbrili si fa incerto il confine fra vita e desiderio, si aprono nuove crepe nei muri, vecchie piaghe. E come la luce dilata l'orizzonte, lo mostra vasto e chiaro, a nessun vento opponiamo resistenza, ogni nave ci mostra nuovi porti.
Id: 24932 Data: 21/03/2014 12:07:05
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