I
Arde il fuoco suicida,
il vento dell'est strappa
scintille al tuo corpo
nell'alba attonita
sospesa sulla piazza
di San Venceslao
Brucia il vólto quasi fanciullo
il cuore che altre fiamme
scaldavano ancora ier l’altro,
e il mondo si divide in fazioni
ignare del pianto di chi ebbe cara
la tua giovinezza
Fu l’atto di un folle
dicon taluni,
per altri il nobile olocausto
ad una causa eterna
II
Che sollevi il tuo gesto
un brivido d’orrore
e poi si spenga il mito
nell’incalzare rapido dei secoli,
o che fermenti esso risvegli
più profondi e tenaci,
chi ridarà la vita
al tuo sorriso spento,
chi pagherà per le gioie
i dolori le speranze
gli amori cui ti sottrasse
l’immatura fine?
In tua memoria, Jan Palach,
piango il dolore dei vinti
che l’amara slealtà degli eventi
spinge a fughe senza più ritorni
III
All'esule tuo spirto s’apra
un sicuro asilo
in un paradiso ove non giunga
dell’umano incenso
né di calunnia l’eco…
e dove l'Angelo delle Utopie
tesse paziente
e riannoda fili recisi
(scritta nel 1968, il giorno stesso del sacrificio di Jan Palach - Ricostruita sulle tracce della memoria nel 2007. Pubblicata nell'enciclopedia "La Poesia, L'Uomo, La Città" della Book Editore - coll. Minerva - nel Novembre 2009)
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