Perché collimi il suo tutto col resto perduto
di sé e più quietamente
redima la trasparente figura
dal vuoto del buio e delle distanze
tenta di levigare il pensiero di calde
carezze nutrite d'ancora, sollievo
il piccolo bacio,
verde menta di mare, rimasto da solo
a tremare l'ardore
attorno alle labbra e alla gola.
Non bastano a collocarla il tacco nero
a stiletto, il tubino attillato in cocco
oro smaltato,
funebre e sfavillante, tra fame di senso
e follia, il seno alto rifatto,
vanitas vanitatum di ciò che, debordando
da sé, si sottrae e svapora.
Si sono consunte le vene come crete
d'inverno tormentate di neve,
vuota l'anima chiara, rimasta racchiusa
nel rovescio del volto
perduta, perduta a noi tutti questa figlia
ferita dal tempo presente
perduti, perduti noi tutti a noi stessi?
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