Pubblicato il 07/05/2017 00:28:36
Era il 4 dicembre 2016 quando Renzi, dopo la vittoria dei NO al Referendum costituzionale da lui proposto, si dimise da Premier e decise di porre termine alla sua prima esperienza di Governo.
All’epoca fummo dispiaciuti per l’esito del Referendum, ma del resto fummo anche tra i primi a scrivere che personalizzare la scelta referendaria e renderla una scelta politica Renzi SI o Renzi No non avrebbe giovato all’esito della consultazione e così avvenne.
Quello fu un grave errore che il giovane Renzi, alle prese con la sua prima esperienza di Premier, commise e di cui si assunse la responsabilità.
Trascorsi cinque mesi Renzi è stato riconfermato, da consultazioni che hanno coinvolto circa due milioni di italiani, leader indiscusso e senza rivali credibili del primo partito del Centro Sinistra, mentre la situazione politica, economica e sociale del Paese è rimasta invariata. Anzi, se consideriamo che in questi cinque mesi gli altri Paesi europei hanno avuto una crescita economica e un calo della disoccupazione, possiamo affermare che l’Italia abbia fatto un ulteriore passo indietro nella classifica generale.
Certamente non penso che in cinque mesi, se l’esito del Referendum fosse stato favorevole ai SI, la situazione in Italia si sarebbe potuta capovolgere. È un fatto però che, di tutti coloro che in campagna referendaria sostennero e votarono per il NO, dichiarando che dal giorno successivo al Referendum si sarebbe ripreso a studiare una nuova riforma costituzionale, non è rimasta l’ombra.
Anche perché la luce sull’argomento riforme è stata spenta, e chi dirige il grande circus dell’informazione ha deciso di spostare i riflettori su altri argomenti più di moda in questo momento: immigrazione clandestina, fine vita, violenza sulle donne, Brexit, guerra in Siria e sullo sfondo un Paese di nome Corea del Nord…
Per il resto della cronaca, peanuts, noccioline.
La conclusione: l’Italia rimane bloccata, cristallizzata in un sistema di norme e regole che sulla carta tutti vogliono cambiare perché obsolete e non adeguate ai tempi moderni, mentre invece nella realtà dei fatti sembra che queste norme vadano bene a molti partiti politici e a molti italiani…
E quindi non ci resta che continuare a ringraziare quel 60% di concittadini che, andando a votare NO, hanno permesso ai falsi profeti seduti fuori e dentro il Parlamento, di ottenere l’ennesima vittoria di Pirro e di lasciare l’Italia ancora una volta immobile, ferma a terra nel cammino delle riforme che a questo punto nessuno sa quando potranno riprendere il via. Del resto Alitalia docet.
A questo punto, forse, la cosa migliore sarebbe mettersi d’accordo almeno sulle regole del gioco e andare a votare quanto prima.
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