Pubblicato il 05/12/2016 20:56:53
Inutile nasconderlo, la delusione per come hanno votato gli italiani ieri è fortissima.
Alla fine pensavo, nonostante i sondaggisti, che invece questa volta possono tirare un sospiro di sollievo, che il buon senso (dal mio punto di vista) prevalesse, e invece…hanno vinto i NO.
Benissimo, in democrazia si accettano le sconfitte, ci mancherebbe altro… però mi spiace che gli italiani non abbiano capito cosa c’era in gioco, quale era la posta in palio che si può riassumere in questo: non fermarsi al proprio interesse particolare, di bottega, e fare un piccolo passo in avanti, avendo in mente unicamente il bene del Paese.
Questo era il cambiamento che aveva proposto Renzi agli italiani, migliorabile, perfettibile, senza dubbio. Ma nulla vietava di modificare le cose più avanti, se si fosse visto che quello che si era pensato non funzionava. Mi riferisco in questo caso alla forse più controversa riforma, quella del Senato. Era comunque un tentativo di modificare lo status quo, da tantissimi in passato criticato e messo in discussione, a partire da D’Alema e Berlusconi, per esempio.
Ma tant’è. Ha vinto il desiderio di votare contro qualsiasi cosa venisse proposta, un voto No “a prescindere”, un voto contro Renzi.
Le analisi sociologiche e politiche del perché il Premier abbia perso ci accompagneranno per i prossimi giorni, e francamente già ora non mi entusiasmano più di tanto.
Così a caldo mi sembra però doveroso chiudere il discorso Referendum con alcune brevi considerazioni.
1. Hanno detto in molti che Renzi aveva voluto formare il partito della Nazione, però, a vedere gli schieramenti in campo, mi è sembrato piuttosto che Berlusconi, Grillo, Salvini, Meloni, Bersani e D’Alema abbiano costituito un’unione elettorale di comodo, in funzione anti Renzi, che alla fine ha vinto… più partito della Nazione di questo…
2. Alla fine, per quello che ho potuto constatare negli ambienti della società civile che frequento, la maggior parte della gente votava No perché voleva mandare a casa Renzi, piuttosto che perché ritenesse così nefasta la riforma della Costituzione.
3. Mi domando, raggiunto l’obiettivo di far cadere il Governo, che cosa si aspettino adesso gli italiani che hanno votato NO. Credono forse che da nuove elezioni che ci saranno a breve possa uscire una maggioranza forte e stabile, capace di proporre delle riforme migliori di quelle appena bocciate e di farle approvare all’unisono da un Parlamento coeso?
4. La verità, che era del tutto prevedibile in caso di vittoria dei NO, è quella che ci sarà una modifica della legge elettorale in senso proporzionale, così da “accontentare” tutti i partiti; che ci saranno nuove elezioni che ancora una volta fotograferanno una Nazione tripolare (centro destra, centro sinistra e populisti) e che a fatica, forse, si riuscirà a formare un Governo instabile che non avrà la forza in Parlamento di proporre riforme sostanziali e decisive per il Paese.
5. Risultato: abbiamo perso ulteriormente tempo nel tentativo, sfumato ancora una volta, di cambiare volto al nostro Bel Paese e, fattore non trascurabile, in Europa abbiamo dato l’idea di non essere in grado di attuare riforme incisive della nostra macchina burocratica, concausa della mancata crescita sia economica che sociale.
6. Ultimo punto, ma fondamentale: questa infinita campagna referendaria, iniziata di fatto in primavera, ha lacerato come non mai il Paese e ha posto in luce, a mio modo di vedere, quanto ci sia da lavorare per ricostruire negli italiani un minimo di coscienza civica che abbia a cuore la ricerca del bene comune e il superamento del proprio interesse particolare o di partito.
A questo punto, e concludo, direi che bisogna ricominciare non dal 40% dei Sì, ma da Uno dal quale scaturisca il senso e il significato dell’agire dell’uomo in politica e nella vita di tutti i giorni.
Altrimenti a prevalere, come è accaduto ieri, saranno sempre e solo gli egoismi dei Capi popolo e poco più.
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