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Cristianesimo e Islam: per una pacifica convivenza in Europa

Argomento: Religione

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 19/09/2015 15:58:46

Il contraccolpo emotivo che quotidianamente subiamo di fronte alle immagini dei profughi che cercano la salvezza all'interno della nostra cara e vecchia Europa (che in questo periodo storico si presenta al mondo con il vestito dell'Unione europea a 28) ci lascia attoniti e senza parole. Di pensieri invece ce ne vengono molti e ci interroghiamo su come e perché sia potuto accadere tutto questo e soprattutto cosa potrebbe capitare domani.

Una riflessione che ci interpella di frequente riguarda la fede religiosa delle persone che in questi giorni stanno varcando i confini del nostro continente. E' ragionevole pensare che la religione della maggioranza dei profughi sia l'Islam. Quello che il mondo musulmano non è riuscito a compiere con gli eserciti nel XVI secolo (ricordiamo tutti la famosa battaglia di Lepanto che pose fine all'espansione del regno ottomano in Europa), potrebbe riuscire a portare a termine in altro modo ai giorni nostri. Intendiamoci, non stiamo dicendo che esiste una "strategia" da parte dell'Islam di invadere l'Europa con milioni di profughi e successivamente, una volta insediatisi e stabilizzatisi, cercare di islamizzare il continente. Tuttavia, vista la situazione attuale e alcuni scenari tendenziali di cui più avanti parleremo, nel medio periodo qualche problema di "convivenza" tra i due mondi, il nostro e il loro, si potrebbe presentare.

Iniziamo con il dire che la situazione attuale è il frutto di scelte sbagliate anche da parte dei Paesi europei. L'origine dei conflitti che oggi stanno provocando una marea umana di esuli e rifugiati, che vagano senza una meta per il Mediterraneo e per mezza Europa, dipende in larga parte dalle centenarie politiche egemoniche dell'Occidente in Asia e Africa. Su questo tema si potrebbe discutere per giorni, ma non ci interessa in questo momento. Evidenziamo solo che l'ultimo atto di questa pretesa egemonica dell'Occidente, cui è stato dato il nome, tragicamente ironico per l’esito che sta avendo, di "primavere arabe", che pretendeva di esportare la "democrazia" in popoli e nazioni che erano governate da barbari tiranni e despoti dittatori, ha generato morti e distruzioni mille volte superiori e aperto la strada all'Islam più radicale e guerrafondaio (vedasi l'autoproclamatosi Stato islamico sorto sul vuoto di potere in atto).

La situazione attuale però, al di là della sua genesi, va affrontata e gestita. E' ipotizzabile pensare che la risoluzione dei conflitti in atto e una normalizzazione della vita politica e civile dei Paesi dai quali oggi si fugge, richieda anni, decine di anni. Nel frattempo quindi le persone che adesso stanno arrivando per vivere in Europa si saranno stabilizzate e più o meno integrate nelle nostre città e nei nostri Paesi. L'esigenza di integrazione, che dovrebbe, per logica e interessi, essere avvertita maggiormente dai “vecchi” residenti cioè dagli attuali cittadini europei, presuppone che si realizzino luoghi aggregativi dove i nuovi arrivati, che si sommano ai musulmani già residenti in Europa, possano essere accolti e iniziare una nuova vita rispettando quelli che sono i principi costitutivi della nostra cultura e della nostra concezione del vivere insieme in pace. Noi dobbiamo insegnare ai nuovi arrivati che l’Europa è un luogo che accoglie le vittime delle guerre e delle persecuzioni, che c’è posto per tutti, a condizione che desiderino vivere in pace lavorando onestamente e rispettando le idee e le credenze di tutti.

Non è più possibile ignorare questo problema e non gestirlo. Nelle grandi città metropolitane europee si sono costruite moschee, di dimensioni più o meno grandi, per permettere ai nuovi arrivati di esercitare il proprio culto. E’ la libertà religiosa infatti, la prima che deve essere garantita alle persone in quanto quella più costitutiva dell’essere umano e quella da cui può partire il dialogo tra uomini con fedi diverse, ma uniti dalla medesima tensione del senso religioso. Occorre che anche in Italia, rimasta indietro sino ad ora nell’affrontare il problema, si incominci a riflettere e ad agire. L’esempio di Milano in questo caso è significativo. Il comune ha deciso di permettere agli esponenti di altre religioni la costruzione di luoghi di culto e le associazioni islamiche si sono pre-aggiudicate due delle tre aree rese disponibili dall'amministrazione. Ma attenzione: a questo punto incontriamo un problema. Con quale Islam abbiamo a che fare? La religione islamica infatti non ha una personalità che, come il Papa per la Chiesa Cattolica, rappresenta univocamente tutti i fedeli di Maometto. Storicamente si sono sviluppati diversi Islam che hanno dato vita a diverse letture dei testi sacri e quindi a diversi modi di vivere e professare la religione islamica.

Non è un fattore di secondaria importanza, perché in base alle comunità musulmane cui si apriranno le porte del dialogo, si darà voce all'islam moderato o a quello più estremista e radicale. Non è certo il caso di rischiare di sostenere e dare voce al secondo islam, semmai occorre allacciare rapporti sempre più stretti con il primo per fare in modo che la nostra società continui ad essere il luogo di sviluppo, di pace e di crescita culturale e religiosa per ogni cittadino. Infatti la risposta che daremo al tema della questione religiosa per i milioni di musulmani che vivranno sui nostri territori nei prossimi anni contribuirà a mantenere in Europa un clima di pace e di stabilità politica e civile che a sua volta permetterà un progresso economico e sociale per tutti. Ma solo se a svilupparsi sarà l'islam moderato e responsabile e si metterà ai margini quello più violento e radicale. In caso contrario il rischio per le medesime nazioni europee che oggi stanno accogliendo i profughi sarà quello di aver coltivato in seno dei potenziali nemici che, una volta integratisi all'interno dei singoli Paesi, utilizzando le regole democratiche della nazione ospitante, acquisiti i diritti politici, civili e religiosi, tentino l'islamizzazione forzata del Paese.

Il pericolo esiste anche perché, in Europa, la secolarizzazione ha provocato l'abbandono dalla pratica religiosa di milioni di persone che non percepiscono più il cristianesimo come punto di riferimento per la loro vita. Il nichilismo esistenziale permea milioni di europei e una modalità religiosa come quella espressa dall'Islam radicale, potrebbe sicuramente fare breccia nel vuoto esistenziale dei nostri giorni e risultare attrattiva soprattutto sui giovani europei.

Da come riusciremo a gestire oggi queste sfide epocali, dipenderà il futuro del nostro continente e dei nostri figli.

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