Pubblicato il 10/08/2015 22:43:51
Viviamo in un periodo storico di grandi cambiamenti e il futuro ci spaventa. Questo è il luogo comune che, come un mantra, sentiamo ripetere e a nostra volta noi stessi ripetiamo, quasi a volerci nascondere dietro di esso per evitare di affrontare l’ignoto. Poiché affrontare la novità, ci porta ansia, preoccupazione, meglio l'ormai conosciuto e metabolizzato tran tran della nostra solita vita, il tanto amato quieto vivere.
Ma è proprio così? E' così vero che quello attuale è un periodo straordinario, fatto di grandi cambiamenti?
Ogni epoca, ogni periodo storico ha avuto accelerazioni e poi anni più "tranquilli", dove i nuovi equilibri si consolidavano per poi dare origine a nuove metamorfosi. E i famigerati cambiamenti altro non sono che gli inevitabili progressi che l'homo sapiens ha compiuto da quando è apparso sulla terra.
Ascoltavo, forzatamente perché ad un passo dalle mie orecchie in metropolitana, due signore non più giovani che ricordavano la propria vita lavorativa e la fatica del viaggio quotidiano in treno, con i frequenti ritardi che non permettevano il ritorno a casa la sera ad un'ora certa. E una delle due signore chiudeva: "E non esistevano neanche i cellulari, ma nessuno a casa si preoccupava. Si sapeva che il treno faceva ritardo. Adesso se mia figlia tarda cinque minuti dal lavoro e non mi avvisa, io sono in pensiero".
Rispetto a trenta, venti anni fa, oggi si sono fatti enormi passi avanti in moltissimi ambiti della vita umana. Abbiamo raggiunto traguardi impensabili anche solo pochi anni addietro, ma questi nuovi traguardi stanno rompendo i vecchi equilibri consolidati del "mondo" precedente e agiscono per creare i nuovi equilibri. Inoltre, anche la crisi economica in atto dal 2007 ha contribuito a modificare le abitudini consolidate del periodo storico precedente. Perché le scelte e gli stili di vita individuali hanno sempre delle conseguenze, interagiscono con l’insieme sociale superiore, sia esso la famiglia, o una comunità di persone prossima, un partito politico per esempio, per poi arrivare all’organismo amministrativo vero e proprio, Comune o Regione, per giungere infine a trasformare le comunità remote, lo Stato e le Unioni di Stati.
Ora, l’essere umano, inserito in questo continuo flusso di cambiamenti che è la vita, cosa può fare per sopravvivere e non essere sopraffatto, non essere annientato da quello che oggi sembra una montagna alta quanto l'Everest, ma che domani potrebbe risultare una semplice collinetta?
L'unico modo è vivere il presente. Non lasciarsi prendere dall'ansia del futuro che non riusciamo ancora a governare, ma che sappiamo dipenderà certamente dalle scelte che compiamo oggi. E non vivere rivolti al passato perché è un luogo vissuto che non possiamo più modificare e i cui frutti stanno già condizionando il nostro presente.
Se ci riappropriamo del tempo presente, allora possiamo camminare senza timori e con la serenità di chi dovrebbe conosce bene il proprio compito quotidiano. E la sera, il buio, la notte, non ci faranno più paura. Perché domani è un nuovo giorno.
In fondo, se ci pensate bene, nessuno ci ha mai chiesto di più.
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