Pubblicato il 08/07/2015 22:52:28
La vittoria dei no al referendum greco non era per nulla scontata. Almeno per la stampa occidentale che sostiene la Germania e i gruppi di potere che in questo momento dettano legge in Europa.
In molti speravano che con la mossa del referendum, Tsipras si fosse infilato da solo in un vicolo cieco e che alla fine a chiudere l'accordo con la triade (BCE, Fondo Monetario e UE) sarebbe stato un altro primo ministro.
E invece Tsipras che per alcuni è solo un giocatore di poker piuttosto che un leader politico, ha rischiato ed ha avuto ragione ad affidarsi al popolo greco che, a maggioranza, ha confermato la scelta delle elezioni politiche di gennaio.
Quindi Tsipras ha vinto? E’ presto per dirlo.
A nostro avviso, perché il no al referendum si traduca in una vittoria comune, sia del popolo greco che dell’Unione europea, occorre approfittare della situazione che si è creata per cambiare marcia e rivedere radicalmente le politiche adottate sino ad ora.
Ormai è chiaro che il popolo greco dopo anni di austerity non è riuscito a rimettersi in carreggiata. E dopo di lui altri popoli incominciano a chiedersi se vale la pena rimanere in un'Europa come quella attuale. Nei prossimi mesi ci saranno elezioni politiche in diverse nazioni europee e il pericolo che il “no” greco si diffonda è reale.
Eppure, le reazioni dei leader europei, soprattutto dei più rigoristi ed intransigenti, al no della Grecia, non sembrano indirizzate ad un cambiamento di linea politica.
Il punto fermo dell’intransigenza e del rigorismo finanziario è rappresentato dalla Germania e dai suoi Paesi satelliti nord europei. Il nodo è arrivato al pettine. O la maggioranza dei Paesi europei convince Berlino e i suoi alleati in Consiglio a cambiare approccio al problema greco, oppure una mediazione diventa impossibile.
La verità è che si è costruita un’unione monetaria e finanziaria che ruota intorno all’area forte dell’ex Marco tedesco che ha semplicemente cambiato nome in Euro. E’ chiaro che i tedeschi difenderanno sino allo stremo la loro politica del rigore che li ha portati ad avere un’economia forte come non l’avevano mai avuta negli ultimi cento anni, ma ciò è avvenuto anche grazie ai sacrifici che hanno dovuto sopportare gli altri Paesi europei che si sono trovati in tasca una valuta sovra stimata rispetto alle proprie economie. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Ora questa è forse l'ultima occasione per cambiare impostazione e metodo per affrontare la crisi in atto. Se si fallisse, la parola passerebbe ai populismi che pure già stanno raccogliendo proseliti in ogni nazione d’Europa e le conseguenze politiche potrebbero essere molto gravi, da non ritorno.
Però, a pensarci bene, un’ultima opzione ci sarebbe: e se al posto della Grecia, ad uscire dall’Unione monetaria fosse la Germania?
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Lorenzo Roberto Quaglia, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|