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Argomento: Politica

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 20/02/2015 23:37:20

Ormai lo sappiamo, viviamo una vita talmente intensa e totalizzante che a volte, quando ci fermiamo un secondo a riflettere, ci accorgiamo che è già passato un anno mentre ci sembrava ieri che fossero accaduti i fatti trattenuti dalla memoria.

Per esempio, il 22 febbraio prossimo sarà il primo compleanno del Governo di Matteo Renzi, nominato Primo Ministro dopo le dimissioni pronunciate qualche giorno prima dal compagno di partito Enrico Letta sfiduciato dalla Direzione del PD di cui Renzi stesso era divenuto segretario il 15 dicembre 2013.

Sembra ieri e invece è già trascorso un anno. E le promesse di dodici mesi fa del nostro giovane Premier sono state mantenute? Come è cambiata l’Italia durante questo arco temporale?

Forse qualcuno si ricorderà del piano di riforme mensili di Renzi presentato a suon di diapositive nelle sue prime conferenze stampa preavvisate da tweet… per marzo la riforma del mercato del lavoro, per aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco e così via. Ve lo ricordate?

Poi, all’improvviso è apparso il bonus di 80 euro per chi ha già un lavoro ed uno stipendio e con questo il nostro Premier si è aggiudicato un posto al sole facendo vincere le elezioni politiche europee al suo partito.

Da lì è stato un crescendo di attività e di iniziative politiche e legislative che hanno portato ad ottenere… il nulla. Nessun cambiamento definitivo e sostanziale è maturato in Italia in questi dodici mesi.

In proposito, se avete voglia di leggerlo, è uscito in questi giorni un interessante mini dossier pubblicato dall’associazione Openpolis dal titolo “Il Governo al tempo della crisi” dove vengono analizzati i dodici mesi del governo Renzi. (http://openpolis.it)

Cosa emerge? Proviamo a riassumere.

* Per quanto riguarda gli equilibri istituzionali, la transizione verso la “Terza Repubblica” è avviata su un percorso ancora non ben definito ma con alcune certezze. La principale è armonizzare da un punto di vista normativo ciò che è già prassi: il conferimento al Governo di maggiori poteri.
* Rapporto Governo-Parlamento: la prova della centralità del Governo nel sistema politico italiano è la sua enorme capacità di determinare il processo di formazione delle leggi. Trattandosi di uno spostamento di potere, ovviamente, vi è chi ha subito la diminuzione delle proprie capacità, ed è il Parlamento.
* Processo Legislativo: lo si evince da diverse analisi: Iniziativa (80% delle leggi di iniziativa del Governo – 20% di iniziativa del Parlamento), percentuale di successo (il 30% delle proposte del Governo diventa legge mentre neanche l’1% del Parlamento), tempi (mediamente una proposta del Governo diviene legge in 112 giorni mentre una del Parlamento in 337).
* Voto di fiducia: è stato sempre maggiore il ricorso. Non solo sui provvedimenti particolarmente dibattuti ma anche come metodo consolidato per compattare la maggioranza e restringere il dibattito d’Aula. Il rapporto fra leggi approvate e fiducie richieste ha raggiunto nuove vette con gli esecutivi Monti e Renzi, entrambi intorno al 45%.
* Interrogazioni. Compito del Parlamento è anche quello di vigilare sull’attività del Governo, operazione che svolge perlopiù attraverso la presentazione di interrogazioni e interpellanze. Le risposte che riceve però sono bassissime, in totale viene data attenzione solo al 35% dei quesiti, con la percentuale che tocca il punto più basso con il Governo Renzi, sotto il 25%.

A questo punto riteniamo che un’idea ce la possiamo essere fatta sull’attività del governo Renzi.
Ora, cosa augurarci per l’anno in corso? Personalmente crediamo che, per come si sono palesate le intenzioni dell’esecutivo nei precedenti dodici mesi, l’ideale sarebbe portare a compimento almeno la riforma della legge elettorale e poi andare a votare per legittimare con il voto degli italiani o un secondo esecutivo Renzi, che a questo punto avrebbe l’autorità e la legittimità del nuovo Parlamento di governare per l’intera legislatura, o una nuova maggioranza che dovrebbe uscire dal voto con la possibilità anch’essa di offrire un Governo duraturo al Paese.

L’alternativa? Continuare a vivacchiare. Ma ce lo possiamo permettere con quello che accade intorno a noi?

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